München, Bayerische Staatsoper: “Idomeneo”

München, Bayerische Staatsoper, Opernfestspiele 2024
“IDOMENEO
Dramma per musica in tre atti su libretto di Gianbattista Varesco.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo PAVOL BRESLIK
Idamante EMILY D’ANGELO
Ilia  OLGA KULCHYNSKA
Elettra  HANNA ELISABETH MÜLLER
Arbace  JONAS HACKER
Gran sacerdote di Nettuno LIAM BONTHRONE
La voce ALEXANDER KÖPECZI
Bayerische Staatsorchester e Coro
Opernballett der Bayerischen Staatsoper
Direttore Ivor Bolton
Maestro del coro Christoph Heil
Regia Antú Romero Nunes
Scene Phyllida Barlow
Costumi Victoria Bahr
Luci Michael Bauer
Coreografia Dustin Klein
Drammaturgia Rainer Karlitschek
Nationaltheater München, 5 luglio 2024
Dopo la fine della stagione regolare, il cartellone della Bayerische Staatsoper ha tradizionalmente un’ appendice costituita dai Münchner Opernfestspiele, nel cui programma in genere una nuova produzione viene affiancata da alcune riprese scelte fra gli spettacoli di maggior successo. Da parecchi anni io cerco sempre di fare almeno una visita a questa rassegna, anche perché la capitale bavarese in questo periodo dell’ anno consente di gustare tutte le sue bellezze in una situazione meteorologica splendida. Quest’ anno, la mia scelta è caduta sulla ripresa del bell’ allestimento di Idomeneo andato in scena per la prima volta nel 2021 e al quale avevo già assistito in quell’ occasione. Si tratta di uno spettacolo al quale sono particolarmente legato perché  fu la prima opera che vidi dopo la pandemia. In aggiunta, l’ opera di Mozart scritta proprio per München è un tale commovente capolavoro che ogni esecuzione in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo da quattro anni in qua costituisce un bel segnale di speranza.
In origine questa produzione era stata concepita per il Prinzregententheater. Per questa ripresa lo spettacolo è stato trasferito al Nationaltheater, la sede principale della Bayerische Staatsoper. Questo ha comportato alcune modifiche e aggiunte alla messinscena ideata da Antù Romero Nunes, quarantenne regista nato a Tübingen e figlio di un portoghese e una cilena, affermatosi in teatri di prosa importanti come il Thalia Theater Hamburg e il Maxim-Gorki-Theater Berlin, che a München aveva già firmato gli allestimenti del Guillaume Tell e di Les Vêpres siciliennes. La sua regia era basata sulle sculture sceniche ideate dall’ artista britannica Phyllida Barlow, alla sua prima prova come scenografa. Il mondo raffigurato dalla scultrice nativa di Newcastle, che nel 2017 è stata scelta per ideare il padiglione della Gran Bretagna alla Biennale di Venezia, era quello di un caos primordiale illustrato tramite strutture indefinite, con i personaggi vestiti in costumi di epoca imprecisata ideati da Victoria Behr. L’ immagine d’ insieme era senza dubbio di grande effetto e l’ allestimento era sicuramente pulito e gradevole, con alcuni momenti davvero ben riusciti. Come nel 2021, la parte musicale ci ha fatto vivere momenti di livello qualitativo assai elevato. Per questa ripresa la direzione era affidata a Ivor Bolton, sessantaseienne musicista inglese a cui la Bayerische Staatsoper affida da parecchio tempo la guida di tutto il repertorio settecentesco. La sua direzione era senza dubbio apprezzabile per il buon ritmo teatrale, la coordinazione tra buca orchestrale e palcoscenico e una attentissima realizzazione dei recitativi sostenuti da un basso continuo formato da organo, cello, chitarra barocca, clavicembalo e fortepiano. L’ opera era eseguita in versione pressoché integrale e con l’ aggiunta di altri brani come l’ aria Non temere, amato bene K. 505 nel secondo atto e il Balletto K. 367 alla conclusione. La compagnia di canto era pressochè immutata rispetto alle recite di tre anni fa, e per questo abbiamo potuto nuovamente ammirare la prova davvero magnifica di Hanna-Elisabeth Müller come Elettra. La trentanovenne cantante di Mannheim, che in questi ultimi tempi ha ottenuto grandi successi alla Wiener Staatsoper come Contessa delle Nozze ed Eva nei Meistersinger, è un’ artista che io seguo da tempo, a partire dalle sue prime esibizioni a Stuttgart nei concerti della Bachakademie. Con questa Elettra, stupendamente sbalzata in tutti i suoi aspetti tragici da una caratterizzazione scenica e vocale di incredibile intensità drammatica, con i difficili passaggi di agilità di forza nelle due arie Tutte nel cor vi sento e D’Oreste, d’Aiace superati con perfetta disinvoltura, Hanna-Elisabeth Müller ha confermato la sua statura di interprete mozartiana tra le più autorevoli della giovane generazione. A rendere ancora più completa la sua interpretazione era la resa intensa dell’ aria del secondo atto Idol mio, di carattere squisitamente lirico, cantata con morbidi pianissimi e un legato di alta scuola. Molto buona è apparsa anche la Ilia del trentaquattrenne soprano ucraino Olga Kulchynska per il fraseggio aggraziato e il timbro luminoso, oltre che per la cura del fraseggio nelle arie. Il giovanissimo mezzosoprano italo-canadese Emily D’ Angelo impersonava Idamante con una voce indubbiamente pregevole e abbastanza ben gestita soto l’ aspetto tecnico, che le ha consentito una resa davvero notevole, oltre che nella celebre aria di entrata Non ho colpa e mi condanni, anche del recitativo e aria con pianoforte obbligato Ch’ io mi scordi di te? K. 505, scritta da Mozart per Nancy Storace sullo stesso testo di un’ aria alternativa composta per la revisione viennese dell’ Idomeneo e in questa produzione eseguita durante il secondo atto. Nuovo era l’ interprete di Idomeneo, il quarantacinquenne tenore slovacco Pavol Breslik che forse non si trovava completamente a suo agio nella tessitura vocale molto centrale del ruolo e ha rivelato un certo impaccio nell’ aria Fuor del mar, anche se eseguita nella versione semplificata scritta per la revisione del testo andata in scena a Vienna nel 1786, cosa del resto abbastanza comune in quanto pochissimi sono stati i cantanti in grado di confrontarsi con i lunghi passaggi di coloratura presenti nella stesura originale. Ad ogni modo Breslik, che è un cantante di buona preparazione tecnica e intelligenza musicale, è riuscito a rendere un ritratto abbastanza efficace dell’ infelice re di Creta, ben fraseggiato e cantato in maniera stilisticamente appropriata. Buona è apparsa anche la prova del tenore statunitense Jonas Hacker, che ha cantato in maniera più che onorevole le due arie di Arbace. Il pubblico, che riempiva quasi completamente il Nationaltheater, ha applaudito a lungo tutti i protagonisti di uno spettacolo ricco di aspetti pregevoli.