101° Arena di Verona Opera Festival 2024: Michele Spotti dirige i Carmina Burana

101° Arena di Verona Opera Festival 2024
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Coro di voci bianche A.LI.VE, Coro di voci bianche A.D’A.MUS.
Direttore Michele Spotti
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Voci bianche dirette da Paolo Facincani, Elisabetta Zucca
Soprano  Gilda Fiume
Controtenore Filippo Mineccia
Baritono Youngjun Park
Carl Orff:“Carmina Burana”
                                                                                    
Verona, 1 settembre 2024
A due anni di distanza dall’ultima rappresentazione, la monumentale cantata scenica di Carl Orff torna a risuonare nella vastità degli spazi areniani. Composta tra il 1935 e il 1936 con il titolo “Carmina Burana: Cantiones profanae cantoribus et choris, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis”, è basata su 24 componimenti poetici scelti tra la raccolta medioevale rinvenuta nel 1803 presso il monastero di Benediktbeuern, in Alta Baviera, dove era conservato il Codex Buranus. Si tratta di componimenti scritti dai goliardi e dai clerici vagantes, studenti che nel Basso Medioevo si spostavano per l’Europa. In un’epoca gravata oltremodo dalla propaganda nazista, questo repertorio era del tutto sconosciuto ed ignorato non sono dalla massa ma dalla stessa comunità musicale; Orff se ne appassionò, attratto dalla varietà degli argomenti trattati, arrivando a musicare 24 poesie in prevalenza su testo latino, il resto in alto tedesco e provenzale antico. Su tutte, la celeberrima O fortuna che apre e chiude la composizione, usata (ed abusata) spesso in diverse occasioni. Invisi al regime nazista per il contenuto erotico, licenzioso ed anticlericale di alcuni canti, i Carmina Burana richiedono un organico massiccio per esaltarne i colori, le melodie, le caratteristiche ritmiche e le sonorità strumentali che Orff tratta magistralmente creando suggestioni sonore accattivanti. La serata areniana vedeva sul podio l’orchestra e il coro della Fondazione al gran completo, due cori di voci bianche posizionati ai lati e i tre solisti. Partiamo dunque da questi ultimi con il soprano Gilda Fiume che dispiega un timbro luminoso sorretto da un uso impeccabile dei fiati e da una singolare musicalità, qualità non sempre scontata nei cantanti, incapaci talvolta di svincolarsi dai canoni stilistici dell’opera; qui il soprano dimostra un’intelligente compenetrazione nel Medioevo musicale immaginario di Orff. Filippo Mineccia, controtenore già presente nel 2022, eleva il suo canto con un timbro morbido e vellutato, mai invadente e con misurata emissione proponendo con garbata ed efficace ironia l’assolo Olim lacus colueram ottimamente interpretato con chiarezza di dizione. A chiudere il terzetto il baritono coreano Youngjun Park, dalla vocalità perentoria eppure capace di sfumature sonore morbide e vellutate cui si aggiungono una singolare capacità di declamazione ed intelligenza musicale, ampiamente dimostrata negli assoli, in particolare in Estuans interius. Dopo le bacchette di Battistoni e di Ezio Bosso, quest’anno la direzione era affidata a Michele Spotti, direttore che si sta costruendo una carriera di tutto rispetto. Dotato di gesto ampio, chiaro, teatrale, 
la sua concertazione non ha dato tuttavia l’impressione di uno scavo nella ricca partitura, basandosi su una semplice osservazione pedissequa delle indicazioni dell’autore e determinando un discorso musicale ben definito; un’interpretazione incompleta, sulla quale si sarebbe potuto lavorare a lungo, con qualche prova in più. Al netto di questo, però, è da sottolineare l’impegno dell’orchestra della Fondazione Arena, lodevole in ogni sezione (soprattutto le percussioni, in evidenza ma mai ridondanti) e del coro, preparato da Roberto Gabbiani, sempre sul pezzo nonostante qualche lieve imprecisione nelle sezioni maschili. Ottime, come sempre, le voci bianche del coro  A.LI.VE. e del coro A.D’A.MUS. diretti rispettivamente da Paolo Facincani e Elisabetta Zucca. Vivi i consensi da parte di un pubblico numeroso che ha riempito l’anfiteatro con qualche vuoto in platea; gli applausi, generosi, hanno salutato quasi ogni singolo brano con vivo disappunto di qualche purista. Ma questa è una delle liturgie dell’Arena di Verona. 
Foto Ennevi per Fondazione Arena