Roma, Casa Museo Mario Praz: ” Un Viaggio nell’Anima di un Maestro dell’Arte e della Critica”

CASA MUSEO MARIO PRAZ
La Casa Museo di Mario Praz a Roma è una gemma nascosta che racchiude il cuore e l’anima di un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte, alla letteratura e all’estetica. Situata nel suggestivo Palazzo Primoli, l’ultima residenza del critico e storico dell’arte Mario Praz, la casa rappresenta un affascinante viaggio tra passato e presente, reale e fantastico, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi in un mondo che riflette pienamente la personalità del suo abitante. Mario Praz, nato a Roma nel 1896, è stato una delle figure più influenti della critica letteraria e della storia dell’arte del XX secolo. La sua opera più celebre, La casa della vita, è ben più di un semplice resoconto delle stanze della sua dimora e degli oggetti che le adornano. In questo testo, Praz intreccia la sua biografia personale con la storia degli arredi e delle collezioni che ha accumulato nel corso della sua vita, rivelando il profondo legame che lo univa a ogni singolo pezzo della sua collezione. Praz non era un semplice collezionista; per lui, ogni oggetto aveva un significato intrinseco, carico di emozioni e memorie. Era noto per il suo amore per il viaggio e per l’antiquariato, con una particolare predilezione per lo stile Impero. La sua descrizione nel Who’s Who era estremamente concisa, ma rivelatrice: “Travelling. Empire furniture“. Questa frase riassumeva perfettamente le sue passioni e la sua vita, dedicata alla scoperta e all’acquisizione di pezzi d’antiquariato che non solo arricchivano la sua collezione, ma riflettevano anche il suo mondo interiore e la cultura europea di cui era profondamente parte. Oltre a La casa della vita, Praz ha scritto numerose altre opere che hanno avuto un impatto significativo sulla critica moderna. Tra queste, spiccano La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930), un testo pionieristico che esplora temi come l’erotismo, la morte e il demonico nel Romanticismo europeo, e Mnemosyne: The Parallel Between Literature and the Visual Arts (1971), in cui Praz esamina le intersezioni tra letteratura e arti visive, offrendo nuove prospettive attraverso una lente intermediale. Queste opere non solo hanno contribuito a consolidare la sua fama a livello internazionale, ma hanno anche influenzato profondamente il pensiero critico del Novecento.  A differenza di molti collezionisti che tendono a mantenere un certo distacco emotivo dagli oggetti che raccolgono, Praz viveva in simbiosi con i suoi pezzi, trovando in essi un riflesso di sé stesso e della cultura che amava. Per lui, gli oggetti non erano semplici testimoni di un passato remoto, ma entità vive che abitavano il presente, ognuna con una propria anima e una propria storia da raccontare. La collezione di Praz includeva mobili in stile Impero, un tempo disprezzati, ma che grazie alla sua passione sono stati rivalutati e riconosciuti come opere d’arte. Questi mobili, insieme a cere, ventagli, quadri d’interni e conversation pieces, creano un’atmosfera unica e suggestiva all’interno della casa. Praz credeva che questi oggetti, spesso trascurati dalle storie ufficiali dell’arte, fossero capaci di raccontare la sua storia e di offrire una visione del mondo che andava oltre la semplice estetica. Un aspetto particolarmente affascinante della personalità di Praz era il suo rapporto quasi mistico con gli specchi e con gli oggetti che richiamavano il concetto di memento mori. Gli specchi, per Praz, non erano solo strumenti di riflessione fisica, ma vere e proprie porte verso altre dimensioni, riflessi di mondi paralleli e di vite passate. Credeva che gli specchi potessero catturare l’immagine delle persone amate e che, una volta che queste fossero scomparse, gli specchi conservassero per sempre la loro immagine, come un ricordo impresso per l’eternità. Anche il tema del memento mori era costantemente presente negli ambienti di Praz, a ricordare la fugacità della vita e la natura effimera dell’esistenza umana. Questa consapevolezza permeava la sua vita e il suo lavoro, influenzando profondamente la sua visione del mondo e il modo in cui si relazionava con gli oggetti che lo circondavano. L’amore di Praz per gli oggetti si estendeva anche agli antiquari, i mercanti d’arte antica che permettevano la trasformazione di un oggetto dimenticato in una vera e propria opera d’arte. In alcuni dei suoi scritti, come Omelette soufflée à l’antiquaire. Elogio degli antiquari, Praz rende omaggio a questi professionisti, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel preservare e valorizzare il patrimonio storico e artistico. Egli apprezzava la loro capacità di far rivivere il passato e di presentarlo in una forma che potesse essere apprezzata dai moderni, riconoscendo al contempo le sfide e le contraddizioni insite in questo processo di valorizzazione. Tuttavia, l’intensa passione di Praz per gli oggetti e il suo rapporto quasi ossessivo con essi non furono sempre compresi. Spesso, veniva visto come un uomo solitario, rinchiuso in una torre d’avorio dove il tempo sembrava essersi fermato, isolato dal resto del mondo. La sua ex-moglie gli rimproverava di vivere in una dead life, una vita fatta di oggetti e ricordi, ma priva del calore umano. Questa visione alimentava un’aura di mistero e inquietudine attorno alla figura di Praz, accentuata dal fatto che egli stesso si percepiva come un uomo in simbiosi con le sue collezioni, intrattenendo relazioni profonde e significative con oggetti apparentemente inanimati. Dopo un tentativo di furto nella sua casa, Praz descrisse il suo disamore per l’appartamento, che fino ad allora aveva considerato un santuario inviolato. Quell’effrazione aveva cambiato per sempre il carattere della casa, facendo passare su di essa “il soffio della morte”. Poco dopo, Praz decise di trasferirsi in un nuovo appartamento a Palazzo Primoli, dove ricominciò il rituale del collezionismo, cercando di ricostruire il suo mondo e di riconsacrare il suo tempio personale. La Casa Museo di Mario Praz rappresenta oggi una delle meraviglie nascoste di Roma, un luogo dove la vita e l’arte si intrecciano in un modo indissolubile, creando un ambiente unico e suggestivo. Visitare questa casa non è solo un’esperienza culturale, ma un vero e proprio viaggio nell’anima di un uomo che ha saputo vedere il mondo attraverso una lente fatta di memoria, arte e magia. Photocredit:MinisterodellaCultura – EmanueleAntonioMinerva