Milano, Teatro alla Scala: “La Dame aux camélias”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione 2023/24
“LA DAME AUX CAMÉLIAS”
Balletto in tre atti dal romanzo di Alexandre Dumas figlio
Coreografia e Regia John Neumeier
Musica Fryderyk Chopin
Marguerite Gautier MARTINA ARDUINO
Armand Duval TIMOFEJ ANDRIJASHENKO
Monsieur Duval CHRISTIAN FAGETTI
Nanine CHIARA FIANDRA
Le Duc MASSIMO GARON
Prudence MARIA CELESTE LOSA
Le Comte de N. SAÏD RAMOS PONCE
Manon LINDA GIUBELLI
Des Grieux NAVRIN TURNBULL
Olympia GAIA ANDREANÒ
Gaston Rieux DARIUS GRAMADA
Un pianista MARCELO SPACCAROTELLA
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Simon Hewett
Scene e Costumi Jürgen Rose
Milano, 8 ottobre 2024
La Dame aux Camelias di Neumeier creato a fine anni ‘70, approdò alla Scala solo nel 2007. È  una di quelle creazioni del ‘900 in cui si dimostrò quali segni di vitalità il balletto narrativo possa avere. Non a caso nacque nell’alveo della produzione di John Cranko e ne rappresenta a tutti gli effetti una sua evoluzione nel linguaggio drammaturgico. Lo spettacolo inizia a luci accese. Il sipario è aperto e lo spettatore diviene un po’ come una di quelle dame del romanzo di Dumas, vogliose di indugiare nella casa della cortigiana defunta con la scusa di spiarne i lussi e le beltà, ma in realtà per la curiosità di rintracciare in quella “splendida fogna” le tracce della sua vita dissoluta. Esse scopriranno soltanto che i “misteri erano morti con la loro dea”: si vendevano gli oggetti e non ciò che si vedeva quando lei era viva. Per lo spettatore, però, dopo il prologo qualche mistero si disvelerà. Sapiente è anche la gestione di più livelli spazio-temporali che si svolgono in contemporanea. Come, ad esempio, il confronto emotivo e psicologico di Armand e Margherita con le vicende dei protagonisti del balletto di Manon a cui stanno assistendo (è questa invenzione di Neumeier, nel romanzo tale riferimento era semplicemente al libro dell’Abbé Prévost, che Armand aveva regalato a Margherita): c’è un rischio che tutto finisca come la storia di quei due sventurati? Tale riferimento, che sembra poco più che un cenno nel romanzo, diviene un tema portante del balletto, un leitmotiv che spiega molte evoluzioni dell’azione scenica. Lo spettacolo è ricco di queste ma anche di altre transizioni, basti pensare al finale, che rendono molto fluido il balletto. Interessante, quindi, anche la dimensione metateatrale: reinterpretando il rapporto che Margherita ha con un’opera letteraria com’è Manon, Neumeier mette in scena il teatro nel teatro non per svelare qualcosa sul suo funzionamento o su cosa c’è dietro la “verità” che viene messa in scena, ma per mostrare quale rapporto un qualsiasi spettatore può intessere con un’opera teatrale e accompagnare così gli stati psicologici della vita di quella persona, come fa il romanzo di Manon per Margherita: spesso l’aveva in mano, lo annotava. Figlia del suo tempo è anche la gestione dello spazio scenico, che dal palco si protende verso il pubblico con due passerelle laterali. Un altro fatto da notare è la presenza in cartellone della parola “regia” accanto a “coreografo”. Di Neumeier ovviamente. Ma l’accostamento della “regia” – nonostante sia questa una conquista di circa un secolo fa – non è così familiare (nel bene o nel male?) al mondo ballettistico: non sembra una questione solo formalmente terminologica. La presenza del silenzio, infine, è un altro elemento di modernità. Tutto il prologo si svolge nel silenzio, incomincia a luci accese, c’è ancora il parlottio che precede lo spettacolo, qualche spettatore è intento a fare foto: mentre accade tutto ciò una figura entra, si guarda attorno, lo spettacolo inizia senza annunciarsi. Il prologo è teatro diciamo “puro”, interrotto ad un certo punto solo dal suono di un piano che stuzzica l’attenzione di uno degli avventori all’asta, prima con accordi “casuali”, per poi suonare Chopin – coerentemente con la scelta di accompagnare tutto lo spettacolo con questo musicista, anche se forse sarebbe stato più azzeccato un richiamo all’invito al valzer di Weber che suonava Margherita nel romanzo. Nella memoria di Armand c’era il dubbio che forse lei lo suonasse “per abitudine, o per ricordarmi il giorno nel quale ci eravamo conosciuti”. Sarebbe stato il “la” appropriato per innescare i ricordi di Armand? Ad ogni modo, anche altri momenti si svolgono nel silenzio e si intessono alla perfezione con la partitura musicale, quasi facendone parte. Il direttore d’orchestra è intento a capire cosa succede sul palco per capire quando proseguire con il resto dell’orchestra: il palco sembra in alcuni momenti farne parte; infatti, una delle danze viene suonata dal pianoforte in scena. In tale ottica di lettura, quindi, i passaggi che ci sono sembrati meno interessanti sono forse i passi a due, seppur necessari drammaturgicamente, anche coinvolgenti, ma sono pure quelli che più si allineano alla struttura nota e con meno guizzi inventivi. Abbiamo speso qualche parola di troppo, ma si trattava della prima occasione di vedere e poter scrivere di questo spettacolo. Passando al cast, abbiamo assistito al debutto di Martina Arduino nei panni di Margherita e di Timofej Andrijashenko in quelli di Armand. Se, come si dice sempre per ogni titolo che entra nel novero del repertorio, la complessità interpretativa del personaggio è un banco di prova per i grandi ballerini, possiamo dire che è superata per entrambi i protagonisti. La facilità tecnica di Arduino si abbina a un’invidiabile morbidezza dei gesti, e notiamo che il lavoro interpretativo svolto negli anni fino ad ora è stato notevole ed efficace: ad maiora! L’entusiasmo del pubblico ha ricompensato gli sforzi di tutto il cast, in special modo di Linda Giubelli e Navrin Turnbull nei ruoli di Manon e Des Grieux, alter ego dei protagonisti, e di Darius Gramada nel ruolo di Gaston, la cui vis provocante e ironica ha avuto il giusto riscontro nel pubblico. Nei giorni scorsi ha debuttato con successo sia il cast con Bolle e Manni, che quello con Coviello e l’ospite internazionale Alina Cojocaru. L’11 ottobre si replica con il cast di questa serata, poi le ultime due date (14 e 16 ottobre) con la copia Cojocaru-Coviello. Saremo presenti il 14, quindi seguiteci perché torneremo a parlarvi di questo spettacolo!