La scomparsa del grande maestro e il suo De Profundis di Oscar Wilde, l’opera che non ha potuto debuttare al Teatro Vascello.
Glauco Mauri, uno dei più grandi maestri del teatro italiano, ci ha lasciato con un vuoto profondo, e la sua scomparsa è avvenuta in un momento di grande attesa per un altro dei suoi capolavori teatrali. Nato nel 1930, Mauri ha dedicato la sua vita all’arte della recitazione, distinguendosi non solo per il suo talento interpretativo, ma anche per la sua capacità di trasmettere i grandi dilemmi esistenziali che attraversano l’opera umana. Con una carriera che abbraccia più di sei decenni, è riuscito a incarnare la tragedia e la commedia con una naturalezza rara, spaziando da Shakespeare a Beckett, da Pirandello a Ionesco. Fondatore della Compagnia Mauri Sturno, insieme a Roberto Sturno, Glauco Mauri ha dato vita a innumerevoli spettacoli che hanno esplorato i temi dell’amore, della sofferenza e della condizione umana. Era noto per le sue interpretazioni di Re Lear, Aspettando Godot e Sei personaggi in cerca d’autore, portando sulle scene italiane e internazionali la sua visione profonda e appassionata del teatro. Ogni sua interpretazione si distingueva per l’intensità emotiva e l’attenzione al dettaglio, elementi che lo rendevano non solo un attore, ma un vero e proprio “filosofo del palcoscenico”. Nel 2024, all’età di 94 anni, Mauri era pronto a presentare una sua nuova versione di De Profundis, la celebre lettera di Oscar Wilde, che l’autore scrisse durante la sua prigionia nel carcere di Reading. Questo testo, considerato una delle opere più intime e struggenti di Wilde, riflette il tormento interiore dell’autore inglese, vittima della società e delle sue scelte personali. Mauri, con il suo talento e la sua sensibilità, aveva adattato De Profundis per il teatro, spogliandolo delle parti più letterarie per renderlo più accessibile al pubblico moderno. Il suo obiettivo era quello di riportare in scena una parabola universale della sofferenza, della redenzione e dell’amore, temi che avevano caratterizzato l’intera carriera di Wilde e, in fondo, anche quella di Mauri. Lo spettacolo doveva debuttare al Teatro Vascello di Roma a fine settembre 2024, ma il destino ha voluto che Mauri non riuscisse a calcare per l’ultima volta quel palcoscenico a cui aveva dedicato tutta la sua vita. In De Profundis, Mauri avrebbe interpretato il dolore e la sofferenza di Wilde come mai prima, dando vita a un’opera che, per il grande attore, rappresentava una sintesi perfetta tra arte e vita. La sua morte non rappresenta solo la fine di una carriera straordinaria, ma anche la conclusione di un percorso esistenziale e artistico che ha arricchito il teatro italiano e mondiale. Mauri ha lasciato un’eredità fatta di passione, dedizione e una visione profonda dell’arte teatrale come strumento di riflessione e comprensione del mondo.