Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Il Beethoven francese”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Passione violoncello”, 21 settembre-24 ottobre 2024
IL BEETHOVEN FRANCESE”
Quatuor Dutilleux
Violini Guillaume Chilemme, Matthieu Handtschoewercker
Viola David Gaillard
Violoncello Thomas Duran
Altro violoncello Victor Julien-Laferrière
George Onslow: Quintette avec deux violoncelles n° 21 en sol mineur, op. 51; Théodore Gouvy: Quintette avec deux violoncelles n° 3 en ré mineur

Venezia, 25 settembre 2024
Prosegue con successo il Festival d’autunno del Palazzetto Bru Zane, che quest’anno indaga il violoncello nelle sue diverse sfaccettature. Nel concerto, di cui ci occupiamo, sono stati presentati due quintetti, nei quali al canonico violoncello, presente nel quartetto per archi, se ne aggiunge un altro, che svolge prevalentemente la funzione di primo strumento. Aleggiava, nella deliziosa sale dei concerti del Palazzetto veneziano, la figura di George Onslow, a suo tempo definito da un editore il “Beethoven francese”. Fu l’interesse per le forme “classiche”, rivisitate dal maestro di Clermont-Ferrand nelle sue composizioni, a collocarlo vicino a Beethoven e, più in generale, al mondo tedesco. Una posizione, che lo distinse nel panorama musicale francese dell’epoca. Per altri versi, certe combinazioni strumentali utilizzate da Onslow – in primis i numerosi quintetti con due violoncellli – attirarono degli emulatori, tra cui addirittura Franz Schubert con il suo Quintetto D. 956. Più tardi, Théodore Gouvy seguì le orme del suo conterraneo con sei quintetti per archi composti tra il 1869 e il 1880, anche se, nel frattempo, l’influenza proveniente da oltre Reno era diventata inaccettabile. Onslow e Gouvy erano gli autori dei due quintetti con violoncello, in programma nella serata, davvero intrigante, che ha visto come esecutori i solisti del Quartetto Dutilleux, insieme al violoncellista Victor Julien-Laferrière. Purezza del suono, assoluta intonazione, varietà di accenti, perfetta intesa hanno reso veramente straordinaria l’interpretazione offerta dagli strumentisti. Per quanto riguarda il Quintetto di Onslow (1834), senza dubbio una delle sue opere più riuscite ed eseguite – che risente dell’insegnamento di Reicha e richiede notevole abilità nella ditteggiatura –, impeto ed energia hanno caratterizzato l’esecuzione del primo movimento, che ha prodotto un senso di eccitazione, interrotta solo da una parentesi lirica. La frenesia, che ha percorso il primo movimento è cresciuta con lo Scherzo: presto, il cui rapido staccato ha dato l’idea di una corsa mozzafiato, che è rallentata solo nel Trio dal carattere corale. Nel movimento seguente, Andante non troppo lento, si sono messi in luce il violoncello e la viola, per presentare una pacata melodia popolare, creando un senso di calma, che ha attraversato il movimento, con l’eccezione di due sezioni drammatiche. Un potente primo tema ha aperto l’emozionante finale, Presto agitato, composto da climax in successione e segnato dall’alternarsi di pianissimo e fortissimo, per sfociare in un Presto finale, costellato di momenti folgoranti. In puro piacere si è tradotto l’ascolto del Quintetto di Gouvy, terminato nel 1879, anche se il terzo movimento risale a sei anni prima. Piena di sfumature e finezze interpretative è risultata la performace offerta dai solisti, affrontando i vari movimenti: l’Allegro moderato di fattura tradizionale, che rivela un importante uso del cromatismo; l’ Andante patetico, un movimento dal tono di marcia funebre, il cui secondo tema si presenta in forma di canone; l’Intermezzo. Allegretto grazioso, una pagina adorabile, che si è fatta particolarmente apprezzare (ed è stata riproposta come bis); il Finale adagio e allegro con brio, aperto da un’introduzione lenta, seguita da una pagina frenetica e concisa. Scroscianti applausi con qualche “bravi!”