Roma, Teatro dell’Opera, Caracalla Festival 2024
“LE NOTTI ROMANE DI DIOR”
Nuit dansée
Musica Philip Glass
Coreografia Giorgio Mancini
Direttore Carlo Donadio
Luci Stefano Laselva
Nuit romaine
Musiche su base registrata di Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel, Johann Sebastian Bach, Gioacchino Rossini, Ludwig Van Beethoven, Franz Schubert, Richard Wagner, Daft Punk
Coreografia Angelin Preljocaj
Assistente coreografo Claudia De Smet
Luci Eric Soyer
Con Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel
Costumi Maria Grazia Chiuri Christian Dior Couture
Scene Andrea Miglio
Video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno
Orchestra, Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, 10 luglio 2024
Una serata dedicata a Dior all’Opera di Roma. Non è solo un invito inebriante a tuffarsi nel mondo dell’haute couture, ma una celebrazione apprezzabile del ruolo che il costume ha avuto nella definizione storica del genere del balletto e nell’individuazione di una sua peculiare poetica. A testimoniarlo è già il primo brano, Nuit dansée, cucito sulle note del Concerto per Piano e Orchestra di Philip Glass dal coreografo Giorgio Mancini, postosi come obiettivo la costruzione di un balletto astratto in cui riflettere sul proprio rapporto con la danza. Avvolta da un vaporoso tulle chiaro, la coppia protagonista, formata da Rebecca Bianchi e Michele Satriano, si confronta con altre due coppie principali e quattro secondarie che le fanno da ombreggiatura, risaltata dalla proiezione di fronde boschive sulle rovine delle Terme di Caracalla. Attraverso il linguaggio dell’arabesque, di energici tours e salti e di eleganti port de bras, si rimanda visibilmente alle figure eteree del balletto romantico. Ma il preciso stile che connota la coreografia si insinua ipnoticamente nella musica minimalista di Philip Glass. Nel dialogo tra una struttura ripetitiva e suggestione melodica, il movimento dei tutù dona intensità alla gestualità corporea al fine di trasmettere la nascita di languide emozioni che proprio grazie ai costumi riescono a prendere il volo. Ben diverso è il secondo pezzo coreografato da Angelin Preljocaj dal titolo Nuit romaine. Nato inizialmente come un film ambientato a Palazzo Farnese, in cui si aggira la dea romana della notte interpretata da Eleonora Abbagnato che tra corridoi, stanze e giardini scorge papi, duchi e nobildonne, il balletto diviene adesso un alternarsi di tableaux vivants, ispirati ai linguaggi musicali di diverse epoche, dal barocco a Schubert, da Rossini ai Daft Punk. Un tavolo nero, giochi di luce, figure alate di diverso colore sembrano rimandare a un contrasto tra angeli e demoni. Nel gioco metamorfico dei rimandi, le ali vengono poi associate a figure di farfalle che agitano velocemente i piedi da insetto. Fuoriescono poi solo le gambe mentre i corpi sono coperti da colorati tappeti, ma nel fluire della danza la dinamica si inverte e i danzatori si ritrovano ad ondeggiare sugli stessi tessuti accompagnati dalla musica di Vivaldi. La scenografia viene avanti e ci ritroviamo ad osservare tre papi vestiti di porpora assisi sui loro troni, mentre le rovine si tingono di rosso merlettato. Musiche elettroniche, grida, salti con la corda, vasi dorati, un continuo nonsense per questa coreografia che rivela il suo splendore quando la danza della Abbagnato in tulle grigio-perla si unisce in un gioco di contrappesi, rimbalzi, e infiniti slanci al linguaggio espressivo del partner Friedemann Vogel. Dagli archi rappresentati nella scenografia in bianco e nero avanzano i danzatori e dopo un misterioso silenzio, prende il via una danza vigorosa che dona senso e potenza ai precedenti vagheggiamenti. Ma è solo un sogno? Ci par suggerire questo la solenne uscita di scena di Nox, mentre le altre figure riposano a terra. Foto Fabrizio Sansoni – Teatro dell’Opera di Roma