Pietro Mascagni (1863 – 1945): “Cavalleria rusticana” (1890)

Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menaschi tratto all’omonima novella di Giovanni Verga. Anita Rachvelishvili (Santuzza), Piero Pretti (Turiddu), Luca Salsi (Alfio), Ronnita Miller (Mamma Lucia), Sasha Cooke (Lola), Alessandra Visconti (una donna). Chicago Symphony orchestra and chorus, Duain Wolfe (maestro del coro), Riccardo Muti (direttore). Registrazione: Chicago, Orchestra Hall at Symphony Center, febbraio 2022. 1 CD CSORESOUND CSOR9012201
La discografia di “Cavalleria rustica” è particolarmente ricca ed è innegabile che il maggior interesse di questa nuove registrazione – realizzata a Chicago nel 2022 – risiede soprattutto nel riascoltare Riccardo Muti alle prese con un’opera tante volte affrontata e già incisa in passato. La direzione di Muti è arrivata a un perfetto punto di equilibrio. Si è purificata e approccia questo tipo di repertorio con una pulizia e una qualità della resa orchestrale veramente encomiabili. Muti rilegge il bozzettismo di Mascagni alla luce dell’interesse colto per il folklore così comune in Europa al passaggio di secolo e valorizzandolo in un’ottica prettamente musicale che nulla concede al facile effetto ma che trova la sua efficacia drammatica – che non manca affatto – in una massima valorizzazione dei valori musicali. Inutile dire che nei momenti sinfonici la lettura di Muti emerge con tutta la sua chiarezza non meno rigoroso appare l’accompagnamento del canto che trova rispondo nella comune visione con gli interpreti vocali scelti: i complessi americani si mostrano perfettamente all’altezza della direzione cosa che purtroppo non possiamo dire della registrazione, spesso sovraesposta e non perfettamente capace di rendere la bellezza del tessuto orchestrale creata dalla direzione.

La perfetta sintonia tra direzione e canto emerge particolarmente nel caso di Piero Pretti il cui Turiddu è forse la vera rivelazione della registrazione. Conoscevamo e apprezzavamo Pretti come interprete belcantista e verdiano e nel passaggio al repertorio verista conferma le stesse qualità. Il suo è un Turiddu vocalmente pulitissimo, mai forzato, affrontato con la propria voce e il proprio rigore stilistico. Il timbro è chiaro e squillante, la musicalità impeccabile e tutto il personaggio trasuda giovale simpatia. Se non sorprende l’eleganza dello stornello colpisce per un’intensità di accento sempre unita a un canto naturale e pulitissimo la grande romanza conclusiva che cui termina una prestazione veramente notevole.
Alle prese con un ruolo vocalmente ibrido come Santuzza Anita Rachvelishvili sfoggia una voce torrenziale e impressionante per volume e proiezione su tutta la gamma. Lei mezzosoprano non solo affronta con la più assoluta naturalezza la zona centrale della tessitura ma nel contempo domina il registro acuto con una facilità e una ricchezza vocale non comune a molti soprani. Purtroppo la dizione italiana è al limite dell’intellegibile e l’interpretazione troppo stereotipata in confronto con la sincerità interpretativa di Pretti.
Luca Salsi è un Alfio vocalmente assai rilevante e qualche accento più grossier che a volte stride in Verdi qui rientra perfettamente nella natura del personaggio e la voce è innegabilmente bella per timbro e colore. Ronnita Miller è un mezzosoprano in pieno possesso delle proprie qualità vocali e non qualche vecchia gloria sul viale del tramonto e le brevi frasi di Mamma Lucia non hanno che da guadagnarne. Corretta ma sostanzialmente anonima la Lola di Sasha Cooke cui manca la capacità di dare il giusto tono di malizia agli interventi del personaggio.