“Difettosa” di Nagla Augelli: Il cuore che batte (e ride) anche quando il mondo inciampa

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“Difettosa” di Nagla Augelli
Un’autobiografia che parla di cicatrici, autonomia e tabù con l’ironia di chi non si prende mai troppo sul serio.
Il cuore che ride, anche quando il mondo inciampa. “Difettosa” di Nagla Augelli è il diario di una vita che si ribella al pietismo, un’autobiografia che trasforma ogni cicatrice in una risata sorniona e ogni ostacolo in un invito a ballare su un palcoscenico un po’ traballante. La copertina è già un manifesto di intenti: un cuore stilizzato, spezzato e ricucito. Senza promesse di redenzione epica o drammatismi hollywoodiani; un cuore che esiste, punto e basta, e ti guarda con l’aria di chi è passato attraverso l’inferno solo per scoprire che non era poi così caldo. Con lo stesso spirito, l’autrice racconta la sua vita con capitoli chirurgicamente precisi (ventuno operazioni, per chi ama la precisione) e avventure che sembrano uscite dalla penna di un regista con un debole per l’assurdo. “Difettosa” è ironico, diretto e a tratti spietato come quell’amico sincero che non ha paura di farti notare quando stai dicendo delle scemenze. Augelli narra senza veli e senza sconti: genitori che se ne vanno come comparse svogliate e un corpo che si diverte a demolire il concetto di “normalità“. Ma niente lacrime facili qui, per favore. L’abbandono genitoriale è trattato quasi come un favore inatteso (“Meno adulti inutili intorno, meglio si sta”) e le cicatrici diventano pezzi di un puzzle più interessante di qualsiasi figura patinata. Non c’è vittimismo, solo una cronaca di battaglie vinte o perse senza troppe cerimonie. La sessualità – il grande tabù della disabilità – è affrontata con la schiettezza di chi apre la porta e ti invita ad accomodarti, dicendoti però di lasciare fuori dalla soglia ogni tabù. Il desiderio, l’intimità, il bisogno di contatto: non sono mica spariti per magia, semplicemente sono ignorati dagli altri, il che è tutta un’altra faccenda. Augelli ne parla con la naturalezza che imbarazza chi è abituato a girare la testa dall’altra parte: è proprio questo imbarazzo che, nelle sue pagine, viene schernito con una risata liberatoria. L’autonomia non è la ricerca della perfezione, ma piuttosto una lotta grottesca contro un mondo pensato per tutti, tranne che per chiunque sia realmente diverso. Porte strette, leggi contorte scritte da burocrati in stato d’ebbrezza, e quegli sguardi pieni di una compassione paternalistica che ti fanno venire voglia di ridere. Qui non si cerca indulgenza, men che meno approvazione: si cerca la libertà, quella autentica, quella che si trova nel riuscire a ridere degli ostacoli quotidiani. Quanto al pietismo, è lasciato fuori scena. “Difettosa” è un atto di resistenza contro il vittimismo e contro quel paternalismo soffocante che vorrebbe farla diventare un’eroina a tutti i costi. L’autrice smonta pezzo per pezzo ogni tentativo di idealizzarla, e lo fa con un sarcasmo raffinato, mai gratuito, che colpisce dritto al bersaglio: non vuole essere speciale, vuole essere libera, e ogni battuta è un invito a smettere di costruire altari per le differenze invece di imparare a comprenderle davvero. C’è una forza intrinseca in ogni pagina di “Difettosa”, una forza che deriva dalla capacità dell’autrice di affrontare con coraggio e umorismo anche i momenti più difficili. Il libro è popolato da personaggi secondari che, pur restando sullo sfondo, contribuiscono a delineare il contesto in cui la protagonista vive e cresce. Ci sono amici fedeli, compagni di viaggio e figure che, con le loro contraddizioni, rappresentano un mondo spesso troppo impreparato ad accogliere la diversità. Ma più di tutto, c’è una protagonista che non si lascia definire dagli altri, che non accetta etichette preconfezionate e che, con una risata, manda all’aria ogni tentativo di incasellarla. Un altro aspetto affascinante di “Difettosa” è il modo in cui Augelli descrive la sua relazione con il corpo. Un corpo che non è mai stato docile, mai stato “normale” secondo i canoni imposti, ma che ha comunque imparato ad amare. La narrazione diventa qui quasi poetica, un inno all’accettazione di sé stessi al di là di qualsiasi limite imposto dalla società.  C’è una bellezza in questa libertà, una bellezza che va oltre l’apparenza, che si radica nella verità di chi ha imparato a convivere con le proprie imperfezioni e a farne una forza.  La sua scrittura è potente proprio perché non cerca di addolcire la realtà: ci sono momenti di sconforto, momenti in cui la sofferenza sembra prendere il sopravvento, ma c’è sempre, sullo sfondo, una luce, una speranza che non viene mai meno. Questo equilibrio tra la crudezza della realtà e la leggerezza dell’ironia è uno degli aspetti che rendono “Difettosa” un libro unico.  Le barriere architettoniche diventano metafora di quelle mentali, e la lotta per l’accessibilità diventa una lotta per il riconoscimento del diritto di esistere e di partecipare. Ogni ostacolo fisico è un simbolo delle barriere invisibili che le persone con disabilità devono affrontare ogni giorno, e ogni superamento di questi ostacoli è un atto di resistenza contro una società che spesso preferisce ignorare ciò che non riesce a comprendere. Ma “Difettosa” non è un libro amaro: è un libro che, pur denunciando le ingiustizie, lo fa con un sorriso, con la consapevolezza che la risata è una delle armi più potenti contro l’assurdità del mondo. “Difettosa” è un invito a guardare oltre le apparenze, a capire che la diversità non è qualcosa da temere, ma una fonte di ricchezza. È un libro che ci insegna che la vera forza non sta nella perfezione, ma nella capacità di affrontare le proprie fragilità con coraggio e con un pizzico di ironia. Come quel cuore cucito sulla copertina, “Difettosa” non chiede di essere perfetto, chiede di essere vero. Ed è proprio questa autenticità a renderlo un libro bellissimo. Un libro che, una volta chiuso, lascia un segno, una traccia indelebile nel cuore di chi l’ha letto. La bellezza sta nell’imperfezione, che la forza sta nella vulnerabilità, e che, alla fine, quello che conta davvero è avere il coraggio di essere se stessi, senza vergogna. E questo è un messaggio di cui tutti , in fondo, abbiamo bisogno.