Città del Messico, Museo Nazionale di Antropologia: “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia” dal 12 luglio al 29 settembre 2024

Città del Messico, Museo Nazionale di Antropologia
FORME E COLORI DELL’ITALIA PREROMANA. CANOSA DI PUGLIA
a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri
12 luglio – 29 settembre 2024

E’ stata inaugurata nel Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, che costituisce uno dei progetti de “Il racconto della bellezza”, il programma di collaborazione tra la Direzione generale Musei del Ministero della Cultura e la Direzione generale Diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri, mirato a promuovere all’estero il patrimonio culturale italiano. Sono intervenuti Antonio Saborit, Direttore del Museo Nazionale di Antropologia, Alejandra de La Paz, in rappresentanza della Ministra della Cultura del Messico Alejandra Frausto, Alessandro Modiano, Ambasciatore d’Italia in Messico, Luca Mercuri ed Elisabetta Scungio, in rappresentanza del Direttore generale Musei MiC Massimo Osanna, e rispettivamente curatore della mostra e responsabile del progetto “Il racconto della bellezza”. La mostra, dopo essere stata ospitata negli Istituti Italiani di Cultura di Santiago del Cile, Buenos Aires e San Paolo del Brasile, giunge alla sua tappa finale a Città del Messico, dove, grazie alla collaborazione della Secretarìa de Cultura, dell’Instituto Nacional de Antropologìa e Historia e del Museo Nacional di Antropologìa, rimarrà esposta nel Salone delle Esposizioni Internazionali del Museo fino al 29 settembre. L’esposizione, che si inserisce in questa occasione nel programma di iniziative che celebrano i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Messico, è curata da Massimo Osanna e da Luca Mercuri e vede come partner la Direzione regionale Musei nazionali Puglia e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. I materiali esposti provengono dai depositi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. In mostra sono presenti anche reperti recuperati durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotte dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale. L’esposizione illustra un momento significativo della storia dell’Italia antica, precedente all’unificazione portata a termine da Roma, e si concentra sui Dauni, una popolazione che abitava l’area settentrionale dell’attuale Puglia e parte della Basilicata. I reperti esposti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa di Puglia, uno dei centri più importanti del distretto daunio. Qui, tra il IV e il II secolo a.C., i “Principi”, personalità di spicco dell’élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità. Tra tutti spiccano i vasi policromi e plastici, arricchiti da figurine applicati, che rappresentano una produzione peculiare e originale delle botteghe canosine dell’epoca. Per celebrare la tappa finale della mostra, in considerazione del prestigio della sede espositiva, il percorso si è arricchito di due oggetti straordinari: un diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, diretto da Stella Falzone. Le opere provengono da una tomba monumentale rinvenuta a Canosa e appartenente ad una famiglia aristocratica vissuta fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. I preziosi manufatti appartenevano ad una donna, sicuramente di rango regale, di cui possiamo forse ricostruire il nome di Opaka Sabaleida, inciso su un contenitore di argento rinvenuto nel corredo tombale. Photocredit @Mic.