Roma, Teatro Vascello: “Altri Libertini”

Roma, Teatro Vascello
ALTRI LIBERTINI
di Pier Vittorio Tondelli
regia Licia Lanera
Compagnia Licia Lanera
con Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva, Licia Lanera, Roberto Magnani
luci Martin Palma
sound design Francesco Curci
costumi Angela Tomasicchio
aiuto regia Nina Martorana
tecnico di Compagnia Massimiliano Tane
Prodotto da Compagnia Licia Lanera con il sostegno di Ravenna Teatro
Romaeuropa Festival 2024 – In corealizzazione con la Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello
Roma, 15 Ottobre 2024
“Ogni vita è un esperimento e se non si cade almeno una volta, non si può dire di aver vissuto veramente.” P. V. Tondelli
Tondelli, il suo stile di scrittura e l’esegesi del suo romanzo “Altri Libertini” rappresentano un’odissea letteraria e generazionale. L’opera è il manifesto di una gioventù che, tra gli anni Settanta e Ottanta, si ribellava a ogni convenzione, spinta da un desiderio febbrile di scoperta e di libertà. Con il suo linguaggio crudo, volutamente scomposto e spesso poetico, Tondelli tratteggia i contorni di un’umanità ai margini, esaltandone le fragilità e l’anelito di assoluto. In “Altri Libertini“, pubblicato nel 1980, l’autore racconta con vividezza la vita di giovani sradicati, tra viaggi, speranze, disillusioni e tentativi di riscatto. Una narrazione episodica, apparentemente frammentaria, che tuttavia costruisce un affresco coerente e potentemente evocativo di un’Italia in transizione, ancora sospesa tra modernità e conservatorismo. L’adattamento teatrale di questa raccolta per la regia di Licia Lanera, si inserisce perfettamente in questo contesto, riportando sulla scena le pulsioni vitali e le angosce dei personaggi tondelliani. Fin dall’apertura del sipario, la struttura narrativa, avvolta in un’apparente ambiguità drammaturgica, si disvela gradualmente, come se il testo si disciogliesse sotto l’azione performativa degli attori, veri demiurghi di senso. L’incertezza iniziale, frutto di una tensione voluta tra parola e azione, si trasforma in un percorso ermeneutico che, come un filo d’Arianna, conduce lo spettatore verso una comprensione più profonda. Gli attori, con il loro corpo e la loro voce, incarnano un processo di decostruzione e ricostruzione del racconto, intrecciando le proprie biografie artistiche alle suggestioni metatestuali, che trovano echi nelle opere di Pier Vittorio Tondelli. Non è, quindi, un semplice omaggio letterario. Il pubblico, che inizialmente si attendeva di assistere a una lineare parafrasi del mondo tondelliano, si trova di fronte a un ribaltamento di aspettative. La delusione, prima latente, si dissolve per lasciare spazio alla consapevolezza che lo spettacolo è ben altro: è un organismo vivo, che trascende la pagina scritta e dialoga con l’epoca evocata. La scena si radica in un contesto storico preciso: sono gli anni della droga, dell’AIDS, dei primi movimenti omosessuali che, in un’Italia ancora sospesa tra modernità e retaggi conservatori, iniziano a reclamare la propria visibilità e legittimità. Bologna, in quel decennio, emerge come la città più aperta e trasgressiva d’Italia, un crogiolo di sperimentazioni artistiche e politiche. Umberto Eco inaugurava il DAMS, mentre le aule dell’Alma Mater Studiorum ospitavano alcuni dei più grandi pensatori e artisti del tempo, rendendo la città un epicentro di una rivoluzione culturale. Le note di Vasco Rossi, icona ribelle di un’epoca in cui l’individualismo era strumento di affermazione, si fondono con i cori di protesta, configurando un paesaggio sonoro che diventa metafora di lotta esistenziale e collettiva. Licia Lanera, la prima regista a ottenere i diritti per la messa in scena teatrale di “Altri Libertini”, riesce a tradurre l’irriverenza e la disperata vitalità dei personaggi di Tondelli in una performance fisica ed emotiva. La regista sceglie tre racconti della raccolta – “Viaggio”, “Altri Libertini” e “Autobahn” – per creare un’unica narrazione drammatica che segue il filo conduttore della ricerca di libertà e identità in un contesto sociale asfissiante. Sul palco, gli attori Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva, la stessa Licia Lanera e Roberto Magnani interpretano le ansie, le passioni e le sconfitte di questi giovani, dando vita a un mondo frammentato e caotico, ma terribilmente autentico. Dal punto di vista scenografico, lo spettacolo è un esempio di minimalismo simbolico. La scena è volutamente spoglia, quasi sterile, a richiamare il vuoto esistenziale dei protagonisti. I personaggi si muovono in uno spazio indefinito, dove l’unico elemento di concretezza è la loro stessa fisicità. I movimenti coreografati degli attori, che attraversano la scena con energia e dinamismo, sono al centro della rappresentazione, mentre le luci, curate da Martin Palma, scandiscono i momenti emotivi più intensi. L’uso di fasci di luce netti e taglienti crea un contrasto visivo che accentua il senso di alienazione, illuminando solo frammenti di realtà, proprio come la narrazione frammentaria di Tondelli. Il sound design, firmato da Francesco Curci, è un altro elemento chiave che accompagna lo spettatore nel mondo caotico e disordinato di “Altri Libertini”. Al termine della rappresentazione, il grande trasporto del pubblico è stato evidente, con lunghi applausi e ovazioni. Gli attori, visibilmente commossi, hanno condiviso con il pubblico un momento di catarsi collettiva, una commozione liberatoria che ha attraversato la sala. E, nel contesto di tutto questo, emerge forte la consapevolezza di quanto manchi una figura come Tondelli nel panorama letterario odierno: un autore capace di raccontare senza filtri le ombre e le luci di una generazione, di dare voce a chi non ne aveva. La sua assenza si sente, ma la sua eredità continua a pulsare, viva e potente, grazie a opere come questa.