Torino, Teatro Regio, stagione d’opera e di balletto 2023-2024
“IL TRITTICO” Musica di Giacomo Puccini
“IL TABARRO”
Opera in un atto su libretto di Giuseppe Adami
Michele ROBERTO FRONTALI
Luigi SAMUELE SIMONCINI
Giorgetta ELENA STIKHINA
La Frugola ANNUNZIATA VESTRI
Il Tinca ROBERTO COVATTA
Il Talpa GIANFRANCO MONTRESOR
Una giovane amante LUCREZIA DREI
Un giovane amante MATTEO MEZZARO
Un venditore di canzonette e Voce di tenorino ENRICO MARIA PIAZZA
Voce di sopranino IRINA BOGDANOVA
“SUOR ANGELICA”
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Suor Angelica ELENA STIKHINA
La zia principessa ANNA MARIA CHIURI
La suora infermiera e La maestra delle novizie TINEKE VAN INGELGEM
La suora zelatrice ANNUNZIATA VESTRI
Suor Genovieffa LUCREZIA DREI
La badessa MONICA BACELLI
Suor Osmina ANNELIES KERSTENS
Una novizia e Prima conversa EMMA POSMAN
Suor Dolcina e Seconda conversa KSENIA CHUBUNOVA
Prima sorella cercatrice IRINA BOGDANOVA
Seconda sorella cercatrice e Seconda suora LYUDMYLA PORVATOVA
Prima suora JANG EUN YOUNG
Terza suora LAURA LANFRANCHI
“GIANNI SCHICCHI”
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Gianni Schicchi ROBERTO FRONTALI
Lauretta LUCREZIA DREI
Zita ELENA ZILIO
Rinuccio MATTEO MEZZARO
Gherardo ROBERTO COVATTA
Nella IRINA BOGDANOVA
Gherardino ACHILLE COATTO
Betto di Signa TYLER ZIMMERMAN
Simone GIANFRANCO MONTRESOR
Marco ANDRES CASCANTE
La Ciesca TINEKE VAN INGELGEM
Maestro Spinelloccio e Ser Amantio di Nicolao ROBERTO ACCURSO
Pinellino MARCO SPORTELLI
Guccio ROBERTO CALAMO
Buoso Donati RICCARDO MATTIOTTO
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Regio Torino
Direttore Pinchas Steinberg
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Tobias Kratzer ripresa da Ludivine Petit
Scene e Costumi Rainer Sellmaier ripresi da Clara Hertel
Luci Bern Purkrabek riprese da Gianni Bertoli
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino in coproduzione con Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles
Torino, 2 luglio 2024
La stagione d’opera del Teatro Regio di Torino si è conclusa con le rappresentazioni del Trittico pucciniano. Scelta assai felice, perché corona un cartellone dedicato a omaggiare il compositore lucchese nell’anno centenario con quello che si può considerare il suo titolo più complesso e impegnativo da produrre. Nell’allestire questo polittico, Tobias Kratzer ha scelto una ambientazione unificata attorno agli anni ’70 del ‘900, Funziona per Tabarro e Schicchi, diventa incoerente in Suor Angelica. Fatta questa scelta cronologica, è apprezzabile l’idea di rimpiazzare la diversità di epoca con una differenza di media narrativi: il fumetto per Il tabarro, il cinema per Suor Angelica, lo show televisivo, con tanto di pubblico dal vivo, per Gianni Schicchi). In Suor Angelica è efficace l’interazione tra scene proiettate e recitazione, mostrando come diverse forme d’arte performativa, se maneggiate con sapienza, possano integrarsi in maniera persuasiva. Il dramma claustrale è anche il pannello più riuscito del punto di vista musicale, sia perché è forse quello uscito più felicemente dalla penna del compositore, sia perché è quello che meglio si sposa con la direzione di Pinchas Steinberg, dai tempi leggermente dilatati, tesi a valorizzare ogni sfumatura espressiva; e questo, se giova in generale, è particolarmente congeniale ai ritmi di una vicenda ambientata tra le mura di un monastero, tra piccole scene di vita conventuale ed esplorazione degli abissi dell’animo umano. Ma anche la tragedia verista del Tabarro (forse meno affine alle corde pucciniane) e la commedia sarcastica di Gianni Schicchi sono state restituite nella loro viva identità, per merito di un lavoro di squadra rodato e perfezionatosi nel corso delle recite, che nella replica di cui si scrive non ha lasciato spazio alle perplessità emerse in occasione delle prime rappresentazioni. Lavoro di squadra che ha fatto perno, oltre che sugli impeccabili complessi artistici del Regio (Orchestra, Coro e Coro di voci bianche), su circa venticinque solisti spesso impegnati in doppi o tripli ruoli. Il soprano Elena Stikhina rivela una voce gradevole e tecnicamente convincente che le permette di interpretare con sensibilità la figura di Giorgetta e il canto di conversazione che caratterizza la prima parte di Suor Angelica, di cui è protagonista. Dopo il confronto con la zia, e in specie in «Senza mamma», dove il ruolo si riveste di più intenso lirismo drammatico, gioverebbe un maggiore scavo sulla parola cantata, cui potrà giungere acquisendo più dimestichezza con la nostra lingua. Sempre perfettamente a piombo è il soprano Lucrezia Drei, voce della giovane amante nel Tabarro, che riveste i ruoli di Suor Genovieffa e di Lauretta con quella freschezza propria dell’età giovanile, che sa essere delicata e leggera, ingenua al punto giusto senza far perdere carattere al personaggio. Annunziata Vestri, mezzosoprano dal timbro acidulo, è un po’ affettata nel costruire il personaggio della Frugola, mentre risulta perfetta come piccata suora zelatrice. Interpreta solo la Zia Principessa il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, rivestendola di colori che, pur venati d’opaco, ne tratteggiano perfettamente il carattere crudele e distaccato. Giustamente contrapposte le due principali vocalità tenorili, che incarnano giovani pressoché coetanei ma di classi sociali completamente diverse. Samuele Simoncini è un Luigi dalla voce stentorea, qua e là sotto sforzo, che rende conto di un uomo forgiato dalla durezza del lavoro di fatica; della sua aria socialisteggiante si ricordano soprattutto i sapienti interventi orchestrali che hanno perfettamente sottolineato i significati del testo. Matteo Mezzaro, oltre che voce del giovane amante (nel Tabarro), è un Rinuccio di slanciato lirismo, che restituisce il rampollo di nobile famiglia non come scialbo damerino bensì come giovane entusiasta dei propri sentimenti. Magistrale risulta l’interpretazione del baritono Roberto Frontali nei due ruoli diversissimi di Michele e di Gianni Schicchi: il padrone della barca è tratteggiato con grande solidità vocale e un fraseggio molto curato, che ne mette in risalto le venature umane pur non cancellandone la natura rude; l’astuto fiorentino è reso nella sua doppiezza di sfacciato simulatore grazie a un accorto gioco sul fronte timbrico. Nell’ampio elenco del cast ci si limiterà a dire che tutti hanno caratterizzato con efficacia la propria parte, mai insignificante, in rispetto dei dati che Puccini inserì con chiarezza nell’elenco dei personaggi. E che tutti hanno contribuito alla riuscita di una produzione memorabile per imponenza, che ha reso giustizia alla poliedricità dell’ispirazione pucciniana e ha avuto un ottimo successo tra il pur non numerosissimo pubblico.