Ricordando Franco Mannino nel centenario dalla nascita. Intervista a Massimo Biscardi

Il 2024 è l’anno del centenario  dalla nascita di Franco Mannino (Palermo, 25 aprile 1924 – Roma, 1 febbraio 2005) autentico protagonista del Novecento: pianista, compositore, direttore d’orchestra e scrittore. Personalità talentuosa già nel suo Dna, in seguito l’incontro con i grandi personaggi della cultura diventerà la bussola della sua onestà intellettuale. A 10 anni si esibisce al pianoforte in onore di Pirandello il quale, riconoscendone il talento, lo invita a non dimenticare di essere figlio della Sicilia. Studia a Roma presso il Conservatorio “Santa Cecilia” e conosce molti intellettuali (Guttuso, De Chirico, Savinio, la figlia di Tolstoj, Sartre, Cocteau, Mann, ecc.) e musicisti: De Sabata, Giordano, Zandonai, Toscanini, Horowitz, Stravinskij, Casella, R. Strauss, Dallapiccola, Šostakóvič e l’amico fraterno Franco Ferrara. A 16 anni viene ammesso eccezionalmente a partecipare ad un concorso per direttori d’orchestra organizzato dall’Accademia di Santa Cecilia attirando l’attenzione di Tullio Serafin che nel ’47 lo fa scritturare come direttore di tre opere alla Fenice di Venezia. Svolge un’intensa carriera internazionale come pianista e direttore d’orchestra nei più importanti teatri del mondo, scrive oltre 500 composizioni e ricopre il ruolo di direttore artistico di varie istituzioni musicali. Significativo l’incontro con Luchino Visconti e la sorella Uberta, poi sua compagna di vita. Molto attento verso le nuove generazioni, come esempio si segnala una giovanissima Martha Argerich che si cimenta nel Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Chopin diretta dal maestro a Parigi il 1 febbraio 1970 di cui costituisce testimonianza il video.

Ricordiamo il maestro attraverso la testimonianza di Massimo Biscardi, musicista che ha conosciuto e collaborato con Mannino (poco più che ventenne, è stato suo direttore assistente) un protagonista del mondo della musica (inizia giovanissimo una feconda attività di concertista come pianista e direttore d’orchestra) e delle istituzioni italiane, essendo attualmente Sovrintendente della Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari. Dal 2022 è Accademico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e, nel suo perseguire obiettivi sempre più significativi, formuliamo il nostro Ad maiora per l’insediamento, dal febbraio 2025, come nuovo Presidente-Sovrintendente della stessa Istituzione.
Quando ha incontrato il maestro Franco Mannino e quanto l’esperienza di assistente può aver influito nella sua carriera di direttore d’orchestra?
Credo fosse il 1983, frequentavo assiduamente la casa del leggendario Franco Ferrara. Sotto la guida di questo grande maestro avevo seguito due corsi di perfezionamento di direzione d’orchestra e, in seguito, era nato un rapporto di normale frequentazione. Un giorno mi disse di raggiungerlo a casa sua, abitava a piazza Cavour a Roma, a due passi dalla mia abitazione, perché voleva presentarmi un grande musicista e grande suo amico dai tempi della giovinezza, Franco Mannino. Il maestro Mannino apparve subito una persona particolarmente curiosa nei riguardi di un giovane studente di musica. Da allora iniziò una frequentazione assidua. Non fui mai suo assistente nel senso vero del termine, ma ricordo che ogni domenica mattina mi faceva conoscere la sua ultima composizione che suonava al pianoforte del suo studio in via Fleming. Del maestro Mannino mi ha sempre colpito l’intelligenza acutissima, non solo musicale, e il senso di rispetto verso la musica e i musicisti che sono parte determinante del mio bagaglio culturale.
Potrebbe offrire una testimonianza del maestro come uomo e musicista versatile?
Una sua giornata-tipo prevedeva una parte dedicata alla composizione, una parte allo studio del pianoforte e delle partiture che avrebbe diretto e una parte alle pubbliche relazioni: la testimonianza della sua versatilità sta nei suoi normali ritmi di vita, che erano veramente frenetici.
I suoi studi coincidono con quelli di Mannino. È possibile immaginare alcune sue esperienze professionali grazie allo stesso percorso formativo?
Sono gli studi completi che ogni musicista serio doveva aver necessariamente fatto prima di affacciarsi alla professione. Oggi non è più cosi per gli studenti di musica, purtroppo, e ne subiamo le conseguenze.
Nel 1989 lei dirige Le notti bianche di Mannino. Cosa ricorda di quell’ esperienza?
Una composizione fascinosa che serbava lo spirito di un musicista, in fondo, figlio del romanticismo.
Il 2025 ricorrono vent’anni dalla scomparsa di Mannino. Quali le iniziative più urgenti, da parte delle istituzioni italiane, per valorizzare la sua figura di musicista del Novecento?
Come per tutti i musicisti scomparsi nel giro degli ultimi decenni, sarebbe utile fare innanzitutto uno studio di tutta la sua opera e individuare il meglio da poter tramandare alla conoscenza delle generazioni future come testimonianza della sua arte.
Ringraziamo Massimo Biscardi per la sua testimonianza e per aver condiviso con i nostri lettori un tratto della loro strada, l’amicizia e la collaborazione e soprattutto quei valori di cui, per altri aspetti e percorsi, rimangono ancora significative tracce in me.