Roma, Museo Nazionale Romano: “Massimo Pelletti. Versus” dal 24 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025

MASSIMILIANO PELLETTI – Versus
24 ottobre 2024 – 12 gennaio 2025

A cura di Stéphane Verger
Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo, Roma
Il Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo accoglierà, dal 24 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025, la mostra dedicata all’artista Massimiliano Pelletti. Il progetto espositivo, intitolato Versus e curato dal direttore del Museo, Stéphane Verger, è un’operazione site-specific che vede le opere inedite di Pelletti entrare in un dialogo serrato con la collezione permanente di scultura antica. Promossa dal Ministero della Cultura, dal Dipartimento per la Valorizzazione Culturale, dai Musei Italiani e con il supporto della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, la mostra è stata realizzata in collaborazione con la Galleria Barbara Paci, che ha partecipato attivamente all’ideazione e all’organizzazione dell’evento, insieme all’artista stesso. La mostra Versus si configura come un confronto tra le opere della collezione museale e le sculture create ex novo da Pelletti, con una riflessione sulla dialettica tra azione e inazione, tra coazione alla produttività e l’atto contemplativo. L’esposizione si fa portavoce di una meditazione sulla natura umana e sul nostro tempo, ponendo l’accento sull’urgenza del fare che caratterizza la contemporaneità e la tensione tra l’azione immediata e la contemplazione più profonda. Massimiliano Pelletti, riprendendo i modelli classici presenti a Palazzo Massimo, li reinterpreta utilizzando materiali naturali insoliti e preziosi, talvolta mai adoperati prima in scultura, così da proporre un contrappunto, una dimensione speculare e contemplativa alle opere classiche. In questo contesto, la collezione del Museo offre una stimolante opportunità di riappropriazione e rielaborazione, che stimola nell’osservatore una potenziale narrazione alternativa. “Con Versus, Massimiliano Pelletti entra nel vivo delle opere della collezione di Palazzo Massimo – afferma il Direttore Stéphane Verger –. Il suo è un progetto di grande innovazione, al quale ho partecipato con entusiasmo e attenzione. Insieme abbiamo dato forma a un dialogo ravvicinato con alcuni dei capolavori del Museo, come l’Afrodite accovacciata, il Dioniso, il Discobolo Lancellotti, e la Testa di Eracle. Sono convinto che il linguaggio del contemporaneo, fatto di ricerca, confronto e innovazione, sia il passepartout ideale per conoscere l’archeologia classica, di cui Palazzo Massimo è lo scrigno per eccellenza.Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, ha dichiarato: “Nelle opere di Pelletti, la mano dell’artista scolpisce pietre antiche, evocando figure mitologiche. Al pari del tempo, le sue sculture si mostrano corrose, come testimoni di un passato remoto che si interseca con il presente. Mettere in dialogo forme classiche e moderne è un’operazione di profonda suggestione e valore culturale, capace di rivelare l’eterno fluire del divenire umano. Complimenti al Museo Nazionale Romano, alla Galleria Barbara Paci e all’artista Pelletti per questo contributo prezioso.Massimiliano Pelletti, nel delineare la propria visione della mostra, cita Paul Valery: “L’essenza del classicismo è venire dopo. L’ordine presuppone un disordine che esso viene a sistemare.” In questa frase risiede il senso profondo del suo lavoro: il classico non è mera riproduzione del passato, ma risorge in un contesto nuovo, assumendo una nuova vitalità e una dimensione ancora più autentica. Il percorso espositivo si articola lungo una serie di confronti speculari: opere come il Discobolo Lancellotti trovano nel lavoro di Pelletti una figura ribaltata, che suggerisce quiete e contemplazione, contrapponendo l’azione fisica alla riflessione estatica. La Testa di Saffo, reinterpretata dall’artista, utilizza un raro onice nero con inserti di micromosaico che riproducono la costellazione delle Pleiadi, simbolo di un altrove luminoso e onirico. Questi dettagli instaurano un legame con il passato classico, attualizzandolo e facendo emergere nuovi significati. L’approccio dell’artista alla materia è altrettanto significativo: Pelletti utilizza materiali come il quarzo, l’onice, il calcare e altre rocce naturali che presentano venature e imperfezioni, espressione delle trasformazioni geologiche. In questo modo, le opere si possono definire co-autoriali: il dialogo è non solo tra classico e moderno, ma anche tra l’uomo e la natura. La mano dell’artista e quella della Terra si fondono, creando sculture che trascendono il mero oggetto per diventare specchio di un equilibrio esistenziale. L’esposizione Versus è un viaggio tra epoche diverse, accomunate da una medesima aspirazione alla comprensione della condizione umana. Nel cuore del Palazzo Massimo, il visitatore viene invitato a contemplare non solo l’arte, ma anche la natura stessa della storia e della temporalità, con la consapevolezza che è proprio l’inazione, l’otium latino, a dare forma piena all’humanum, a rendere l’atto del fare autenticamente umano. Questa mostra rappresenta un invito a ritrovare il valore del contemplare, del fermarsi a riflettere, in un mondo in cui la velocità del fare spesso sottrae spazio all’essere. Con Versus, Pelletti propone una riconciliazione con il ritmo naturale della creazione artistica, in cui ogni dettaglio, ogni venatura, racconta un processo che è al contempo fisico e spirituale.

Massimiliano Pelletti
Nato nel 1975 a Pietrasanta (Lucca), Massimiliano Pelletti è cresciuto nella bottega del nonno, apprendendo le tecniche di lavorazione del marmo. Diplomatosi al Liceo Artistico di Pietrasanta, ha proseguito gli studi in Filosofia all’Università di Pisa, disciplina che ha profondamente influenzato la sua visione artistica. Dal 2006, anno del suo esordio vincendo la XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Pelletti ha esposto le sue opere in importanti contesti nazionali e internazionali, inclusa la Biennale di Venezia e altre prestigiose mostre. Le sue sculture, caratterizzate dall’uso innovativo di materiali naturali, sono il frutto di una continua sperimentazione, che guarda al passato classico con spirito contemporaneo, reinterpretando la tradizione con uno sguardo al futuro.