Pastorale eroica in un prologo e cinque atti di André Cardinal Destouches su libretto di Antoine Houdar de la Motte. Dans le Prologue: Eugénie Lefebvre (La première Hespéride). Etienne Bazola (Hercule). Matthieu Lécroart (Jupiter). Dans la Pastorale: Judith van Wanroij (Issé). Chantal Santon-Jeffery (Doris). Mathias Vidal (Apollon sous les traits du berger Philémon). Matthieu Lécroart (Pan). Thomas Dolié (Hylas). Eugénie Lefebvre (une Nymphe / une Dryade). Etienne Bazola (le Grand Prêtre). Stéphen Collardelle (un Berger/Le Sommeil/l’Oracle). Ensemble Les Surprises. Les Chantres du centre de musique baroque de Versailles. Louis-Noël Bestion de Camboulas (direzione e clavicembalo). Olivier Schneebeli (maestro del coro). Registrazione: l’Opéra de Versailles, 13-15 ottobre 2018. T. Time: 57’08” (CD 1), 63′ 28″ (CD 2). 2 CD Abronay AMY053
Autentico emblema del genere della pastorale eroica, Issé è l’opera con la quale André Cardinal Destouches, appena venticinquenne, debuttò nel mondo teatrale e musicale francese nel 1697 sfruttando una clamorosa occasione che la fortuna gli aveva offerto: comporre un’opera per le nozze di Luigi, duca di Borgogna e nipote di Luigi XIV, e di Maria-Adelaide di Savoia. Le ragioni per cui fu deciso di affidare a un debuttante la composizione di una nuova opera per un’occasione così importante, sono del tutto ignote, ma è certo che Issé, rappresentata per la prima volta il 7 dicembre 1697 nel Trianon di Versailles, ebbe un immediato e duraturo successo sia alla corte, dove fu rappresentata fino al 1773 sia nei teatri della capitale francese annoverando tra le sue interpreti anche Madame de Pompadour.
Ex-soldato che aveva partecipato all’assedio di Namur nel 1792, Destouches, avendo scoperto il suo talento musicale nei momenti che gli restavamo liberi dalle azioni militari, decise di abbandonare l’esercito e scelse di dedicarsi alla musica diventando allievo di André Campra. Scelta questa, quanto mai felice, dal momento che Destouches ottenne subito i favori di Luigi XIV il quale, oltre a fargli dei complimenti alquanto lusinghieri con il dirgli che dopo Lully nessun’altra musica gli aveva procurato un tale piacere quanto la sua, gli conferì l’incarico di Sovrintente della musica da camera del Re e nel 1713 quello di Ispettore generale dell’Académie royale de musique. Se Destouches era un debuttante, non molto più esperto era Antoine Houdar de La Motte, che, pur essendo alla sua seconda prova come librettista, scrisse un testo di rara bellezza nel quale tutte le caratteristiche del genere pastorale, come il contrasto tra amore fedele e volubile, l’indifferenza, il pericolo di provare un amore sincero, il travestimento e l’agnizione trovano una perfetta sintesi.
Protagonista del libretto, ispirato al sesto libro delle Metamorfosi di Ovidio, è Issè, una ninfa che diventa l’oggetto dell’amore di Apollo. Il dio, per comprendere se è effettivamente corrisposto dalla giovane ninfa, si traveste da umile pastore e, solo alla fine, quando apprende da Issé che per amore suo avrebbe rifiutato quello del dio del sole, rivela la sua vera identità in un tripudio di gioia. Parallela alla storia degli amori di Issé e Apollo è quella tra Pan e Doris che appaiono, al confronto con la coppia “nobile”, dotati di una forma di ingenuità che rende il loro amore più frivolo e non tormentato come quello dei due protagonisti.
Concepita originariamente in tre atti, l’opera, che è stata rielaborata in un prologo e cinque atti nel 1708 e nel 1724 per la pubblicazione per i tipi dell’editore Jean-Baptiste-Christophe Ballard, è una vera e propria gemma del Barocco. Estremamente raffinati sono, infatti, i recitativi, costruiti con cura, le arie, le cui melodie rappresentano bene gli affetti, e anche i brani strumentali, specialmente le elegantissime danze.
Della versione del 1724 è stata realizzata un’incisione pubblicata dall’etichetta Ambronay Editions di altissimo livello. Ottima innanzitutto la concertazione di Louis-Noël Bestion de Camboulas che alla guida dell’Ensemble Les Surprises, essendo uno specialista di questo repertorio, riesce a far risaltare le finezze timbriche della partitura di Destouches. Di ottimo livello anche la compagnia di canto formata da artisti che, grazie a una solida tecnica, ad una particolare cura del fraseggio e un adeguato senso dello stile, riescono a far gustare in tutta la sua bellezza questa gemma del Barocco. Tra di loro si distinguono Judith van Wanroij, un’Issé particolarmente convincente anche dal punto di vista interpretativo, dal momento che rende bene i tormenti dell’animo della ninfa. Al suo fianco Mathias Vidal è del pari convincente nella parte di Apollon del quale riesce a rendere bene più il lato umano che quello divino. Bravo nell’interpretare sia il ruolo di Jupiter che quello di Pan è Matthieu Lécroart, voce baritonale dal bel timbro, mentre Chantal Santon–Jeffery appare come una brillante Doris. Perfettamente in ruolo tutti gli altri artisti: Eugénie Lefebvre (La première Hespéride/ une Nymphe / une Dryade), Etienne Bazola (Hercule/ le Grand Prêtre), Stéphen Collardelle (un Berger/le Sommeil/l’Oracle). Ottimo infine il coro costituito dagli Les Chantres du centre de musique baroque de Versailles, ben preparati e diretti da Olivier Schneebeli.
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