Milano, Teatro alla Scala, Stagione 2023/ 24
“TRITTICO BALANCHINE/ ROBBINS”
“THEME AND VARIATIONS”
Coreografie George Balanchine
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Coppia principale NICOLETTA MANNI, TIMOFEJ ANDRIJASHENKO
Quattro soliste GAIA ANDREANÒ, CATERINA BIANCHI, CAMILLA CERULLI, LINDA GIUBELLI
Quattro solisti DOMENICO DI CRISTO, EDWARD COOPER, RINALDO VENUTI, ALESSANDRO PAOLONI
Scene e costumi Luisa Spinatelli
Luci Andrea Giretti
“DANCES AT A GATHERING”
Coreografie Jerome Robbins
Musica Fryderyk Chopin
Pink AGNESE DI CLEMENTE
Mauve VITTORIA VALERIO
Apricot CAMILLA CERULLI
Green MARTINA ARDUINO
Blue GIORDANA GRANATA
Brown SAÏD RAMOS PONCE
Purple MARCO AGOSTINO
Green Boy NAVRIN TURNBULL
Brick DOMENICO DI CRISTO
Blue Boy GIOACCHINO STARACE
Pianoforte Leonardo Pierdomenico
Costumi Joe Eula
Luci Jennifer Tipton, riprese da Perry Silvey
“THE CONCERT”
Coreografia Jerome Robbins
Musica Fryderyk Chopin orchestrazione Clare Grundman
The Ballerina CATERINA BIANCHI
The Husband MARCO AGOSTINO
The Wife MARTA GERANI
Shy Boy ALESSANDRO PAOLONI
The Angry Lady ANTONELLA ALBANO
First Man EMANUELE CAZZATO
Second Man MASSIMO DALLA MORA
2 Matinée Ladies REBECCA LUCA, MARTINA MARIN
Usher ANDREA RISSO
Pianoforte Leonardo Pierdomenico
Scene Saul Steinberg
Costumi Irene Sharaff
Luci Jennifer Tipton
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Fayçal Karoui
Milano, 13 novembre 2024
Al teatro alla Scala è in cartellone una serata dedicata a due coreografi importanti del Novecento: uno è l’arcinoto George Balanchine, l’altro Jerome Robbins. Gli spettacoli portati in scena sono tre: quello di Balanchine fu rappresentato solo una volta vent’anni fa circa, mentre Robbins è un debutto assoluto sulle scene scaligere nonostante le coreografie risalgano agli anni 50 e 60. Ma procediamo con ordine.Theme and variations di Balanchine è danzato sulla Suite 3 op. 55 di Čajkovskij. Questa coreografia è del 1947, e, nonostante l’amore e la stima che nutriamo per Balanchine, ci ha lasciati abbastanza freddi, non sappiamo se per l’allestimento o se per la coreografia in sé, omaggio dello stile russo a cui Balanchine era legato dalle sue origini (e che ha ulteriormente omaggiato ad esempio in Jewels, vent’anni dopo). Ma puntando tutto sullo stile, forse è stato danzato in maniera troppo algida, maggiori legato avrebbero giovato. Ad ogni modo tutto il corpo di ballo ha danzato in maniera tecnicamente solida, e rileviamo soprattutto Timofej Andrijashenko nella sua variazione. Notiamo anche il primo violino nel suo momento da protagonista nell’undicesima variazione (con una musica già di per sé incantevole). Segue Robbins con Dances at a gathering. Per circa un’ora di spettacolo dieci danzatrici e danzatori si avvicendano sul palco con i loro avvenimenti, manifestando una varietà di sentimenti dai più eterei e quasi melanconici a quelli più spiritosi… e anche se non sappiamo quali siano questi avvenimenti, essi ci hanno incantato. Al suo debutto, nel 1969, Clive Barnes, sulle pagine del New York Times, saluta questa coreografia “una delle serate più significative nel teatro americano dai tempi di O’Neill”, e definendola “onesta come il respiro, aggraziata come il canto di un’allodola e, in un modo molto speciale, più una cosa da vivere che semplicemente un altro balletto da vedere”, suggerendo che si tratta della “visione di un ballerino di Chopin, ma allo stesso modo potrei dire che è la visione di un americano dell’Europa”. Ci ritroviamo anche nella considerazione per cui questa coreografia è una miscela, anzi fusione di elementi di danza classica e popolare. Balanchine paragonò questo spettacolo ai popcorn. Infatti, questa coreografia era stata concepita come più breve, ma Balachine disse a Robbins: “fanne di più, fallo come popcorn”; e ci sembra che paragone più azzeccato non potesse essere fatto. Proprio come i popcorn, i pezzi danzati di questa coreografia, scaldati al fuoco della musica di Chopin, esplodono ciascuno assumendo una propria forma sempre diversa: a un’occhiata veloce d’insieme ci possono sembrare tutti uguali, ma con attenzione ci accorgiamo che sono uno diverso dall’altro: più piccoli, più grandi, più chiusi, più aperti, e ognuno ha una forma diversa dall’altro, con un proprio carattere. E sempre come i popcorn possono provocare forse indigestione, ma se piacciono danno sicuramente piacere! I danzatori sono stati tutti eccellenti tecnicamente, ma notiamo per l’animo soprattutto Agnese Di Clemente, Vittoria Valerio, Navrin Turnbull e Domenico Di Cristo; il giovanissimo Saïd Ramos Ponce è molto promettente, ma ancora un po’ acerbo nei sentimenti. La serata è terminata con The concert, sempre di Robbins, anch’essa alla prima rappresentazione assoluta qui in Scala. Risalente al 1956, quindi tredici anni prima di Dances, è decisamente figlia del suo tempo, ma una figlia ancora in ottima forma. Il pianista è sulla scena, ed è lui il protagonista iniziale, alla maniera di John Cage e del suo celebre 4’33” del 1952: si prepara, pulisce il piano, per i primi minuti fa di tutto tranne che suonare. Poi inizia il concerto, che si trasforma pian piano in una parodia di alcune coreografie che solitamente vengono portate in scena. La risposta del pubblico c’è, si ride, anche grazie al corpo di ballo che spesso ha avuto buoni tempi comici. In un crescendo lo spettacolo si conclude con un improbabile balletto pseudo-romantico che ha per protagoniste delle farfalle, a cui il pianista verso la fine dà la caccia con un enorme retino! Deve essere tutto ciò ad aver fatto scrivere a John Martin, sempre sul New York Times, che questo spettacolo era “una specie di revisione da incubo in cui una serie di personaggi mantiene le stesse relazioni attraverso una sequenza infinita di situazioni diverse. C’è una parodia esilarante del pubblico, e una ancora più ridicola di un ensemble di balletto in conflitto con un ruvido individualismo, che potrebbe essere la sezione migliore. Una lunga serie di vuoti di memoria [dei ballerini ndr] […] un’idea molto divertente, ma potrebbe essere più efficace in uno spettacolo di Broadway”. Noi la pensiamo diversamente, e crediamo che si possa fare in maniera seria una ridicola “revisione da incubo” di alcuni tipi di balletti senza dover per forza confinare i generi in luoghi autorizzati alla messa in scena. Speriamo quindi che questo debutto di Robbins alla Scala abbia un seguito nel repertorio della compagnia.Prossime repliche: 16, 17 e 20 Novembre. Foto Brescia & Amisano