Claudio Monteverdi: “Si dolce è’l tormento” SV 332; Georg Friedrich Händel: “Rejoice Greatly” (“Messiah”); Felix Mendelssohn: “Sonata n. 4 per organo op. 65” – 4 allegro con brio; Georg Friedrich Händel: “Süsse Stille” HWV205; Johan Sebastian Bach: “Die Schätzbarkeit der weiten Erden” BWV 2041 – quarto movimento; “Sonata in Sol maggiore per violino e continuo” BWV 1021. 1 Adagio, 2 Vivace, 3Largo, 4 Presto; Cecilia McDowall; “Four Shakespeare Songs”: 1 “What ‘tis to love?”, 2 “Give Me My Robe”, 3 “How should I your true love know?”, 4 “First Rehearse”; Bach aria Soloist: “La Folia Variations”. Bach arias Soloist: Elizabeth Suh Lane (violino), Sarah Tannehill (soprano), Elisa Williams Bickers (clavicembalo, pianoforte e organo), Hannah Collins (violoncello). 1 CD Reference Recording FR-750
Bach aria Soloists è questo il nome scelto da un insolito quartetto musicale tutto al femminile originario di Kansas City che arriva alla prima registrazione ufficiale dal titolo “Le dolci sirene”. La formazione consta di Elizabeth Suh Lane, violinista e fondatrice del complesso, Sarah Tannehill soprano, Elisa Williams Bickers tastierista che si cimenta con clavicembalo, pianoforte e organo e la violoncellista Hannah Collins.
Il quartetto prende il proprio nome in onore di Bach ma in realtà abbiamo solo un’aria sua solista “Die Schätzbarkeit der weiten Erden” – limitata al quarto movimento – nonché la sonata per violino e continuo BWV 1021 e una serie di variazioni su tema de “La folia” in forma d’improvvisazioni. Il resto e un programma decisamente composito per non dire incoerente che spazia da Monteverdi alla musica contemporanea senza che si riconosca un filo conduttore unitario.
La qualità esecutiva è nel complesso buona. La Tannehill è un soprano lirico tendente al leggero con una piacevole voce chiara e molto luminosa, buona musicalità e una discreta maestria nel canto di coloratura. Passa con disinvoltura dal gusto leggero e virtuosistico della sopracitata aria bachiana al patetismo di “Süsse Stille”. Aria da concerto composta da Händel ma con un gusto assai prossimo ai grandi lamenti delle opere italiane. L’altro brano händeliano “Rejoice Greatly” dal “Messiah” permette alla cantante di mostrare le proprie qualità nel canto d’agilità nonostante una parte strumentale quanto meno spiazzante. I brani citati sono preceduti, in apertura di programma, da uno dei più celebri madrigali di Monteverdi “Si dolce è’l tormento” eseguito con gusto e musicalità anche se è innegabile una mancanza di naturalezza nella resa del recitar cantando italiano.
Il programma vocale termina con quattro monologhi di Shakespeare messi in musica da Cecilia McDowall. Compositrice inglese contemporanea – classe 1951 – particolarmente apprezzata in patria per le sue composizioni corali. Stilisticamente la McDowall appare legata a un gusto tradizionale con composizioni d’impianto tonale con forti suggestioni impressioniste riscontrabili in sonorità liquide in cui traspare il modello di Debussy. I brani sono di piacevole ascolto e di certo interessanti per la rarità della proposta. Non mancano però dubbi sulle scelte interpretative come l’alternanza non giustificata tra clavicembalo e pianoforte nei diversi brani rispondenti più a volontà di esibizione dell’interprete che a ragioni musicali.
I brani vocali sono alternati ad altri solo strumentali ovviamente adattati alle esigenze della formazione. Particolarmente insolita la sonata n.3 op 65 per organo di Felix Mendelssohn è purtroppo limitata al solo “allegro con brio” quando non sarebbe dispiaciuto ascoltarla integralmente considerando anche l’esigua durata della registrazione. Eseguita integralmente è invece la sonata per violino e continuo BWV 1021 di Bach in cui la qualità della ripresa sonora evidenzia una lettura luminosa e brillante.
“La Folia Variations” su temi bachiani si caratterizza per l’energia e la convinzione messa dalle esecutrici in un brano non privo di suggestioni ballabili di matrice popolare. Il risultato finale è complessivamente godibile ma privo di una concezione più solida e strutturata tali da lasciare un segno interpretativo.