Gaspare Spontini (1774 – 1851): “La vestale” (1806)

Tragedia lirica in tre atti su libretto di d’Étienne de Jouy. Marina Rebeka (Julia), Stanislas de Barbeyrac (Licinius), Tassis Christoyannis (Cinna), Aude Extrémo (La Grande Vestale), Nicolas Courjal (Le Souverain Pontife), David Witczak  (Un Consul / Le Chef des Aruspices). Flemish Radio Choir, Thomas Tacquet (maestro del coro), Les Talens Lyriques, Christophe Rousset (direttore). Registrazione: Parigi, Recorded at La Seine Musical,  17-20 giugno 2022. 2 CD Fondazione Palazzetto Bru Zane
La Vestale” rappresenta in musica l’esempio più illustre dello stile impero, di quel neoclassicismo solenne che l’Impero napoleonico aveva eletto a stile di stato e che per le sue capacità rappresentative sarebbe stato adottato da gran parte delle corti d’Europa. Più ancora di Cherubini, Spontini è il compositore che più sa incarnare quell’estetica solo apparentemente tradizionale ma già scossa dai fremiti di quel nuovo mondo che si dischiudeva al passaggio delle armate napoleoniche.
La Vestale” andata in scena all’Opéra il 15 dicembre 1807 con il patrocinio personale dell’imperatrice Giuseppina è al contempo il punto di arrivo del classicismo riformato francese di Gluck e dei suoi continuatori e dall’altro una sorta di prototipo di quella che sarà l’ormai prossima stagione del grand’opéra. Musicalmente sublime l’opera riesce a trovare il delicato punto di equilibrio tra il rigore formale classico e la purezza tutta gluckiana di alcuni passaggi – si pensi soprattutto alle scene corali e di preghiera – e l’emergere di un’urgenza espressiva nuova e quasi beethoveniana degli affetti dei due protagonisti.
Quest’opera – come molte di quella stagione – ha però perso molta attrattiva con l’affermarsi del gusto pienamente romantico e le riprese novecentesche – pur storiche per il prestigio degli interpreti coinvolti – erano quanto di più lontano ci fosse al gusto e allo stile di questi lavori. La Fondazione Palazzetto Bru dopo aver fatto riscoprire “Olympie” propone ora una versione filologica – per la prima volta con strumenti originali – e integrale dell’opera più nota di Spontini con un cast di altissimo livello che rende pienamente giustizia a questa musica.

Conoscitore profondo e sensibile della musica pre-romantica Christophe Rousset guida Les Talens lyriques in una prestazione magistrale. Rousset ha pienamente presente la duplicità della partitura e gioca a esaltarne i contrasti e le contrapposizioni che animano dall’intero anche i singoli brani. Si ascolti con quale efficacia il rigore gluckiano dell’ouverture e sconvolto dell’emergere dai toni beehoveniani dell’Allegro così teso e nervoso. Pulizia e intensità espressiva, cura del dettaglio e visione complessiva sono perfettamente fusi nella visione di Rousset ed eseguiti con assoluta maestria dall’orchestra. Altrettanto sugli scudi il Flemish radio choir – forse la miglior compagine corale al mondo in questo repertorio – che nonostante i numeri ridotti dona tutta la grandiosità alle pagine d’occasione e ha una delicatezza cameristica nei momenti più intimi forse impensabile per compagini con impostazione più tradizionale.
Il cast è quasi quanto di meglio si possa mettere oggi insieme per questo titolo.
Magnifica la Julia di Marina Rebeka. La cantante lettone – pur attiva in un repertorio molto vasto – ha una particolare affinità con questo mondo espressivo. La voce di una luminosità morbida e radiosità, la dolcezza setosa e carezzevole dell’emissione si adattano come un guanto a questa musica mentre la solidità vocale e l’autorevolezza dell’accento le permettono di completare un ritratto ricco e sfaccettato. Interprete sensibile e musicista raffinata la Rebeka trova i giusti accenti in un ruolo in cui se prevale il tono di nobile lirismo non mancano momenti di accensione passione come quell’esplosione su “Impitoyables dieux” in cui la linea è sconvolta da un’energia non lontana da quella che si esprime nei furori dell’Elettra mozartiana.

Stanislas de Barbeyrac è un Licinius di notevole baldanza vocale. Voce solida e molto robusta, timbro giusto per un ruolo sostanzialmente baritenorile, accento aulico e magniloquente. Manca di contro una maggior dolcezza, una capacità di abbandonarsi maggiormente nei passi più lirici, in lui il proconsole prevale sempre sull’amante.
L’amico Cinna – la coppia virile è palesemente modellata su Oreste e Pylade de l’”Iphigenie en Tauride” di Gluck – trova ottimo esecutore in Tassis Christoyannis che schiarisce la voce avvicinandosi anche come timbro – oltre che come espressività – alle caratteristiche di Licinius a ribadire la vicinanza spirituale dei due amici.
Vera rivelazione – almeno per il pubblico italiano – Aude Extrémo affronta la Grande Vestale con una splendida voce di contralto calda e profonda mente sul piano espressivo l’autorità della sacerdotessa si carica di una dolcezza quasi materna nel duetto con Julia. Nicolas Courjal (Souverain Pontifie) ha il suo momento di gloria nei furenti declamati del III atto mentre nel resto dell’opera ci è parso un po’ carente di autorità e non così convincente come in altre occasioni.
Ottime le parti di fianco, pienamente godibile la registrazione e come sempre ricchissimo il libretto di accompagnamento – in francese e inglese – che come sempre rappresenta uno dei punti di forza di queste registrazioni.