” La bella addormentata”: la storia delle versioni al Teatro dell’Opera di Roma

Roma, Teatro dell’Opera di Roma
LA BELLA ADDORMENTATA: STORIA DELLE VERSIONI AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Il 14 settembre 2024 il Teatro dell’Opera di Roma ha ridato il via alle danze con una Bella addormentata nella versione di Jean-Guillame Bart diretta magistralmente dalla bacchetta di Kevin Rhodes e interpretata alla prima dai danzatori ospiti Maia Makatheli nel ruolo di Aurora e Young Gyu Choi nel ruolo di Desiré. Pochi conoscono l’importante storia delle versioni di questo capolavoro di fine Ottocento nel teatro lirico romano. Il balletto fu presentato originariamente al Teatro Mariinskij nel 1890 con l’italiana Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora ed Enrico Cecchetti nel ruolo della Fata Carabosse e dell’Uccello Azzurro. Fu ripreso per la prima volta al di fuori della Russia al Teatro alla Scala di Milano nel 1896 in una versione abbreviata dal maître de ballet Giorgio Saracco, sempre con Carlotta Brianza nel ruolo di Aurora. Il balletto in forma intera fu messo in scena per la prima volta da una compagnia italiana proprio nel teatro capitolino (che allora si chiamava Teatro Reale dell’Opera) dal maître de ballet Boris Romanov, che conosceva bene l’originale, il 24 aprile 1954. Romanov, che tra i primi aveva studiato le carte di Petipa conservate presso il Museo Bachrušin di Mosca, utilizzò la partitura originale del balletto pubblicata negli Stati Uniti dal Fondo Čajkovskij, il libretto originale e le indicazioni di Petipa al compositore. Per le danze mantenne quelle che riteneva originali e ricostruì lui stesso nello stile di Petipa le altre. Lo spettacolo fu giudicato troppo lungo ed ebbe un mite successo. Le scene di Veniero Colasanti non vennero ritenute fedeli all’atmosfera di Versailles riflessa nel balletto originale. Diverso fu il riconoscimento dell’interpretazione dei protagonisti: Guido Lauri nel ruolo del Principe e Attilia Radice con il suo stile elegante nel ruolo di Aurora. Sempre nel 1954, nel mese di ottobre, ad esibirsi al Teatro Reale dell’Opera ne La bella addormentata fu la compagnia del Sadler’s Wells Ballet. Davanti ad una sala piena di diplomatici a distinguersi furono Margot Fonteyn nel ruolo di Aurora con la sua grazia lirica, la leggerezza e l’armonia dei gesti e Michael Somes nel ruolo di Desiré con il suo fascino energico. Ad interpretare la Fata Carabosse fu lo stesso maître de ballet Frederick Ashton. La versione di Romanov non scomparse subito, ma naturalmente subì un contraccolpo. Tra l’altro, quando fu rimontata nel luglio 1958 alle Terme di Caracalla da Attilia Radice, dopo la partenza di Romanov, l’autenticità aveva lasciato il posto alle esigenze sceniche: nel terzo atto il divertissement era tratto adesso da Lo schiaccianoci. La tradizione inglese ritornò a Roma nel 1965 nella versione questa volta di Robert Helpmann. Tuttavia, la messa in scena fu ritenuta questa volta mediocre. A riscattarla fu l’interpretazione di Carla Fracci nel ruolo di Aurora e di Attilio Labis nel ruolo di Desiré. Un nuovo approccio al balletto si sviluppò a Roma alla fine degli anni Settanta: il 18 marzo 1978 andò in scena la versione del balletto realizzata da André Prokovsky. Importante per lui non era tanto la filologia del balletto, quanto il saperne conservare lo spirito. Tra gli interventi più interessanti della sua versione era il disegno della parte di Carabosse: qui la fata cattiva appariva come una donna molto avvenente, All’aspetto grottesco si sostituiva la veemenza trasmessa sotto le spoglie di un carattere civettuolo e seducente. Fantastici erano i costumi e le scene di Beni Montresor ispirate alla natura del paesaggio russo, senza riferimenti a un preciso periodo storico. Tutto sommato la versione di Prokovski era ancora tradizionale, soprattutto se confrontata con l’innovativa messa in scena di Roland Petit presentata a Roma nel 1991 in occasione di una tournée del Ballet national de Marseille. Si trattò solo di una fugace apparizione, la versione non si mantenne nel repertorio. Nel febbraio 2002 a confrontarsi con La bella addormentata fu il coreografo Paul Chalmer. Pur lasciando intatta la drammaturgia letteraria, egli seppe donare una luce attuale alla messa in scena anche grazie alla collaborazione con l’artista Aldo Buti. I colori dei costumi ricordavano il variare delle stagioni. Nel prologo prevaleva il bianco e i colori pastello. Nel primo atto il rosso rimandava all’estate. Il secondo atto con il viola del costume del Principe svelava un paesaggio invernale. Infine, nel terzo atto l’arcobaleno dei colori dei personaggi delle fiabe era incorniciato dal bianco degli sposi. A interpretare il ruolo di Carabosse fu Carla Fracci, che allora dirigeva la compagnia di balletto. Come sempre, la sua entrata teatrale impressionò il pubblico anche grazie ad un costume nero ispirato a Elisabetta I d’Inghilterra. Il secondo atto con l’introduzione di personaggi russi nella scena della caccia voleva essere un omaggio a Čajkovskij. Nuova rilevanza era donata alla figura del Principe, che rimasto solo dopo la caccia danzava un assolo malinconico in tempo andante sulla musica della sarabanda, trasferita qui dal terzo atto. Nella scena delle Nereidi, inoltre, il Principe danzava con Aurora un duetto in stile “pseudo-balanchiniano”. L’ultima versione del capolavoro di Petipa è stata realizzata a Roma da Jean-Guillame Bart nel 2017 su invito della direttrice del ballo Eleonora Abbagnato, ereditando i costumi e le scene dalla versione precedente. Contrario alle dimostrazioni di virtuosismo, Bart favorisce il sentimento d’armonia presente nella versione originale. Il coreografo riscopre dei brani musicali di Čajkovskij che nel tempo sono stati tagliati e il valore di una pantomima non troppo lontana dal contesto coreografico. Amando lo stile di Petipa, Bart realizza tuttavia un compromesso con i corpi dei danzatori e i gusti del pubblico al fine di rendere la danza il più possibile viva. Lo sviluppo della parte del Principe riflette in Bart l’influsso della versione di Nureyev, da lui danzata all’Opéra di Parigi. Carabosse è qui una figura gradevole che danza sulle punte, eseguendo delle espressive arabesques. Prima del settembre 2004, la versione di Bart è stata presentata alla Fenice di Venezia nel maggio del 2017 ed era già stata ripresa a Roma nel settembre 2018. Foto Fabrizio Sansoni-Teatro dell’Opera di Roma