Firenze, Teatro Niccolini, Stagione Concertistica degli Amici della Musica di Firenze 2024/25
“L’ASTRÉE”
Voci recitanti Sandro Cappelletto, Laura Torelli
Violini Francesco D’Orazio, Paola Nervi
Violoncello Daniele Bovo
Tiorba Pietro Prosser
Clavicembalo Giorgio Tabacco
Andrea Falconiero: Batalla de Barabasso y Satanas; Folias echa para mi Senora Dona Tarolilla de Caralleno; Luciano Berio: Dai “Duetti per due violini”: Peppino, Alfredo; Arcangelo Corelli: Sonata in re minore op. 5 n. 12, “La Follia”, per violino e basso continuo; Luciano Berio: Dai “Duetti per due violini”: Annie, Aldo; Marco Uccellini: “La Vittoria Trionfante”, Sonata per violino e basso continuo; Antonio Vivaldi: Sonata a tre in sol maggiore, RV 71, per due violini e basso continuo; Sonata a tre in si bemolle maggiore, RV 77, per due violini e basso continuo; Sonata a tre in re minore, “La Follia”, RV 63, per due violini e basso continuo.
Firenze, 17 novembre 2024
L’ Astrée, ensemble di musica barocca, già a Firenze il 19 gennaio 2023, è ritornato per gli Amici della Musica con un’accattivante narrazione fuori dai consueti stereotipi. Il gruppo era consapevole che «chi non sa far stupir, vada alla striglia!», mentre il pubblico, visti gli interventi di Sandro Cappelletto (ideatore dei testi) e Laura Torelli, voci recitanti, si affidava alla loro guida in un percorso ove la protagonista era la musica italiana con autori barocchi inframmezzati da ‘incursioni’ su Luciano Berio di cui nel 2025 ricorre il centenario della nascita. Di quest’ultimo si sono ascoltati dei Duetti per due violini composti tra il 1979 e il 1981: Peppino (Di Giugno), Alfred (Schlee), Annie (Neuburger), Aldo (Bennici). Trattasi di musiche, secondo le intenzioni del compositore, dove sono «nascoste ragioni e occasioni personali» e che, pur attraverso linguaggi ed architetture diverse dalla musica barocca, strizzano l’occhio al ‘virtuosismo’ delle Sequenze o a Gesti (1966) concepito per flauto dolce (treble recorder) e dedicato a Frans Brüggen. Contaminazioni artistiche in cui le battaglie e le follie, tema portante del concerto, richiedevano particolare attenzione non disgiunta da un’adesione al Quaerendo invenietis di bachiana memoria. Occorreva ‘cercare’ tra testi, suoni e immagini quanto veniva proposto in itinere e per percepire la ‘follia’ si doveva attivare una vivifica immaginazione. La varietà degli strumenti utilizzati appariva reminiscenza di scene musicali di opere di Tintoretto o Tiepolo, mentre i musicisti sembravano personaggi di commedie goldoniane intenti in animate conversazioni su un programma che spaziava dalle musiche del napoletano Falconiero al veneziano Vivaldi. Se consideriamo perno del programma La Follia di Corelli (nume della sonata a tre), è stato come attraversare un periodo tra il XVII e XVIII secolo in cui si potevano percepire stili musicali e frammenti di storia e di pensieri. Il virtuosismo dei musicisti ha offerto eleganza, cantabilità e musicalità; inoltre ogni dettaglio dell’interpretazione, oltre a stupire l’ascoltatore, esprimeva lo stile e la poetica dei compositori. Nella forma della sonata violinistica e della sonata a tre barocca (non è casuale se tre dei compositori in programma erano anche violinisti), dal punto di vista esecutivo si potevano cogliere sia le qualità interpretative dell’ensemble sia il rigore nel restituire, da parte dei due violinisti e nella linea del basso, la limpida scrittura contrappuntistica. Le imitazioni, il chiaro fraseggio, i respiri, i colori e le concordi intenzioni interpretative, anche quando il gruppo era al completo, per il preciso scambio delle parti dei due violini (sovente grazie alla restituzione del melos in contrappunto all’ottava e al rapporto musicale simbiotico tra Francesco D’Orazio e Paola Nervi), facevano percepire un unico cantus e bassus ben articolato ed espressivo grazie al bel fraseggio di Daniele Bovo (violoncello), di Pietro Prosser (tiorba) e di Giorgio Tabacco (clavicembalo) con il compito di realizzare il basso continuo ed esprimere strutture armoniche, anche se in certi casi stereotipate, ma pur sempre affascinanti. Nella magnificenza della retorica barocca e in riferimento al tema della battaglia non poteva mancare la figura del vincitore che, per assurdo, può trasformarsi in perdente. Se con La Vittoria Trionfante si presuppone la resa dell’avversario, nell’intonazione del testo tassiano (tratto dalla Gerusalemme liberata) da parte di Monteverdi con il Combattimento di Tancredi e Clorinda, può accadere di uccidere la donna amata. Lo ha sottolineato Cappelletto insieme a Tabacco che intonava l’incipit del madrigale rappresentativo accompagnandosi al clavicembalo. Poteva sembrare un fuori programma ma invece era coerente con le idee del progetto. Il tema del concerto, grazie alla redazione dei testi che ha preso l’avvio dal 1609, anno in cui Galileo si reca a Venezia con il suo cannocchiale, è stato talmente scandagliato che poteva essere recepito come mancanza di senno di un’umanità smarrita. In realtà, grazie all’inventio dei compositori e alla bella interpretazione dell’ensemble, si è compreso quanto la reiterazione di accordi su cui si edifica il tema musicale di otto battute de La Follia possa rappresentare la lanterna di Diogene alla ricerca dell’uomo, nonché il viatico necessario per trasformare le avversità della vita in cimento, armonia, estro e quant’altro. Sono tutti elementi presenti nel brano finale di Vivaldi ove – nonostante i rimandi del tema del concerto agli orrori di guerre, battaglie e follie – la musica e le ammalianti ‘virtù’ interpretative de L’Astrée, hanno convinto il pubblico della potenza e bellezza di un programma in cui l’ascolto non poteva dissociarsi da un pensiero critico e pur sempre creativo. Foto di Luisa Santacesaria