Roma, Via Appia
La Via Appia, conosciuta sin dall’antichità come la “Regina Viarum”, è stata una delle prime grandi strade romane e un simbolo della potenza e dell’ingegneria dell’Impero. Costruita nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco, la via aveva l’obiettivo di collegare Roma al porto di Brindisi, passando per Capua. Il tracciato si estendeva per oltre 500 chilometri e divenne presto una via cruciale per il trasporto di merci, truppe e messaggi. Oltre a rappresentare un’importante infrastruttura strategica, la Via Appia divenne anche una strada funeraria, fiancheggiata da sontuosi sepolcri e monumenti funebri che celebravano i cittadini romani più illustri. Nel corso dei secoli, la Via Appia ha custodito sotto i suoi strati un patrimonio storico e artistico inestimabile, rivelato gradualmente dagli archeologi che, con scavi sistematici, hanno restituito al mondo moderne scoperte di antiche meraviglie. Lungo questo antico tracciato, interrotto da tempi e storie lontane, sono stati ritrovati imponenti mausolei, ville patrizie e straordinarie testimonianze dell’arte musiva romana. In questo contesto, l’ultimo ritrovamento avvenuto presso il civico 39 della Via Appia Antica ha acceso nuove speranze per la ricostruzione di frammenti della vita quotidiana e artistica dell’antica Roma. Gli archeologi, impegnati in un complesso scavo archeologico all’interno di un’area sepolcrale, si sono imbattuti in un mosaico di rara bellezza. Parte di un pavimento decorato, il mosaico si distingue per la raffinatezza delle tessere bianche e nere, che formano complessi motivi a girali, con elementi geometrici a doppia T, incorniciati da semicerchi. La scoperta, avvenuta nel contesto del progetto ECeC (Economia Circolare e Cultura), ha subito destato grande interesse nel mondo accademico e tra gli appassionati di storia romana. Gli archeologi, dopo aver rivelato un angolo del mosaico, hanno spiegato che la sua composizione è piuttosto inusuale per Roma, il che lo rende ancora più prezioso. La datazione dell’opera, stimata tra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo d.C., colloca il mosaico nel periodo dell’età severiana, caratterizzato da un rinnovato impulso architettonico e artistico a Roma. Nonostante il mosaico sia frammentato, l’eleganza dei disegni e la cura nei dettagli offrono una testimonianza tangibile della maestria musiva dell’epoca. Lo scavo è stato concepito come un progetto di valorizzazione aperto al pubblico, con visite guidate che permettono ai cittadini di osservare da vicino il processo di recupero e di partecipare attivamente alla riscoperta del patrimonio storico locale. Questo mosaico non solo contribuisce ad arricchire la comprensione della vita nell’antica Roma, ma getta anche una nuova luce sull’evoluzione dell’arte figurativa del periodo severiano. Il lavoro degli archeologi continua, con l’obiettivo di recuperare ulteriori frammenti e ricostruire un quadro più completo di quella che fu una delle civiltà più avanzate e influenti della storia antica.