Venezia, Palazzetto Bru Zane: “L’arte del violoncello” con Edgar Moreau, Gabriel Guignier e Jean-Baptiste de Maria

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Passione violoncello”, 21 settembre-24 ottobre 2024
L’Arte del Violoncello”
Violoncelli Edgar Moreau, Gabriel Guignier, Jean-Baptiste de Maria
Fernand de La Tombelle: Suite pour trois violoncelles; Auguste Franchomme: Nocturnes pour deux violoncelles, op. 15; Max d’Ollone: Andante et Scherzo pour trois violoncelles; Jacques Offenbach: Cours méthodique de duos pour deux violoncelles, op. 54 (extrait) Lettre F, n° 2 en mi majeur; Félix Battanchon: Trio pour trois violoncelles n° 2, op. 40
Venezia, 8 ottobre 2024
Nuovo appuntamento nell’ambito dell’attuale festival d’autunno, targato Palazzetto Bru Zane, quest’anno dedicato al violoncello. Mattatore della serata è stato Edgard Moreau, un solista, che si è conquistato una posizione di spicco, a livello internazionale, tra i violoncellisti di ultima generazione. Docente di violoncello presso il CNSDM di Parigi – dove è probabilmente il più giovane tra i suoi colleghi –, è stato validamente coadiuvato da due suoi allievi: Gabriel Guigné e Jean-Baptiste de Maria. Il programma del concerto era di particolare interesse, poiché – cosa rara! – comprendeva una serie di pezzi, concepiti ab origine per ensemble di soli violoncelli – dunque, non trascrizioni –, fra cui un Trio di Félix Battanchon, autore mai prima eseguito a Venezia e verosimilmente nemmeno altrove in Italia. Le composizioni per più violoncelli erano eseguite assai raramente anche nel periodo romantico, in quanto destinate al mondo dell’insegnamento: vedi i Cours méthodiques de duos pour deux violoncelles (1839-1855) di Jacques Offenbach, allora violoncellista virtuoso, che sono costituiti da una serie di duetti di crescente difficoltà, per far dialogare due strumentisti dello stesso livello. Ma anche altri insegnanti di violoncello, come Auguste Franchomme (dal 1847 al 1884 al Conservatorio di Parigi) e Félix Battanchon (dal 1851 al 1861 al Conservatorio di Ginevra), scrissero pezzi per ensemble di violoncelli, a scopo didattico. Tra gli altri autori in programma figuravano “vecchie conoscenze” del pubblico più affezionato del Palazzetto Bru Zane come Fernand de La Tombelle, dedicatario di un festival veneziano nel 2017, e Max d’Ollone – che nel 1897 si aggiudicò il Prix de Rome –, ricorrente all’interno di un ciclo di concerti, svoltosi sempre a Venezia nel 2021, in cui si presentavano brani composti da autori francesi, più o meno noti, dell’Ottocento, vincitori dell’ambito riconoscimento.
Instancabile Moreau – al pari dei suoi allievi – nell’affrontare ora con prorompente energia ora con delicatezza di sfumature i brani proposti, che talora – come si è colto nel duo di Offenbach – raggiungevano un alto grado di difficoltà. Nondimeno la qualità del suono, la chiarezza nell’articolare le frasi musicali come nel delineare l’architettura strutturale di un determinato brano, la capacità di emozionarsi e di emozionare, restando pur sempre padroni della tecnica, non sono mai venute meno. Deciso l’attacco nella Suite per tre violoncelli di Fernand de La Tombelle, aperta da un accordo in fortissimo, seguito da un unisono dei tre strumenti e più oltre caratterizzato da un tema cantabile nel registro acuto del primo violoncello (Edgard Moreau). Autorevole quest’ultimo anche nell’Andantino – quasi una berceuse –, dove ha dispiegato una semplice melodia in pianissimo, accompagnata dai pizzicati degli altri due strumenti. Quindi i tre violoncelli si sono fatti apprezzare, eseguendo un secondo tema in imitazione, poi rielaborato contrappuntisticamente. L’ensemble poi si è lanciato in una folle corsa nel Presto, ha suonato in sordina nel Lento, si è prodotto in un’irresistibile ascesa in apertura del Finale, dando vita, più in là, a un ampio crescendo, accentuato da un’accelerazione conclusiva. Una perfetta complementarità tra le parti – Edgard Moreau e Jean-Bapriste de Maria – si è colta nei tre Notturni per due violoncelli, op. 15 di Auguste Franchomme, che hanno rivelato un’intensa espressività contrappuntistica: nostalgici, come i Notturni di Chopin, nelle sezioni iniziali, e screziati di figure ornamentali nelle parti melodiche, hanno rivelato un carattere più deciso nella sezione centrale, che ha creato un effetto di contrasto, essendo più animata e, in alcuni momenti, simile a una danza. Un contrappunto continuo di grande espressività si è dipanato nel primo movimento dellAndante e Scherzo per tre violoncelli di Max d’Ollone – che procede tra armonie cromatiche e numerose note estranee –, dove i tre strumenti si sono scambiati, sottoponendolo a procedimento di imitazione, il medesimo tema, per poi presentare due motivi ricavati dal materiale tematico iniziale, intonati contemporaneamente dal primo e dal terzo violoncello, accompagnati dal secondo con terzine di crome. Un procedimento di scrittura che si è ripetuto più avanti, invertendo però i ruoli relativamente al secondo e al terzo violoncello. Allo spiccato lirismo del primo movimento si è contrapposto l’ininterrotto flusso di semicrome che percorre lo Scherzo, a parte un episodio in cui il primo violoncello ha sedotto la platea con il suo tema cantabile di grande tenerezza. Con il duo di Offenbach, tratto dal Corso metodico di duetti per due violoncelli, op. 54 si è avuta la prova – complici Edgard Moreau e Gabriel Guigné, dimostratisi capaci di sostenere un dialogo alla pari di grande qualità – che anche un brano concepito a scopo didattico può rivelarsi una pagina cameristica di straordinaria ricchezza. La serata si è conclusa con il Trio per tre violoncelli n. 2, op. 40 di Félix Battanchon, che aveva abbastanza spesso il carattere di un brano per solista con accompagnamento di due strumenti. Nell’Allegro non troppo, il “solista” (Moreau) si è imposto, enunciando da par suo il materiale melodico e brillando in numerose cadenze virtuosistiche, per confermare il suo ruolo preminente soprattutto nel Finale, mentre nelle prime parti del Minuetto e dell’Andante, così come nel breve e mozartiano Adagio, si è apprezzato un relativo equilibrio tra le voci. Successo molto caloroso, ma niente bis.