Opéra en quatre actes da un dramma de Bjørnstjerne Bjørnson, libretto di Charles Grandmougin. Jennifer Holloway (Hulda), Véronique Gens (Gudrun), Judith van Wanroij (Swanhilde), Marie Gautrot (La Mère de Hulda / Halgerde), Ludivine Gombert (Thördis), Edgaras Montvidas (Eiolf), Matthieu Lécroart (Gudleik), Christian Helmer (Aslak), Artavazd Sargsyan (Eyric), François Rougier (Gunnar), Sébastien Droy (Eynar), Guilhem Worms (Thrond), Matthieu Toulouse (Arne / Un Héraut). Choeur de Chambre de Namur, Thibaut Lenaerts (maestro del coro), Orchestre Philharmonique Royal de Liège, Gergely Madaras (direttore). Registrazione: Namur – Concert Hall, 17 maggio 2022 e Liegi – Salle Philharmonique de Liège, 18-20 maggio 2022. 3 CD Fondazione Palazzetto Bru Zane
Il 2022 è stato l’anno del bicentenario della nascita di César Franck e la fondazione palazzetto Bru Zane non poteva perdere l’occasione di celebrare il compositore vallone. Titolo di punta delle celebrazioni è stata la prima registrazione integrale di “Hulda” sua principale opera lirica. Musicata tra il 1879 e il 1885 l’opera non riuscì mai ad andare in scena vivente il compositore e trovo la via del palcoscenico solo in una versione ridotta e rimaneggiata a Montecarlo nel 1894. L’occasione è quindi particolarmente interessante per vedere le doti di Franck alle prese con un genere per lui non abituale come quello dell’opera lirica. La vicenda è ispirata a una saga norvegese medioevale e attesta l’interesse verso il mondo nordico della cultura francese di fine secolo influenzata dai drammi wagneriani (l’esempio più noto è forse il “Sigurd” di Reyer del 1884).
L’opera si pone a cavallo tra la tradizione del grand’opéra – particolarmente evidente sul piano strutturale, la presenza di echi wagneriani e le ben note qualità sinfoniche di Franck. Non sorprende quindi la qualità magistrale della scrittura orchestrale che emerge ovviamente nei brani strumentali – come il lungo balletto del IV atto dove per altro la cupa ambientazione norrena cede il campo a una luminosità da miniatura gotica – ma sottende e guida in modo centrale anche il canto. Franck si dimostra abile anche nel trattamento delle voci con uno stile che alterna un prevalente declamato arioso a intense aperture melodiche di stampo prettamente francese e poco sensibile al gusto wagneriano così come assai poco significativo è l’uso di motivi conduttori. Sul piano drammaturgico l’opera risente di quella tenenza alla dispersione che accomuna molti lavori francesi del tempo con numerose pagine di contorno – tra cui si segnalano per la qualità della scrittura quelle corali – pagine di grande intensità e momenti un po’ buttati via – veramente mal sfruttato è il centrale episodio del duello tra Gudleik ed Eiolf così come poco evidenziata e la morte di quest’ultimo. Un lavoro quindi forse carente sul piano teatrale ma di altissima qualità musicale che la registrazione discografica permette di godere appieno grazie allo splendido suono.
La presente registrazione è pienamente in grado di rendere all’opera tutti i suoi meriti. L’Orchestre Philharmonique Royal de Liège è guidata per l’occasione dall’ungherese Gergely Madaras presenza forse un po’ esotica che dimostra di conoscere perfettamente gusto e stile del compositore e propone una lettura attenta ed equilibrata, capace di rendere la natura complessa della partitura e di mantenere un’apprezzabile unità d’insieme riuscendo a valorizzare la qualità musicale della scrittura di Franck. Il Chœur de Chambre de Namur è ben noto per essere una delle migliori compagini corali per la musica barocca e classica. Qui alle prese con un repertorio assai diverso dimostra tutta la propria completezza fornendo un’esecuzione impeccabile e senza mostrare alcuna difficoltà – nonostante i numeri ridotti della formazione – a svettare sull’imponente orchestra di Franck.
Il cast vocale è dominato dalla protagonista cui gli altri personaggi vengono in qualche modo a ruotare intorno. L’americana Jennifer Holloway non è un nome particolarmente noto al pubblico europeo ma si dimostra cantante di notevole statura. Alle prese con una parte ampia e vocalmente impegnativa mostra grande sicurezza grazie a uno strumento vocale solito e omogeneo, che svetta sicura sulla massa orchestrale – solo qualche durezza sugli estremi acuti – facendosi anche apprezzare per il gusto raffinato e musicale. Sul piano espressivo – anche grazie all’ottima dizione francese – tratteggia un personaggio ricco e appassionato, cogliendo al meglio una personalità complessa e spesso estrema nei suoi atteggiamenti.
In generale è proprio la parte femminile del cast che s’impone maggiormente. Véronique Gens affronta con la classe che ben si conosce il ruolo della regina Gudrun riuscendo a dare interessante spessore a un ruolo di suo un po’ monocorde. Judith van Wanroij è una radiosa Swanhilde mentre Marie Gautrot ha forse una vocalità troppo chiara per essere la madre di Hulda ma canta assai bene. Ludivine Gombert volteggia brillante e sicura nei panni di Thördis uno di quei ruoli di carattere così tipici dell’opera francese.
Corretti ma nel complesso più anonimi gli uomini. Edgaras Montvidas è un tenore lirico dalla voce morbida e dal canto elegante che cesella con raffinato lirismo i duetti con Hulda e Swanhilde ma manca un po’ del piglio epicheggiante che Eiolf richiede in alcuni punti. Corretto ma un po’ anonimo Matthieu Lécroart nei panni del perfido Gudleik, ruolo per altro assai mai sfruttato dal libretto. Bravi nei ruoli di contorno Christian Helmer, Artavazd Sargsyan, François Rougier, Sébastien Droy e Guilhem Worms che forniscono prezioso contributo ai numerosi pezzi d’insieme. Come sempre ricchissimo il libretto di accompagnamento.