Stefano Andrea Macchi: L’Arte di Interpretare tra Palcoscenico e Studio di Doppiaggio

STEFANO ANDREA MACCHI
L’Arte di Interpretare tra Palcoscenico e Studio di Doppiaggio
Stefano Andrea Macchi è nato a Monza, figlio di un padre milanese e una madre esule della Dalmazia italiana
. Ha vissuto a Monza fino all’età di trentatré anni, per poi trasferirsi a Roma. La sua prima esperienza sul palcoscenico risale a quando aveva dodici anni, interpretando un musical originale scritto e diretto da Giancarlo Bertoni. Sebbene quell’esperienza non lo avesse coinvolto a tal punto da fargli capire che la recitazione sarebbe stata la sua strada, fu un punto di partenza significativo. Durante il liceo classico, Stefano iniziò a sentirsi insoddisfatto e a cercare il proprio posto nel mondo. Nel 1992, organizzò uno spettacolo in onore di Freddie Mercury, studiando i suoi movimenti per mesi. Questo evento segnò l’inizio della sua passione per la performance. Nonostante la mancanza di supporto familiare, Stefano proseguì su questa strada, imitò Michael Jackson l’anno successivo e Jim Morrison, cantando dal vivo con una band formata dai suoi compagni di classe. Dopo alcuni anni all’università, decise di partire per il servizio militare, una scelta maturata anche a seguito della perdita del padre. Durante la leva, continuò con le sue imitazioni e, una volta congedato, iniziò a dedicarsi al teatro dialettale milanese. Si iscrisse e si diplomò alla Scuola Internazionale di Teatro di Kuniaki Ida, segnando l’inizio della sua carriera professionale con spettacoli come “Arlecchino servitore di due padroni” e “Le furbizie di Scapino”, diretto da Sergio Fantoni in una tournée nazionale. Per anni, Stefano si è dedicato al teatro, partecipando sporadicamente a spot pubblicitari, telepromozioni, fiction e film tv. Un breve soggiorno a Roma per girare un cortometraggio lo portò a scoprire la passione per il doppiaggio, campo in cui iniziò a fare provini e studiare nel 2008. Nonostante le difficoltà iniziali, la sua determinazione e passione lo hanno portato a diventare il professionista che è oggi.

Non sempre è ben chiara a tutti la differenza tra attore  e doppiatore. Puoi aiutarci?
Esiste una sottile linea di confine tra il mestiere dell’attore e quello del doppiatore, una distinzione spesso trascurata ma cruciale per comprendere la complessità e le sfumature di ciascuna professione. Nonostante l’intima connessione tra queste due figure, le competenze richieste per eccellere in ciascun campo sono specifiche e non sempre intercambiabili. L’attore, innanzitutto, deve padroneggiare una vasta gamma di abilità che vanno oltre la semplice interpretazione del personaggio. Deve saper utilizzare il proprio corpo, gestire la propria espressività facciale, e adattarsi a diverse situazioni sceniche e registiche. Queste abilità sono affinate attraverso anni di formazione e pratica, sia in teatro che davanti alla macchina da presa. D’altra parte, il doppiatore deve possedere una tecnica vocale impeccabile. La sua sfida principale è quella di infondere vita e autenticità al personaggio tramite la sola voce, spesso senza la possibilità di esprimersi fisicamente. Questo richiede un controllo straordinario della propria vocalità, una comprensione profonda delle sfumature emotive e la capacità di sincronizzarsi perfettamente con gli attori originali. Non tutti gli attori, per quanto talentuosi, riescono a diventare doppiatori di successo. La tecnica del doppiaggio, infatti, non è innata ma deve essere appresa e raffinata attraverso uno studio rigoroso e molta pratica. Allo stesso modo, molti doppiatori non si trovano a loro agio sul palcoscenico o davanti alla cinepresa, poiché manca loro l’esperienza necessaria per gestire la presenza fisica e l’interazione diretta con altri attori.
Cos’è il doppiaggio oggi?
Il doppiaggio rappresenta un’opportunità unica per apprezzare ulteriormente la bellezza del cinema. Un film straniero di alta qualità, se doppiato con maestria, offre agli spettatori la possibilità di godere di due versioni artisticamente ricche: quella originale, così come immaginata dal regista, e quella doppiata, interpretata dai talentuosi artisti italiani che cercano di riprodurre fedelmente le emozioni dell’opera originale. La visione del film nella sua lingua originale permette di cogliere le sfumature e l’autenticità delle performance degli attori, un’esperienza particolarmente preziosa per chi ha la padronanza della lingua. Tuttavia, il doppiaggio italiano, noto per la sua eccellenza, offre una versione che non solo mantiene l’integrità del film, ma arricchisce l’esperienza cinematografica attraverso l’interpretazione dei nostri artisti. In questo senso, si può dire che gli spettatori italiani siano particolarmente fortunati. La possibilità di alternare tra la versione originale e quella doppiata consente di apprezzare appieno il lavoro sia degli attori originali sia dei doppiatori. Questo processo di confronto e apprezzamento continuo tra le due versioni del film è un privilegio che ci distingue. Personalmente, non posso contare le volte in cui ho visto un film doppiato per poi rivederlo in lingua originale e successivamente ritornare alla versione doppiata. Questo permette non solo di godere del lavoro dell’attore, ma anche di apprezzare la finezza e l’arte del doppiatore.
Il Futuro del Doppiaggio nell’Era dell’Intelligenza Artificiale: Una Questione Controversa
L’avanzamento della tecnologia solleva questioni complesse e spesso controverse, e il campo del doppiaggio non fa eccezione. Siamo ormai vicini a un punto di svolta in cui l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) potrebbe trasformare radicalmente questa professione. Presto, attori di Hollywood potrebbero parlare fluentemente in italiano e quelli italiani in inglese, eliminando la necessità del doppiaggio tradizionale. Inoltre, voci sintetizzate potrebbero essere utilizzate per il doppiaggio di film e per la narrazione di documentari, sfruttando la potenza delle reti neurali e della sintesi vocale avanzata. Questa prospettiva, tuttavia, non è priva di implicazioni etiche e legali. La sostituzione delle voci umane con quelle generate dall’AI solleva preoccupazioni riguardo alla perdita di autenticità e di espressività che solo un attore umano può offrire. La voce umana non è solo suono, ma è carica di sfumature emotive e di personalità che sono difficili da replicare artificialmente. L’AI, per quanto avanzata, rischia di appiattire queste caratteristiche uniche, trasformando il doppiaggio in un processo più meccanico che artistico. La regolamentazione diventa quindi un elemento cruciale per gestire questa transizione. Gli artisti devono avere il controllo su come la loro immagine e la loro voce vengono utilizzate, e questo richiede una normativa rigorosa che protegga i loro interessi.
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