Bayreuther Festspiele 2024: “Tannhäuser”

Bayreuther Festspiele 2024, Festspielhaus
“TANNHÄUSER”
Opera romantica in tre atti, musica e libretto di Richard Wagner 
Landgraf Hermann GÜNTHER GROISSBÖCK
Tannhäuser KLAUS FLORIAN VOGT
Wolfram von Eschennach MARKUS EICHE
Walther der Vogelweide SIYABONGA MAQUNGO
Biterolf  OLAFUR SIGURDARSON
Heinrich der Schreiber MARTIN KOCH
Reimar von Zweiter  JENS-ERIK AASBØ
Elisabeth ELISABETH TEIGE
Venus IRENE ROBERTS
Ein jungerHirt FLURINA STUCKI
Le Gateau Chocolat LE GATEAU CHOCOLAT
Oskar MANNI LAUDENBACH
Orchestra e Coro dei Bayreuther Festspiele
Direttore Nathalie Stutzmann
Maestro del Coro Eberhard Friedrich
Regia Tobias Kratzer
Scene e Costumi Rainer Sellmeier
Luci Reinhard Traub
Video Manuel Braun
Drammaturgia Konrad Kuhn
Ripresa dell’ allestimento del 2019
Bayreuth Festspielhaus, 4 agosto 2024
La splendida messinscena del Tannhäuser ideata per i Bayreuther Festspiele del 2019 da Tobias Kratzer appartiene sicuramente ai massimi esiti artistici del teatro wagneriano negli ultimi decenni e io quest’ anno sono tornato a vederla per la terza volta. Tobias Kratzer, trentanovenne regista nato a Landshut nel Niederbayern e formatosi alla Bayerische Theaterakademie August Everding, che in Germania si è fatto un nome soprattutto con la Götterdämmerung messa in scena nel 2017 al Badische Staatstheater di Karlsruhe, insignita del prestigioso Deutscher Theaterpreis Der Faust e che dopo l’ enorme successo di questa produzione ha lavorato con tutti i maggiori teatri tedeschiha realizzato una messinscena che per forza espressiva del racconto scenico, audacia innovativa e coerenza ferrea di narrazione deve essere senza dubbio annoverata fra i migliori spettacoli wagneriani visti negli ultimi anni. Nella partitura wagneriana, eseguita nella versione di Dresden, il regista bavarese vede e sente nella sua concezione scenica tutta la forza trasgressiva del Wagner più acerbo, giovane e rivoluzionario, sia dal punto di vista musicale che da quello sociale e politico, ed è questa la chiave con la quale va letto il suo allestimento, basato su immagini forti e provocatorie ma perfettamente coerenti con la narrazione e pienamente in sintonia con le caratteristiche del testo. Kratzer racconta la storia di Tannhäuser come quella di un artista stanco della cultura ufficiale e in cerca della libertà di espressione, che a un certo punto decide di rientrare nel suo mondo di origine dove però la sua audace creatività  provoca uno scandalo che lo costringe ad allontanarsi, in cerca di una redenzione che non arriverà mai. Il clown, la drag queen e il ragazzo deforme che é vestito esattamente come il personaggio di Oskar Matzerath nel celebre romanzo Die Blechtrommel di Gunter Grass che hanno scandalizzato una parte del pubblico conservatore, in questo allestimento sono semplicemente l’ immagine di un mondo degenerato da cui Tannhäuser vuole riscattarsi. È un’ idea logica, che funziona benissimo e non ha proprio nulla di dissacrante. La straziante immagine finale, con Wolfram che ricopre il corpo di Elisabeth morta dissanguata, sorretto da Tannhäuser in una posa che richiama quella della Pietà di Michelangelo, conclude in maniera commovente uno spettacolo che suscita emozioni di alta intensità e colpisce anche ancora oggi per la carica emotiva, il perfetto coordinamento fra video, recitazione e musica, la raffinatezza delle citazioni e del racconto scenico. 
Rispetto alle recite del 2019, il cast della parte musicale era quasi completamente cambiato.Nathalie Stutzmann, che nelle recite dell’ anno scorso era stata la seconda donna a salire sul podio del Festspielhaus, ha realizzato una direzione tutto sommato soddisfacente anche se non molto originale. La direttrice e contralto francese è stata coadiuvata in maniera ideale dalla stupenda orchestra e dal coro, che sotto la direzione di Eberhard Friedrich si è imposto come autentico coprotagonista della serata. Per quanto riguarda la compagnia di canto, Klaus Florian Vogt come protagonista ha preso il posto dello scomparsoo Stephen Gould, che è stato ricordato con un’ immagine inserita nel video proiettato durante l’ Ouverture, salutata da un lungo applauso. Vogt ha cantato piuttosto bene anche se con una certa freddezza espressiva, che si notava soprattutto nel grande monologo del terzo atto. Il soprano nonrvegese Elisabeth Teige, che come lo scorso anno impersonava con grande successo il ruolo di Elisabeth oltre a quello di Senta nel Fliegende Holländer, ha messo in mostra tutte le qualità della sua voce ampia e squillante da vero Hochdramatischer Sopran wagneriano, che si imponeva per la sicurezza delle note acute e il tono fervido del fraseggio grazie al quale è stata in grado di realizzare al meglio il tono di accesa passione in Dich, teure Halle e l’ angoscia disperata  della preghiera Allmächt’ge Jungfrau, hör mein Flehen! oltre che di svettare con grande sicurezza sulle altre voci nel concertato finale del secondo atto. Buona anche la Venus del quarantunenne mezzosoprano californiano Irene Roberts, anche lei in possesso di una voce robusta e omogenea. Nella parte del Landgraf, Günther Groissböck ha cantato con sufficiente autorevolezza di fraseggio. Unico elemento rimasto del cast originale era il Wolfram di Markus Eiche, cantante dalla classe davvero di livello superiore, come sempre nobile nel fraseggio e magnifico nell’ esecuzione della celebre aria O du, mein holder Abendstern, cantata con un tono di amara e cruda disillusione perfettamente in linea con la raffigurazione scenica. Alla fine il pubblico del Festspielhaus ha applaudito a lungo tutti i componenti di una messincena che continua ad essere molto apprezzata anche dopo cinque anni dalle sue prime apparizioni. Per quanto mi riguarda, posso dire che il mio soggiorno a Bayreuth è stato anche quest’ anno ampiamente soddisfacente. Foto ©Enrico Nawrath