101° Arena di Verona Opera Festival 2024: Giovanni Andrea Zanon esegue Le stagioni di Vivaldi

101° Arena di Verona Opera Festival 2024
Orchestra della Fondazione Arena di Verona
Violino Giovanni Andrea Zanon   
Regia Marco Balich 
Direzione creativa e Artistica Stefania Opipari, Claudio Sbragion
Direzione Artistica Contenuti Video Rino Stefano Tagliafierro
Design Contenuti Video Moving Dots   

Antonio Vivaldi: Concerti Le quattro stagioni da Il Cimento dell’armonia e dell’invenzione op. 8; Concerto in mi bemolle maggiore op. 8 n. 5 “La tempesta di mare”
Verona, 28 agosto 2024
Un’ode al nostro Pianeta Terra, alla sua bellezza e meraviglia, alla delicatezza dei suoi fragili ecosistemi attraverso il passare delle quattro stagioni. Un viaggio straordinario nella magnificenza e nella potenza della natura è l’occasione per ricordarci le sfide che dobbiamo affrontare per preservarne l’equilibrio. Con queste parole la Fondazione Arena ha presentato la serata Viva Vivaldi – Immersive Concert, un’esperienza visiva sulle note secolari del Prete Rosso che celebrano il meraviglioso spettacolo del Creato, prestando l’orecchio al grido accorato che la madre Terra ci sta inviando. Un grido che anche il Santo Padre ci invita ad ascoltare poiché è tutto interconnesso e le crisi ambientali e climatiche, l’inquinamento e le biodiversità compromesse richiedono risposte ecologiche, sociali e politiche; ma anche l’impegno di ciascuno a cambiare le abitudini personali con l’assunzione di responsabilità sulle proprie scelte nel rispetto dell’ambiente. Non un concerto, quindi, bensì un itinerario guidato nel naturale ciclo delle stagioni, ciascuna delle quali foriera di un messaggio chiaro e preciso, che costringe il viaggiatore a fermarsi per contemplare quanto accade intorno mentre egli è impegnato nei ritmi frenetici e logoranti della vita quotidiana. Nella vastità dello spazio scenico areniano, che può offrire ricchezza di spunti e suggestioni visive, la realizzazione musicale non poteva certamente optare per la filologia applicata; ragione per la quale gli archi dell’orchestra areniana si presentavano con una formazione ampiamente rinforzata. Va detto subito, ad onor del vero, che l’amplificazione non ha inficiato il risultato, anzi, l’elemento sonoro si è incardinato alla perfezione su quanto si andava vedendo. I professori erano seminascosti da una sorta di sipario quasi trasparente sul quale erano proiettate immagini ed animazioni mentre il solo violino solista si spostava cambiando spesso ubicazione; questo ha finito ovviamente per generare brevi vuoti temporali che facevano partire gli applausi ad ogni movimento ma per le ragioni stesse sopra descritte tutto questo non ha affatto disturbato la liturgia della Natura. L’esecuzione, senza direttore, era guidata dalla spalla dell’orchestra che interagiva con il violino solista, il giovane ma già affermato e celebrato Giovanni Andrea Zanon; nulla da eccepire sul talento virtuosistico che ha trovato rapida ed efficace intesa con il Concertino e con il Tutti, grazie anche all’orchestra della Fondazione Arena in ottima forma con un suono bello e corposo, teso alla ricerca di un fraseggio legato lasciando le varietà tecniche all’estro del solista. Di particolare intensità emotiva sono risultati i concerti L’estate (in particolare il terzo movimento) e L’inverno con il famoso Larghetto che imita la pioggia grazie ad un suggestivo pizzicato degli archi. Zanon, da parte sua ha offerto un’esecuzione limpida e di particolare pregnanza, arrivando a coinvolgere il proprio corpo in una sorta di coreografia estemporanea che, talvolta, sembrava voler coinvolgere anche l’orchestra. Indugiando nell’agogica, Zanon ha anche arricchito taluni elementi interpretativi di particolare effetto come quello dei contadini ubriachi ne L’autunno ma anche gli scivoloni sul ghiaccio nella stagione invernale; come già evidenziato in altre occasioni precedenti, Zanon riesce a portare il suo strumento ad una sorta di personificazione antropomorfa della stessa musica. Ad estensione ideale delle Stagioni, il concerto in mi bemolle maggiore op. 8 n. 5 detto La tempesta di mare, sul quale le videoproiezioni hanno creato un bellissimo effetto di onde impetuose del mare in burrasca. La parte visiva era affidata alla regìa di Marco Balich, coadiuvato negli effetti da Stefania Opipari, Claudio Sbragion e Rino Stefano Tagliafierro. Generosa la concessione dei bis, ben quattro, con un intenso e commovente Salut d’amour di Elgar, il Carnevale di Venezia op. 10 di Paganini e due movimenti da Le stagioni. Vivissimo il consenso da parte di un pubblico numeroso, vicino al sold out, a testimoniare il successo di una proposta culturale ed artistica oltremodo positiva. Foto Ennevi per Fondazione Arena.