Sergej Vasil’evič Rachmaninov. “Oni otvechali”, “Siren’”, “Zdes’ horosho” (12 romanze opera 21 ISR 53), “O, net, molyu, ne uhodi!”, “Utro”, “V molchan’ji nochi tajnoj…”, “Ne poj, krasavitsa…”, “Uzh ty, niva moja…”, “Davno l’, moj drug…” (6 romanze op. 4 ISR 50), “Ja zhdu tebya…”, “Ne ver’ mne, drug!..”, “Vesennije vody” (12 romanze op. 14 ISR52); Pëtr Il’ič Čajkovskij. “Den’ li tsarit” (7 romanze op. 47 TH 103), “Nam zvyozdy krotkije sijali” (12 romanze op. 60 TH106), “Uzh gasli v komnatakh ogni…”, “Serenada: O ditya, pod okoshkom tvoim” (6 romanze op. 63 TH107), “Otchego?..”, “Net, tol’ko tot, kto znal” (6 romanze op. 6 TH93), “Tak shto zhe?” (6 romanze op. 16 TH95), “Na son gryadushchij” (6 romanze op. 27 TH98), “Zachem?” (6 romanze op. 28 TH99), “To bylo ranneju vesnoj”, “Sred’ shumnogo bala” (6 romanze op. 38 TH101), “My sideli s toboj…”, “Noch’”, “V etu lunnuju noch’”, “Zakatilos’ solntse…”, “Sred’ mrachnykh dnej”, “Snova, kak prezhde, odin” (6 romanze op. 73 TH109), “Zabyt’ tak skoro” (TH94); Sergej Vasil’evič Rachmaninov. “Son” (6 romanze op. 8 ISR 51). Piotr Beczala (tenore), Helmut Deutsch (pianoforte). Registrazione: Markus-Sittikus-Hall, Salzburg, 9-12 marzo 2021. 1 CD Pentatone PTC5186 866
l repertorio cameristico russo è inferiore per quantità e qualità media solo a quello tedesco risultando forse meno cospicuo ma con vette qualitative superiori a quello francese. Discograficamente non sono però molti i tenori che si sono cimentati in questo repertorio per tradizione appannaggio al maschile di voci più gravi. Si ascolta quindi con molto interesse questo nuovo prodotto che vede al centro una delle voci tenorili più apprezzate del repertorio internazionale Piotr Beczala. Il tenore polacco si è sempre cimentato nel repertorio operistico russo – si pensi al suo Lenskij di caratura autenticamente storica – e questa matrice teatrale risulta evidente all’ascolto. Rispetto ad altri interpreti quella di Beczala è un’interpretazione più estroversa, che punta molta sulla qualità del materiale vocale sacrificando un po’ lo scavo più analitico del rapporto tra musica e poesia. Bisogna per altro riconoscere che i titoli russi concedano al riguardo molto più di quanta faccia la liederistica tedesca dove questa concentrazione espressiva risulta molto più pregnante.
Questo è vero soprattutto per la prima parte del programma dedicata a Sergej Vasil’evič Rachmaninov di cui sono eseguite integralmente le sei canzoni op. 4 ISR 50 su testi di vari poeti tra cui l’immancabile Puskhin e di quel raffinato parnassiano che fu Afanasij Fet la cui presenza non stupisce nelle scelte di Rachmaninov che accompagna “V molchan’ji nochi tajnoj…” con sonorità di gusto decadente. E se in “Ne poj, krasavitsa” il ricordo dell’”Evgenji Onegin” è imprescindibile – Čajkovskij resterà sempre un riferimento imprescindibile per Rachmaninov – particolarmente interessante ci è parsa “Uzh ty, niva moja” su testo di Alekseij Tolstoj in cui gli echi sono quelli di Musorgskij e del gruppo dei cinque sia nei richiami popolari del canto sia nell’accompagnamento pianistico sia con effetti non convenzionali evoca i suoni di una Russia antica e mistica.
Il programma è completato da brani tratti da altre composizioni in cui ritroviamo caratteri analoghi a quelli già indicati. Penso a “Siren’” su testo della Beketova in cui il decadentismo di Rachmaninov si colora di tocchi quasi impressionisti e sul versante opposto “Vesennije vody” molto prossima al taglio vocale ed espressivo di “Iolanta”. Beczala che di Vaudémont è interprete di assoluto riferimento non può che esaltare un brano come questo ma in generale la teatralità della scrittura di Rachmaninov si presta a un canto schietto e sincero affidato a una vocalità piena e ricca di armonici.
La scrittura cameristica di Pëtr Il’ič Čajkovskij è più essenziale e concentrata. Il modello della liederistica tedesca e in lui più presente e maggiore la volontà di distanziare queste composizioni dai coevi lavori teatrali. Anche di Čajkovskij è proposto un ciclo completo si tratta delle “Sei romanze” op. 73 TH 109 composte nel 1893 per Nikolaij Figner, già destinatario dell’Hermann della “Pikovaja dama”. I testi sono tutti di Daniil Maximovich Rathaus, nato nel 1963 a Kharkiv in Ucraina e oggi quasi sconosciuto ma molto apprezzato dai compositori russi – lavoro anche con Rachmaninov negli anni successivi. Pur nella brevità del ciclo emergono tutte le possibilità espressive della lirica cajkoskiana che pur mantenendo sempre un sentore di patetico sentimentalismo si muove tra brani estremamente drammatici a più leggere aperture. Beczala non avrà forse l’analiticità di altri interpreti né la capacità di scavo nell’intimità più profonda di certi brani che rende ancora insuperato – e forse insuperabile – Hvorostovsky ma canta sempre magnificamente – ascoltare il controllo sul fiato in “Snova, kak prezhde, odin” e non manca di autentica sensibilità espressiva come si apprezza in “Net, tol’ko tot, kto znal” su testo di Lev Mey (tratta dalle “Sei romanze op 6 TH93”) uno dei brani più noti e amati del repertorio cameristico di Čajkovskij.
I nomi dei poeti indicati possono dire molto poco al pubblico attuale – specie occidentale – ma la scelta di personalità di secondo piano, legate al suo mondo di frequentazioni, è una costante delle scelte di Čajkovskij in questo repertorio dove latitano palesemente i grandi nomi della poesia russa che ci si aspetterebbe di incontrare ma la musica nobilita ed eleva a vette sublimi anche composizioni di autori più ordinari.
Ad accompagnare il tutto il tocco preciso ed elegante di Helmut Deutsch espressivamente perfettamente in linea con il taglio dato da Beczala a questi brani.