Opera in un prologo, tre atti e sette scene libretto proprio, da Erdgeist e Die Büchse der Pandora di Frank Wedekind
Musica di Alban Berg Orchestrazione dell’ Atto III completata da Friedrich Cerha (1979)
L’Oper Frankfurt ha ottenuto per l’ottava volta il titolo di Theater des Jahres attribuito annualmente dalla rivista Opernwelt, considerato come il più significativo tra i riconoscimenti critici attribuiti nel mondo teatrale tedesco dalla stampa specializzata. Un premio sicuramente meritatissimo per un teatro che da anni si segnala come una tra le istituzioni culturali di punta in Germania, per la qualità e l’ originalità dei suoi programmi oltre che per il livello artistico sempre elevato delle esecuzioni costantemente mantenuto in questi ultimi anni dall’ Intendant Bernd Loebe. Il primo spettacolo importante del cartellone 2022/23 era il nuovo allestimento della Lulu di Alban Berg, un avvenimento culturale di primissimo piano, e io ho deciso di mettermi in viaggio per fare una delle mie periodiche visite al teatro della città assiana, un bell’ edificio moderno costruito ai primi degli anni Sessanta, con una sala comoda e acusticamente molto buona situata dietro un foyer chiuso al primo piano da una parete a vetri che costituisce la facciata. L’ultima opera di Alban Berg rimase incompiuta per la morte dell’ autore e per questo motivo la sua diffusione fu sporadica sino agli anni Settanta, quando Fredrich Cerha ottenne l’ accesso agli appunti lasciati dal musicista per completare l’ orchestrazione del terzo atto. Da allora le rappresentazioni si sono fatte più frequenti anche se limitate dall’ estrema difficoltà di un’ opera assai impegnativa da allestire. L’Oper Frankfurt ha affidato la messinscena a Nadja Loschky, quarantunenne regista nativa del Rheinland-Pfalz, attuale direttrice artistica del Teatro di Bielefield e sovrintendente designata a partire dalla prossima stagione. Visivamente si trattava di un allestimento basato su scene essenziali e una recitazione molto curata, in cui l’unica innovazione era costituita da una figurante muta che doppiava la protagonista nei momenti salienti dell’ azione scenica. Nell’ insieme si trattava di una raffigurazione scenica molto gradevole, con una sua logica e un suo stile, molto efficace nel mettere in risalto i caratteri dell’ azione scenica. Di altissimo livello era la parte musicale guidata da Thomas Guggeis, che anche in questa occasione ha confermato le sue doti musicali e interpretative da vero direttore di classe internazionale, uno tra i massimi talenti emergenti nella nuova generazione di bacchette. In questa esecuzione assolutamente memorabile, il giovane Generalmusikdirektor del teatro assiano ha mostrato tutta la sua profonda penetrazione espressiva del mondo sonoro immaginato da Alban Berg. Tinte orchestrali lucide e taglienti, decisa sottolineatura delle lacerazioni armoniche squassanti che punteggiano il tessuto compositivo e una ritmica curata con grande attenzione ai dettagli erano le caratteristiche di una lettura che ha toccato punti di tensione teatrale letteralmente incandescente, anche per merito della prova superlativa di un’ orchestra letteralmente in stato di grazia. Brenda Rae, quarantaduenne soprano nativa del Wisconsin che da anni è una tra le cantanti favorite del pubblico di Frankfurt, conosce il ruolo di Lulu come poche altre artiste della nostra epoca e ne ha fatto una delle sue interpretazioni più famose per la perfetta immedesimazione e il carisma assoluto, da vera artista totale. Nel Koloraturlied la cantante americana ha sottolineato con una splendida, avvincente intensità di fraseggio tutte le sfumature del testo. Il tono disperato, lacerante trovato dalla Rae nella frase “Ich habe nie in der Welt etwas anderes scheinen wollen, als wofür man
mich genommen hat. Und man hat mich nie in der Welt für etwas anderes genommen als was ich bin” era davvero uno di quei dettagli interpretativi che si ricorderanno a lungo. Eccellenti erano anche la raffigurazioni sceniche e vocali di Claudia Mahnke, che ha interpretato la Contessa Geschwitz con una bella intensità di fraseggio e una notevole flessibilità nel seguire una scrittura vocale assai impegnativa, del baritono inglese Simon Neal che nel doppio ruolo del Dr.Schon e di Jack the Ripper ha messo in mostra una voce di timbro chiaro e buona proiezione, del tenore americano AJ Glueckert, che ha interpretato un appassionato e ardente Alwa, e di Alfred Reiter come Schigolch. Successo vibrante per tutti gli interpreti di una rappresentazione che sicuramente si colloca fra i migliori spettacoli della stagione in corso e che conferma il ruolo di punta raggiunto dall’ Oper Frankfurt, attualmente senza dubbio il migliore tra i teatri lirici tedeschi. Foto: Barbara Aumüller