Bologna, Comunale Nouveau: “Trittico” di Giacomo Puccini

Bologna, Comunale Nouveau, Stagione dOpera 2024
TRITTICO”
Musica di Giacomo Puccini
IL TABARRO”
Opera in un atto su libretto di Giuseppe Adami tratto dal dramma La Houppelande di Didier Gold
Michele FRANCO VASSALLO
Luigi ROBERTO ARONICA
Tinca XIN ZHANG*
Talpa LUCIANO LEONI
Giorgetta CHIARA ISOTTON
Frugola CRISTINA MELIS
Un venditore di canzonette MARCO PUGGIONI
Un amante CRISTOBAL CAMPOS*
Una amante TATIANA PREVIATI
SUOR ANGELICA”
Opera in un atto su ibretto di Giovacchino Forzano
Suor Angelica CHIARA ISOTTON
La zia Principessa CHIARA MOGINI
La Badessa MANUELA CUSTER
La suora zelatrice ELENA BORIN
La maestra delle novizie FEDERICA GIANSANTI
Suor Genovieffa VITTORIANA DE AMICIS
Suor Osmina MARIA CENNAME*
Suor Dolcina MARIAPAOLA DI CARLO*
La suora infermiera LAURA CHERICI
Prima cercatrice TATIANA PREVIATI
Seconda cercatrice HYEONSOL PARK*
Le converse ANNA GROTTO*/FEDERICA FIORI*
Una novizia LAURA STELLA*
GIANNI SCHICCHI”
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Gianni Schicchi ROBERTO DE CANDIA
Lauretta DARIJA AUGUSTAN
Zita MANUELA CUSTER
Rinuccio FRANCESCO CASTORO
Gherardo XIN ZHANG*
Nella VITTORIANA DE AMICIS
Betto di Signa LUCIANO LEONI
Simone MATTIA DENTI
Marco MICHELE PATTI
La Ciesca LAURA CHERICI
Maestro Spinelloccio MARCO GAZZINI*
Ser Amantio di Nicolao BRYAN SALA*
Guccio GIULIO IERMINI*
Pinellino ZHIBIN ZHANG*
Gherardino AGNESA BATRINAC/MICHELLE LAMIERI**
*Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna
**Coro di Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Roberto Abbado
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Maestro del Coro di Voci Bianche Alhambra Superchi
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Nicolas Boni
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con il Teatro Verdi di Trieste
Bologna, 5 luglio 2024
Il troppo spesso smembrato Trittico si ricompone a Bologna nel centenario della morte dell’Autore. La cornice che tiene insieme le tre tavole è la signorile direzione di Roberto Abbado: agile, guizzante, acuta. Mai indulge a facili patetismi, e tuttavia non trascura la finissima calligrafia melodica cui Puccini deve tanta parte del suo successo. Così da far emergere sì la graffiante qualità novecentesca della partitura, ma non con violenti contrasti di dinamiche, e senza che la qualità del suono ceda all’espressività più brusca: ma con sottile spietatezza drammatica. Il rigore lascia spazio alla poesia delle corpose composizioni timbriche orchestrali, fatte di piani sovrapposti, di una spazialità profonda. Di grande suggestione, in questo senso, l’abile uso che del video si fa nelle scene di Nicolas Boni: un immaginario dantesco alla Doré ma con una cifra dark, horror, cinematografica e decisamente presente. La regia è tante cose, ma se ce n’è una cui il regista proprio non dovrebbe rinunciare mai è essere uno che racconta una storia. E Pier Francesco Maestrini è un grande narratore, che muove protagonisti e masse con esperta sapienza. Il protagonista più protagonista è Roberto de Candia, autentica personalità vocale e teatrale, che scolpisce uno Schicchi sobrio (senza sbraitare, tanto per dirne due, “Brava la vecchia, brava!” o quei temibili “Niente!”, ancor più carichi di risentimento senza la scatarrata che taluni scambiano per espressione) ma di una tale variegata ricchezza di fraseggio che ha davvero pochi possibili paragoni, se ne ha. Festeggiatissima Chiara Isotton: dopo una Giorgetta dall’accento volitivo e dal volume impressionante, una Suor Angelica vitalissima, energica, nient’affatto sottomessa nel suo dolore, e pure dolcissima e sensibile alle sofficità dinamiche suggerite dalla buca. E così pure l’ottima Chiara Mogini, voce solida e fascinosa, ben timbrata, morbida e piena: una zia Principessa consapevole che tanto più atterrisce quanto più se ne sottolinei l’atroce femminilità. Cuore della serata, ne è forse anche il momento artisticamente più alto, e più ispirato: il duetto, l’aria e quell’intermezzo evanescente in un magico disincanto. Dalla Senna all’Acheronte, Michele o Caronte è sempre Franco Vassallo, baritono dall’accento mordace e dalla voce morbida e luminosa: qualità che fanno talora ricordare l’impareggiabile Cappuccilli. Nel suo tabarro sta il Luigi dal volume generoso di Roberto Aronica, che più del solito convince nella dolorante introiezione espressiva. Affollato com’è di una moltitudine di palpitanti figurine, il Trittico necessita, per una buona riuscita, di ottime parti di fianco. In quest’esercito militano Francesco Castoro, un Rinuccio dal timbro di resistibile seduzione ma saldo e squillante, e la sua Lauretta, Darija Augustan, interprete garbata dell’inflazionata e applaudita pagina. E per finire con lo Schicchi, vanno ancora ricordati, fra gli altri, la Zita di Manuela Custer e il Maestro Spinelloccio, ruolo brevissimo ma insidioso (quanto mai a Bologna…) di Marco Gazzini, allievo della Scuola dell’Opera del Comunale, voce sonora e ottimo attore. E se nel Tabarro spicca la voce brunita e gonfia di armonici di Cristina Melis, l’Angelica è l’occasione per ricordare, accanto al buon livello di tutta la compagnia, i meriti del Coro del Comunale, diretto da Gea Garatti Ansini, e del Coro di Voci Bianche, diretto da Alhambra Superchi. Poco s’è detto, però, dell’impostazione registica. Senz’altro intellettualmente seducente in questo dantismo che suggerisce, fra i non pochi spunti, anche qualche perplessità. Per esempio che il polilinguismo e polistilismo dei tre titoli, delle tre cantiche, si risolvano nella stessa tinta visiva piuttosto infernale. Ma in generale la sensazione è che la chiave dantesca non rischiari la struttura drammatica del Trittico, e che anzi rischi di appesantirla. Insomma le manca forse la mitica leggerezza del Cavalcanti che salta le arche. Foto Andrea Ranzi