Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Passione violoncello”, 21 settembre-24 ottobre 2024
“SERE STRANIERE”
Violoncello Yan Levionnois
Pianoforte Guillaume Bellom
Léon Boëllmann: Sonate pour violoncelle et piano en la mineur, op. 40; Louis Vierne: Soirs étrangers pour violoncelle et piano, op. 56 (extraits); Albéric Magnard: Sonate pour violoncelle et piano en la majeur, op. 20
Venezia, 3 ottobre 2024
Continua al Palazzetto Bru Zane il ciclo di concerti, che vede come protagonista il violoncello – inserito nel panorama musicale francese tra Otto e Novecento – di cui si prendono in considerazione diversi aspetti, quali: l’evoluzione della tecnica esecutiva e del gusto estetico, gli autori e la loro produzione per lo strumento. Com’è da sempre sua cifra distintiva, anche in quest’occasione il Centre de Musique Romantique Française, conduce il pubblico attraverso territori inesplorati, lungo un affascinante itinerario, che offre non pochi, inaspettati piaceri. Come si è verificato anche in occasione del concerto, di cui ci occupiamo. Il relativo programma era interamente dedicato alla sonata per violoncello e pianoforte: una forma musicale – affermatasi in Francia prima della stessa sonata per violino, presso autori, che erano spesso anche violoncellisti o amici di famosi violoncellisti –, che conoscerà un significativo sviluppo a partire dalla fine dell’Ottocento, quando accanto alle sonate di Camille Saint-Saëns, nascerà una cospicua letteratura sonatistica per il violoncello, che seguirà la strada aperta da César Franck – vedi autori come Boëllmann e Magnard, di cui sono state eseguite, nel corso del concerto, due rispettive sonate – oppure se ne allontanerà per cimentarsi in forme più libere, come fa Vierne nei suoi Soirs étrangers, di cui sono stati proposti, nella stessa serata, alcuni estratti. Interpreti dei brani appena citati erano due giovani musicisti pieni di talento e dal curriculum già ragguardevole, che suonano spesso insieme, pur svolgendo ognuno di loro anche un’autonoma attività concertistica: si tratta del violoncellista Yan Levionnois e del pianista Guillaume Bellom. Perfetta l’intesa tra il violoncello, ricco di colori ed accenti – scuro e misterioso oppure ruvido nel registro grave; morbido e delicato quanto sonoro e sensuale nei registri medio e acuto –, e il pianoforte, il quale più che accompagnare ha spesso avuto un ruolo complementare rispetto all’altro strumento, sapendo essere, di volta in volta, percussivo o lirico, drammatico o virtuosistico. Perentorio il violoncello nell’intonare il tema dai tratti drammaticamente decisi, che apre la “tempestosa” Sonata per violoncello op. 40 di Léon Boëllman – pubblicata nel 1897 –, ultima opera del compositore alsaziano, morto prematuramente all’età di 35 anni. Radicalmente post-romantica, si inserisce nella scia di César Franck, denotando influenze modali insieme a una certa forma ciclica. Come si è colto – grazie alla maestria dei due solisti – nel più pacato secondo movimento, dove il frammento melodico iniziale dà origine all’idea centrale, poi ripetuta ossessivamente, a parte la parentesi costituita da un’ampia frase melodica. Il conclusivo Allegro molto – che concilia spirito di sintesi e di completezza – ha riproposto i temi precedenti in una forma trasfigurata, concedendosi anche un’ultima divagazione gioiosa. Due pezzi di genere erano quelli tratti dai Soirs étrangers di Louis Vierne, una partitura “rapsodica” – datata “Losanna, agosto-settembre 1928” –, che con la sua sobrietà contrasta con l’immagine di severità, che abitualmente contraddistingue il compositore. Il pregio della semplicità, peraltro accompagnata – come avviene anche altrove nei Soirs – da un uso scaltrito di certi clichés, caratterizza “Sur le Léman”, in cui le corde dei due strumenti ci hanno immerso in un’atmosfera suggestiva, imitando il movimento dei remi e ricamando, attraverso una fluida melodia, screziata di armonie rare, le rive del Lago di Ginevra. Analogamente incantevole “Venise”, che si basa su un’immancabile barcarola.
Un esempio di sintesi e concentrazione è stato offerto dalla Sonata per violoncello e pianoforte op. 20 di Albéric Magnard – la sua ultima e più breve composizione da camera, composta nel 1909-10 – in cui Yan Levionnois e Guillaume Bellom hanno confermato le loro brillanti doti tecniche e interpretative, affrontando i vari movimenti in cui la partitura si articola: “Sans lenteur”, aperto da un tema melodico, affidato al violoncello, con l’indicazione “alla zingarese”, seguito da un tema ritmico, affidato al pianoforte con l’indicazione “alla d’Indy”; “Sans faiblir”, contraddistinto da febbrili evoluzioni e, nel trio centrale, dal ricorso alla modalità, con un effetto folklorico stilizzato; “Funèbre”, che segue senza soluzione di continuità, con toni non solo funebri, a dispetto del titolo; “Rondement”, anch’esso eterogeneo, caratterizzato da libertà tonale, asprezza nelle modulazioni, rigore architettonico. Ripetuti applausi e qualche “Bravi!” a fine serata, con un fuoriprogramma: Clair de lune dall’op. 46 di Gabriel Fauré.