Roma, RomaEuropa Festival 2024: Opening
CHRISTOS PAPADOPOULOS, MERCE CUNNINGHAM, GAVIN BRYARS ENSEMBLE, BALLET DE L’OPÉRA DE LYON
Biped
Creato nel 1999
Entrato nel repertorio del Ballet de l’Opéra de Lyon nel 2024
Coreografia Merce Cunningham
Musica Gavin Bryars
Scena e Ologrammi Paul Kaiser e Shelley Eshkar
Costumi Suzanne Gallo
Luci Aaron Copp
Corpo di ballo Ballet de l’Opéra de Lyon
Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels
Mycelium
Creato il 9 settembre 2023
Entrato nel repertorio del Ballet de l’Opéra de Lyon nel 2023
Prima Nazionale
Coreografia Christos Papadopoulos
Musica Coti K
Ideazione luci Eliza Alexandropoulou
Costumi Angelos Mentis
Corpo di ballo Ballet de l’Opéra de Lyon
Coproduzione Biennale de la danse de Lyon, Theatre de la Ville
Roma, 05 settembre 2024
Ha aperto al Teatro Costanzi la trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival. La collaborazione tra il Festival e l’ente lirico capitolino è stata dedicata alla presenza del Ballet de l’Opéra de Lyon, ora diretto da Cédric Andrieux, nel suo valore simbolico di promotore di un dialogo tra il repertorio e le nuove tendenze coreografiche. Come spiega lo stesso direttore della compagnia, difatti “i danzatori che si uniscono al Ballet cercano una radice classica nell’approccio al movimento e allo stesso tempo la possibilità di scoprire i nuovi talenti coreografici”. Non è un caso che la prima coreografia interpretata sia una ripresa di BIPED, storica creazione di Merce Cunningham, padre della modern dance americana. Già danzatore della Martha Graham Dance Company, avviò la sua personale ricerca coreografica dopo l’incontro con il musicista John Cage. Nella sua visione, la musica e la danza condividono la dimensione spazio-temporale intrecciandosi in modo casuale al fine di privilegiare le potenzialità espressive insite nello stesso movimento, senza imporre una volontà autoriale. I corpi di Cunningham disegnano graficamente nello spazio, contrapponendo l’utilizzo flessuoso delle gambe ai movimenti del torso. E le complesse dinamiche corporali vengono indagate in maniera sofisticata grazie al coinvolgimento delle tecnologie digitali. Già nel 1990 Cunningham elabora coreografie digitali grazie al programma Life Forms, poi divenuto Dance Forms, capace di catturare il movimento attraverso un complesso sistema di sensori e telecamere a raggi infrarossi. Di tutto ciò è testimone peculiare la coreografia BIPED, nata dalla collaborazione con il compositore Gavin Bryars (John Cage era morto nel 1992). La musica delicata, fonde segmenti eseguiti dal vivo ed altri preregistrati, in un alternarsi di sentimenti che dal lirismo della sezione iniziale si spinge verso atmosfere più oscure e inquietanti. È la musica che oggi, al nostro sguardo, pur nel suo essere indipendente dalla coreografia, conduce dentro lo spettacolo, donando sostanza alle forme grafiche disegnate nello spazio dai corpi e al loro riverberarsi nelle proiezioni digitali, che amplificano la dimensione spettacolare grazie a un caleidoscopico uso di dissolvenze e fuochi d’artificio di colori. I movimenti in scena e quelli proiettati non si rispecchiano esattamente, creando una partitura visiva fondata su rimandi coreografici, nonché sul contrasto tra l’evanescenza digitale e l’incisività dei corpi in scena rivestiti di lurex. I movimenti nei loro puri intagli coniugano allungamenti e sospensioni, rotazioni e disequilibri, accelerazioni e indugi. Le composizioni si basano su assoli, duetti, danze d’insieme, che sostituiscono alla rigorosa logica del linguaggio classico un pensiero ispirato all’imprevedibilità scenica. Il clima immersivo e allo stesso tempo misterioso ben prelude al secondo pezzo della serata, Mycelium, creato dal coreografo greco Christos Papadopoulos sulla musica elettronica di Coti K. Anche in questo caso sono le pulsazioni ritmiche della musica a guidare lo spettatore attraverso le evoluzioni coreografiche di venti danzatori, ispirate alle ramificazioni biologiche del mondo dei funghi. Rispetto al precedente lavoro coreografico di Papadopoulos dal titolo Mellowing, visto l’anno scorso all’Auditorium Parco della Musica, le idee concettuali espresse nella coreografia sembrerebbero meno elaborate. Lo stesso movimento si ripete con poche variazioni lungo il corso della coreografia trasmettendosi dai piedi allineati, alle ginocchia, alle anche, all’avambraccio, alle mani. Il gruppo avanza compatto per poi sfaldarsi spazialmente, rimanendo allo stesso tempo unito nelle intenzioni di movimento. Eppure, la suggestione che ne deriva coinvolge e vivifica lo sguardo degli spettatori, trasportati nel mondo dell’immaginazione. Forse è proprio questo il legame con Cunningham. In questo amplificato minimalismo, l’autorialità si riduce per dare spazio all’imprevedibilità espressiva insita nell’intreccio non narrativo tra la potenza evocativa dei corpi e il fascino ipnotico della trama musicale. Foto Agathe Poupeney -Opera de Lyon e Romaeuropa Festival