Venezia, Teatro La Fenice: Markus Stenz dirige Ives, Bellini e Wagner

Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2023-2024
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Markus Stenz
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Piccoli Cantori Veneziani
Maestro del Coro Diana D’Alessio
Amfortas Alex Esposito
Titurel Adolfo Corrado
Gurnemanz Tareq Nazmi
Parsifal Leonardo Cortellazzi
Eine Altstimme Valeria Girardello
Charles Ives:  “The Unanswered Question”; Vincenzo Bellini: “Norma”, sinfonia
Richard Wagner: “Parsifal” – estratti
Venezia, 6 luglio 2024
Ancora Markus Stenz – già protagonista, nel mese di giugno, al Teatro La Fenice in occasione di eventi e reduce dalla recente, fortunata tournée fenicea ad Amburgo – è salito nuovamente sul podio del Teatro veneziano, per cimentarsi in unprogramma, comprendente The Unanswered Question di Ives, la Sinfonia dalla Norma di Bellini e alcuni estratti dal Parsifal di Wagner, questi ultimi interpretati dai basso-baritono Alex Esposito, dai bassi Adolfo Corrado e Tareq Nazmi, dal tenore Leonardo Cortellazzi e dal mezzosoprano Valeria Girardello , nonché dal Coro, istruito da Alfonso Caiani. Assolutamente lontana dal sinfonismo classico-romantico è apparsa The Unanswered Question (1908), una partitura sperimentale, punto di partenza della nuova musica americana; ammirevole per la semplicità dei mezzi utilizzati dal compositore, che sovrappone tre diverse dimensioni espressive con evidenti implicazioni simboliche, affidate rispettivamente agli archi, alla tromba solista e a un quartetto di flauti. Calibratissimo – sotto la guida del maestro tedesco, che ha saputo coordinare con precisione i due gruppi strumentali e il solista – l’intervento dell’orchestra d’archi nell’intessere uno sfondo rarefatto, che ha attraversato l’intera partitura con accordi consonanti, prolungati, implacabili, a rappresentare anche fisicamente – gli archi stavano fuori scena – la distanza tra il silenzio dei “druidi”, che nella loro solitudine indisturbata contemplano il nulla, e l’affannosa ricerca dei mortali. La tromba di Piergiuseppe Doldi – collocata suggestivamente in loggione – ha ben interpretato, reiterando la sua frase politonale avvolta dalla stessa aura sospesa – il ruolo dell’eroe, che si interroga sul senso dell’esistenza, mentre il quartetto dei flauti – perfettamente affiatati nei loro interventi dissonanti – hanno reso con asprezza e goffaggine crescenti il vano tentativo degli uomini di trovare una risposta all’eterno interrogativo della tromba. Ancora i druidi venivano, in qualche modo, evocati dalla sinfonia della Norma (1830), nella cui esecuzione Stenz – sostenuto dall’orchestra in gran forma – ha dato prova di una grande scuola del legato e di una spiccata sensibilità melodica, oltre che di una lettura intensamente espressiva. Solennemente tragica l’introduzione accordale in Sol minore, che apre questo incisivo mosaico sonoro, che prelude mirabilmente al contenuto psicologico della vicenda. Carico di inquietudine e tensione il primo tema che scende poggiando su una sesta napoletana di sol, affidata al nervoso ribattuto di flauto, violini primi e viole, cui è seguito il secondo tema – strettamente imparentato con il precedente – con il suo incedere convulso e bruscamente marcato. Meno frenetico ma pur sempre molto espressivo il terzo tema, dal ritmo puntato, affidato ai legni e alle trombe sul pacato pizzicato degli archi, anticipando la vibrante cabaletta di Norma, che chiude il duetto con Pollione nel secondo atto. Uno squarcio inatteso si è schiuso con il quarto tema, in maggiore, poiché i trilli dei violini primi su un placido fondale orchestrale emanavano un’aura di serenità mistico-contemplativa, precorrendo le pacate battute conclusive dell’aggressivo coro di guerra nell’atto secondo (peraltro, spesso implacabilmente tagliate). Del Parsifal di Richard Wagner (prima rappresentazione: Bayreuth, Festspielhaus, 26 luglio 1882) si è eseguita la scena che si svolge nella Sala del Gral, presso il Castello di Montsalvat. Parsifal, ‘der reine Tor’ (‘il puro folle’), vi giunge accompagnato da Gurnemanz, il decano dei Cavalieri del Gral, che lo guida alla pia Àgape, dove riceverà bevanda e nutrimento dalla sacra coppa. Straordinario il maestro Stenz nel guidare con mano sicura l’Orchestra lungo questo percorso ‘virtuale’ dalla foresta ad una grotta fra volte rocciose, reso da Wagner attraverso il dipanarsi di uno spettacolare interludio sinfonico: la Verwandlugsmusik (Musica della trasformazione). Equilibrata eppure potentemente espressiva l’interpretazione del direttore tedesco, che ha saputo immergerci in questo fiume di note, dove si sono avvicendati in tutta la loro icasticità numerosi leitmotivetra cui il ricorrente Motivo delle Campane e lo straziante Motivo della Sofferenza –, in un graduale crescendo a misura che i due personaggi si avvicinanvano idealmente al castello. Nella grande sala è risuonato, solenne, il Motivo dell’Àgape – intonato da trombe e tromboni –, e poi ancora quello delle Campane un po’ variato nel ritmo. L’episodio è culminato nella suggestiva enunciazione del Motivo del Gral (il celebre Amen di Dresda), seguito dai timpani con la loro incisiva versione ancora del Motivo delle Campane. Una volta entrati nella sala – da qui è iniziata anche la parte vocale – Gurnemanz e Parsifal assistono al rito. Veramente eccelsa, in generale, la prestazione dei cantanti e dei Cori. Traboccante di pathos l’Amfortas di Alex Esposito, segnalatosi per nobiltà di timbro e fraseggio, dovizia di contrasti e sfmature a livello interpretaivo, nel suo gridare la sua disperazione prima della celebrazione eucaristica, dando l’idea di un rituale compromesso, estenuato, prossimo alla dissoluzione. L’esternazione del rimorso e della sofferenza da parte di Amfortas – colpevole di aver ceduto a Kundry – è esplosa in tuta la sua forza tra continue contorsioni cromatiche, che invano cercano una ‘redenzione’ diatonica. Toccante il Titurel, padre di Amfortas, di Adolfo Corradovoce dal forte timbro suro – nei suoi accorati interventi. Autorevole Tarekq Nazmi come Gurnemanz, anch’egli dalla voce ben timbrata, nobile e severo, a guidare il ‘puro folle’ verso la consapevolezza della propria missione redentrice. Incisivo Leonardo Cortellazzi nei brevi interventi di Parsifal appena prima che inizi la Musica di trasformazione. Analogamente positiva Valeria Girardello – Una voce dall’alto – in chiusura della scena. Esemplare il Coro della Fenice, insieme ai Piccoli Cantori Veneziani, a dar voce con giusto accento ed encomiabile adeguatezza interpretativa ai momenti salienti dell’azione sacra, segnalandosi nella sommessa scansione delle formule rituali durante la celebrazione eucaristica. Successo caloroso per tutti e un affettuoso saluto al maestro tedesco.