Jake Heggie: Songs for Murdered Sisters

Jake Heggie (1961-): Empty Chair – Enchantment; Anger; Dream; Bird Soul; Lost; Rage; Coda: Song. Joshua Hopkins (baritone), Jake Heggie (piano). Registrazione: 27- 29 ottobre 2020 presso Skywalker Sound (società della Lucasfilm Ltd., Marin County, California, USA). T. Time: 27’ 22” 1 CD PENTATONE 5186270
La dedica all’interno della copertina di questo lavoro discografico «to the memory of Nathalie, Carol, Anastasia, Pat Lowther and Debbie Rottman», oltre a focalizzare il tema della violenza di genere nelle sue diverse forme, sollecita l’attenzione sulla forza e sull’efficacia del pensiero creativo come contributo, attraverso la poesia, la musica e l’arte, a fondare una coscienza nuova contro ogni brutalità da parte di un’umanità disorientata. Ascoltare questi brani, nella sensibile interpretazione del baritono Joshua Hopkins e del pianista e compositore Jake Heggie, è come percepire il respiro e il dolore delle tante vittime che hanno subito sofferenze e danni di ogni tipo. È lo stesso Hopkins a raccontare nelle note del libretto – attraverso la storia straziante dell’omicidio di sua sorella Nathalie Warmerdam e di altre due donne, Carol Culleton e Anastasia Kuzyk per mano di Basil, ex fidanzato della sorella, la cruda presa d’atto del grande problema della violenza sulle donne e la successiva forza nel cercare, anche attraverso quest’opera quasi dal tono elegiaco, una concreta reazione.
Trattasi di sei brevi composizioni seguite da un brano più breve (Coda: Song di 3’ 18”), che lasciano trapelare una serie di emozioni di un immaginario viandante che percorre un itinerario non privo di difficoltà. Heggie, nel dichiarare: «It is our hope that many voices will take up the call of these songs in the future – men’s and women’s voices all over the world», oltre che invitare ad una netta presa di posizione contro il femminicidio pare riferirsi anche alla speranza di far cogliere insieme identità musicale e impegno sociale. Condividendone le finalità del progetto compositivo dei brani che allude alla poetica del viandante e, più in particolare, al celeberrimo ciclo di Schubert Winterreise, ogni ascoltatore può effettuare un viaggio segnato da alcune tappe (i diversi brani che trasudano dolore) nella speranza di poter approdare ad una sana e umana convivenza. Ma se questo è il senso dell’interessante lavoro discografico, peccato che il libretto del CD sia privo dei testi di Margaret Atwood in quanto essi avrebbero costituito la bussola per non ‘smarrirsi dalla diritta via’. Proprio dall’incontro tra il linguaggio sonoro e i testi letterari si sarebbero colte con maggiore efficacia le loro relazioni, seguire in itinere, e più agevolmente, ogni tappa del ‘viaggio’ e percepire con migliore consapevolezza tutta una serie di stati d’animo e di emozioni intorno a questo tema lacerante. Si segnala altresì una buona esecuzione dei brani in cui è possibile apprezzare le caratteristiche della cantabilità e della calda voce del baritono unitamente al modo di interagire del pianista, sempre alla ricerca simbiotica fra testo poetico e musica, sfuggendo così dal ruolo di strumento che accompagna sic et simpliciter. Per concludere: ascoltando questo CD è possibile cogliere l’affascinante invenzione compositiva pur evidenziando quanto la musica cerca di esprimere nelle intenzioni dell’opera.