Roma, RomaEuropaFestival 2024: “Outsider”

Roma, RomaEuropaFestival 2024
“OUTSIDER” DI RACHID OURAMDANE
Rachid Ouramdane – Ballet du Grand Théâtre de Genève
Coreografia Rachid Ouramdane
Scenografia Sylvain Giraudeau
Costumi Gwladys Duthil
Luci Stéphane Graillot
Musiche Julius Eastman (Evil Nigger, Gay Guerrilla), Adrián Fernández García, Pilar Huerta Gómez, Lucie Madurell, Luca Moschini (Improvisation)
Registrazione musicale Grand Théatre de Genève (rappresentazione del 4 maggio 2024)
Pianisti Adrián Fernández García, Pilar Huerta Gómez, Lucie Madurell, Luca Moschini
Direzione musicale Stéphane Ginsburgh
Assistente alla coreografia Mayalen Otondo
Interventi durante le prove Hamza Benlabied, Airelle Caen, Clotaire Foucherau
Highliners/Funanboli moderni Nathan Paulin, Tania Monier, Louise Lenoble, Daniel Laruelle
Corpo di ballo Ballet du Grand Théâtre de Genève
Creazione internazionale Ballet du Grand Théâtre de Genève (maggio 2024)
Coproduzione Chaillot – Théâtre national de la Danse
Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels
Prima nazionale
Roma, Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, 09 settembre 2024
Si apre all’insegna della leggerezza lo spettacolo di Rachid Ouramdane, nato per i danzatori del Ballet du Grand Théâtre de Genève su invito del direttore Sidi Larbi Cherkaoui. Con la sua poetica del volo aveva già conquistato il pubblico del Romaeuropa Festival nel 2021, presentando lo spettacolo Möbius. E stavolta la presenza dei funamboli annunciata nel programma lascia presagire emozioni uniche. Sulle travolgenti vibrazioni del pianoforte che si susseguono a ritmo incalzante nella musica di Julius Eastman, i corpi volteggiano nello spazio, dando l’impressione di essere senza peso. Ci si lascia così trasportare dal flusso dei movimenti, assaporando la beatitudine di un’atmosfera ben distante dall’ordinaria quotidianità. Veloci roteazioni dei danzatori su se stessi, un’estrema agilità nei movimenti degli arti, vaporosi balzi dall’aria al pavimento e viceversa, il pieno utilizzo dello spazio precedono una pausa riflessiva, seguita da corse e rimbalzi che allo slancio verso l’alto fanno seguire il richiamo della terra. Il titolo dello spettacolo è Outsider, termine che rimanda a una condizione di estraneità, a uno sguardo rivolto verso l’esterno. Il coreografo spiega che tale definizione si applica ad una persona non attesa che si rivela all’improvviso, non solo agli altri, ma anche a se stessa. Facilmente si può riconnettere tale termine al clima di sospensione generato dall’apparizione dei funamboli. Tra di loro vi è Nathan Paulin, noto per l’attraversamento della Senna tra la Torre Eiffel e il Théatre Chaillot a 70 metri di altezza. Dopo essersi abbandonati alla libertà del movimento, i danzatori li ritrovano sulle proprie teste. È una sfida alla gravità, ma anche una nuova sfida alle convenzioni, interamente fondata sulla trepidante ricerca dell’equilibrio. E anche quando i corpi riposano nell’aria in orizzontale si tratta di una tranquillità apparente. Come ricordava Kundera, la leggerezza non è del tutto sostenibile, la vita umana è legata alla terra nella sua pesantezza, nelle sue contraddizioni, nei suoi alti e nei suoi bassi. Nasce quindi un dialogo tra le due dimensioni, ed inoltre si avvia un discorso che riguarda la dimensione sociale della collettività, delle coppie e del singolo individuo. Alle volte sono i gruppi a lasciare emergere più in alto un loro membro, nella speranza di identificazione. Ma come ben sappiamo spesso a questi innalzamenti segue il desiderio di osservare la caduta. Nella coppia spesso un partner porta tutto il peso sulle spalle, e l’altro può godere di questo sostegno per elevarsi, ma è pur sempre vincolato e incomincia a rivolgere lo sguardo verso l’alto. La drammaturgia si infittisce, la serenità lascia spazio ad un’ombrosa cupezza. A prevederlo è la stessa dimensione umana, ma per dare il giusto significato all’esistenza basta semplicemente trovare un equilibrio. Uno spettacolo, dunque, non semplicemente ipnotico, ma votato ad una riflessione più ampia. Adatto a chi ama osservare per poi porsi delle domande. Foto Gregory Batardon