Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman: “Anfitrione”

Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman
Compagnia Molière

presenta
ANFITRIONE
di Plauto
con Emilio SolfrizziSimone Colombari, Sergio Basile, Rosario Coppolino,

Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Beatrice Coppolino
scene Fabiana Di Marco

luci  Mirko Oteri
costumi Alessandra Benaduce
regia Emilio Solfrizzi
Roma, 08 Ottobre 2024
Plauto, uno dei più grandi commediografi latini, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del teatro con la sua straordinaria capacità di combinare il linguaggio popolare con riflessioni universali sull’umanità. Anfitrione è una delle sue opere più celebri, e si distingue per la fusione tra il comico e il tragico, giocando sul tema dell’inganno e del doppio. Il capolavoro plautino mette in scena il dio Giove che, innamorato di Alcmena, assume le sembianze del marito di lei, Anfitrione, per sedurla. L’intero inganno è orchestrato con l’aiuto di Mercurio, che a sua volta assume l’identità del servo Sosia. Il ritorno del vero Anfitrione dalla guerra innesca una serie di equivoci, tra cui lo scontro tra il vero e il falso Anfitrione e il confronto tra i servi Sosia e Mercurio, che crea una girandola di situazioni comiche e drammatiche. L’allestimento curato da Emilio Solfrizzi, che ne è anche protagonista, si inserisce in un solco di grande prestigio nel teatro contemporaneo. La scelta di rappresentare Anfitrione al Teatro Quirino porta sul palco una rilettura di un testo classico che spesso viene proposto in manifestazioni estive. In questa occasione, però, lo spettacolo avrà un’ampia circolazione sui palcoscenici italiani, facendo rivivere al pubblico moderno le battute fulminanti e i travestimenti tipici del teatro plautino. Plauto scrisse la commedia in un periodo storico turbolento, quello della Seconda Guerra Punica (215-202 a.C.), quando Roma si trovava a confrontarsi con sconfitte devastanti. Nonostante ciò, il successo del commediografo rimase incontrastato, e le sue opere risuonarono nelle strade e nei teatri di una Roma che cercava sollievo dalle difficoltà della guerra. Il genio di Plauto risiede nella capacità di costruire personaggi dinamici, espressivi e psicologicamente complessi, che in poche battute riescono a delineare un’intera gamma di emozioni umane, dall’iperbole comica alla riflessione malinconica. In questo allestimento, la regia di Solfrizzi si distingue per la sua sensibilità nel risolvere le difficoltà del testo originario, compromesso da una lacuna di circa 300 versi che si colloca verso la fine del terzo atto. La mancanza delle scene in cui il vero e il falso Anfitrione si confrontano è stata colmata con l’inserimento di nuovi personaggi, tra cui la figura di Ercole e Ippofante, figli di Giove e Anfitrione. Questo espediente permette alla narrazione di mantenere la sua coerenza senza tradire lo spirito originale dell’opera. La scenografia di Fabiana Di Marco e i costumi disegnati da Alessandra Benaduce contribuiscono a creare un mondo scenico essenziale ma potente. Le strutture mobili e gli spazi aperti permettono una fluida dinamica tra gli attori, che possono così muoversi agevolmente all’interno di una trama complessa e ricca di scambi. L’uso delle luci, curato da  Mirko Oteri, accentua i momenti di maggiore tensione e confusione, creando un contrasto visivo che riflette la natura duale della commedia: l’alternarsi di chiaro e scuro accompagna lo svelarsi e il nascondersi delle identità. Solfrizzi, oltre a dirigere, interpreta un Anfitrione intriso di ambivalenza emotiva, oscillando tra lo stupore, la rabbia e la frustrazione. La sua interpretazione è arricchita da una mimica espressiva e da un uso sapiente del corpo, che rendono il personaggio non solo comico, ma anche tragicamente umano. Accanto a lui, Simone Colombari offre una performance adeguata nel ruolo di Anfitrione, regalando momenti di irresistibile comicità nei suoi scontri verbali con Mercurio, interpretato con distacco e ironia da Rosario Coppolino. Sergio Basile, nel ruolo di Giove, diverte il pubblico con una recitazione volutamente enfatica e ridondante, creando un’espressione di comicità teatrale vivace e sagace. Viviana Altieri, nel ruolo di Alcmena, conferisce al personaggio una compostezza che ben contrasta con il caos che si sviluppa intorno a lei, sottolineando il dramma personale di una donna vittima dell’inganno divino. Il copione si sviluppa in un flusso rapido e scintillante, grazie alla capacità degli attori di mantenere un ritmo serrato e dinamico. Le continue battute tra i personaggi, soprattutto tra Sosia e Mercurio, creano un meccanismo farsesco perfettamente orchestrato, che diverte lo spettatore dall’inizio alla fine. La moltiplicazione degli equivoci e degli scambi di persona, tema ricorrente nel teatro di Plauto, viene qui portata all’estremo, generando situazioni comiche ma anche riflessioni più profonde sul ruolo delle apparenze e sull’identità. La regia di Solfrizzi si arricchisce di intelligenti riferimenti alla contemporaneità, come la parodia del programma televisivo “Affari tuoi” e i richiami ad altre opere teatrali e cinematografiche, che non solo strappano sorrisi al pubblico, ma mostrano come le dinamiche dell’inganno e del doppio siano ancora oggi universali. Il lavoro risulta particolarmente agile e divertente, soprattutto nelle scene in cui la comicità si sposa con la riflessione, come nel caso delle interazioni tra il geloso Anfitrione e la confusa Alcmena. La rappresentazione, pur mantenendo fedeltà al testo classico, si arricchisce di elementi moderni che ne esaltano la contemporaneità, dimostrando quanto il teatro plautino, con i suoi temi di inganno e apparenza, sia ancora capace di parlare alla sensibilità del pubblico di oggi.