Giovedì 7 novembre, in occasione dei tre giorni dedicati ad un’importante personalità del Rinascimento italiano dal titolo «Redescubriendo a un genio: Luca Pacioli», si è tenuto un concerto memorabile per ricordare Giacomo Puccini nella ricorrenza dei cento anni dalla sua morte. Il grande evento, alla presenza di una delegazione ufficiale (sindaco, assessore alla cultura e bibliotecaria) della città natale di Pacioli, Sansepolcro (Ar) – organizzato dal Grupo Salinas, eccellenza nel campo imprenditoriale del Messico – per l’alto valore scientifico, culturale ed artistico (6-8 novembre: https://www.geniuspacioli.com/) è stato un’autentica celebrazione del genio italiano. Protagonista del concerto l’Orquesta Sinfónica del Instituto Superior de Música Esperanza Azteca sostenuta dal Grupo Salinas e concepita secondo il celeberrimo modello di El Sistema promosso da José Antonio Abreu, molto apprezzato e sostenuto in tutto il mondo, in primis da Claudio Abbado. Ascoltare quest’orchestra è stato un autentico caleidoscopio di emozioni e non poteva essere diversamente considerando i vari input ricevuti dalle significative collaborazioni con direttori e star internazionali come Valery Gergiev, Placido Domingo o Yo-Yo Ma, senza dimenticare che «Far parte dell’orchestra e Coro Esperanza Azteca permette ai bambini e ai giovani di immaginare un futuro migliore» (Ricardo B. Salinas Pliego). Il concerto sinfonico è stato diretto dal maestro italiano Salvatore Dell’Atti, presente anche in veste di musicologo con la relazione «Speculazioni artistico-musicali al tempo di Luca Pacioli». La sua lettura esegetica del programma musicale è stata definita dai media «interpretación magistral». Già dall’esecuzione dell’inno nazionale italiano (quello messicano diretto dal primo violino m. Julio Saldaña) si poteva percepire sia il solenne spirito di unità nazionale, coinvolgendo tutti gli italiani presenti nel canto, quanto lo spirito di amicizia che unisce i due popoli. Il programma, dalla significativa correspondence libretto – musica lasciava trapelare l’intenzione del direttore a non tradire la dimensione lirica delle composizioni con realismo drammaturgico tanto da poter ascoltare agevolmente le struggenti melodie di A sera e Crisantemi, i cui temi vengono in seguito utilizzati rispettivamente nel Preludio dell’Atto III di Wally e nell’ultimo atto di Manon Lescaut. Si è trattato di una full immersion di sentimenti, valori e passioni di un’umanità sempre più desiderosa di incanto che, in questo contesto ‘matematico’ e di proporzioni, come ha sottolineato il maestro Dell’Atti, i giovani dell’orchestra rappresentavano i tanti numeri capaci di generare armonia e bellezza. Il programma lasciava subito intendere il fil rouge che gravitava intorno alla figura di Puccini e i tre intermezzi in programma, secondo il direttore italiano, «più che brani sinfonici posti tra atti diversi di un’opera, vanno percepiti non disgiunti per il loro descrittivismo verista e per un’ispirazione melodica tipicamente italiana». Alla dolcezza, unitamente al carattere energico e struggente, del primo brano di Mascagni (si segnala l’incisivo ’canto dell’oboe’ e la dolcezza dell’arpa) è seguito l’Andante mesto di Catalani A sera con il suono smorzato (in sordina) dei soli archi e nell’interpretazione del maestro italiano hanno restituito un’autentica pace interiore. L’Andante cantabile di Giordano è stato un avvicinarsi allo stile più pucciniano in cui tutta l’orchestra, nella divisione dei compiti tra archi e fiati, ha saputo restituire il giusto lirismo e i caldi colori della partitura. A concludere il programma due celeberrime composizioni di Puccini. Con Crisantemi (Andante mesto), composto in una notte del 1890 «Alla memoria di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta», si è percepita l’inquieta ricerca del mistero della morte nella stessa spasmodica interpretazione delle reiterate indicazioni dell’ampio ventaglio di variazioni agogiche. L’orchestra è riuscita ad offrire allo stesso tempo un’intensa fusione del colore unitamente ad una vivida chiarezza nel fraseggio. Con il celeberrimo intermezzo tratto da Manon è stato un crescendo di emozioni: se all’inizio i soli del violoncello, viola e violino (con chiara e bella espressività) sembravano ricercare il doloroso ‘canto’ di Des Grieux nel disperato tentativo di ottenere la libertà della donna amata, le melodie struggenti – così come i contrasti di colore provenienti dalle diverse sezioni dell’orchestra – hanno reso un risultato di grande pathos in cui il suono ed il fraseggio impeccabile dell’orchestra erano sempre in simbiosi con quelli del direttore, un musicista che, nel servizio incondizionato alla partitura, ha sempre valorizzato il respiro della melodia, la ricchezza del colore ed il talento dei musicisti messicani. Grande successo per tutti conclusosi con molti applausi ed un graditissimo omaggio al maestro Dell’Atti (autentico dono agli italiani presenti e al nostro Paese) con Danzón n. 2, brano del compositore messicano Arturo Márquez (1950-) diretto dal maestro Saldaña. Ancora una volta si è voluto così sottolineare l’apprezzamento della cultura italiana, per molti aspetti unica nel panorama mondiale.