William Byrd (c.1543-1623): Pieter Jan Belder – “My Ladye Nevells Booke”

William Byrd (c.1543-1623): “My Ladye Nevells Booke”. Pieter Jan Belder (clavicembalo). Registrazione: 26 maggio 2012 (tr. 8, 10-13), Novembre 2017 (tr.22-24), Marzo 2018 (tr. 31, 32 & 38) e 29-30 Settembre 2021, in Olanda. T. Time: 69′ 22″ (CD1), 68′ 27″ (CD2), 63′ 51″ (CD3). 3CD Brilliant Classics 96887
Il manoscritto “My Ladye Nevells Booke”, contenente musiche di William Byrd, sicuramente uno dei più famosi compositori inglesi del periodo rinascimentale insieme al più anziano Thomas Tallis, costituisce con il Fitzwilliam Virginal Book una delle principali fonti della musica inglese dell’epoca per strumenti a tastiera in area inglese. Copiato da John Baldwin, un corista della Cappella di Windsor, che, oltre a essere uno dei maggiori calligrafi dell’epoca, fu un grande ammiratore di William Byrd, questo manoscritto, risalente al 1591, consta di ben 192 fogli in formato oblungo, ciascuno dei quali composto da un pentagramma a 4 o a 6 linee, nei quali è possibile leggere ben 42 brani del compositore inglese. Passato alla storia come il “padre della musica”, secondo quanto fu scritto, dopo la sua morte, nei registri della Cappella Reale, Byrd visse in un periodo particolarmente turbolento della storia religiosa inglese, seguito allo scisma della chiesa Anglicana che tante divisioni aveva creato e che comunque non toccò il compositore inglese, il quale, nonostante fosse di fede cattolica, fu particolarmente apprezzato dalla regina Elisabetta I, amante della musica. In questa raccolta, della quale non si conosce con precisione la dedicataria, da identificarsi, secondo alcuni studiosi, in Elisabeth Nevill, moglie di Sir Henry Nevill della Casa di Billingbear, il cui stemma è riportato nel frontespizio, è possibile trovare una sintesi dello stile di Byrd che si esprime nelle varie forme dell’epoca, rappresentate dalle danze, come le pavane, per la verità un po’ cupe, e le gagliarde, dalle variazioni, dalle marce, dalle fantasie e da The Battell, scritta secondo alcuni dopo la vittoria della flotta inglese sull’Invincibile armata di Filippo II di Spagna o più verosimilmente ispirata alle Rivolte del Conte di Desmond per la presenza di una marcia irlandese . Non nuovo all’incisione di integrali, Pieter Jan Belder, al quale si deve una pregevole edizione di tutte le sonate di Scarlatti che, insieme a quella di Scott Ross, costituisce certamente un lavoro di riferimento, si accosta a queste composizioni con profondo senso dello stile e ne evidenzia la varietà sfruttando al meglio le possibilità foniche (il registro da quattro piedi per esempio in The flute and the droome della battaglia) e timbriche dei cinque strumenti di cui si è servito, tra i quali, insieme ad eccellenti copie, spicca un virginale originale di Johannes (?) Ruckers risalente al 1604. Si tratta, indefinitiva, di un’edizione di riferimento dell’opera del grande musicista inglese.