101° Arena di Verona Opera Festival 2024: “Il barbiere di Siviglia”

101° Arena di Verona Opera Festival 2024
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il conte d’Almaviva DMITRY KORCHAK
Bartolo MISHA KIRIA
Rosina VASILISA BERZHANSKAYA
Figaro NICOLA ALAIMO
Basilio ALEXANDROV VINOGRADOV
Berta MARIANNA MAPPA
Fiorello/Ambrogio NICOLO’ CERIANI
Un ufficiale DOMENICO APOLLONIO
Orchestra, Coro e Ballo della Fondazione Arena di Verona
Direttore George Petrou
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Basso continuo George Petrou (fortepiano)
Sara Airoldi (violoncello)
Chitarra Cristiano Alaisa
Regia, scena, costumi e luci Hugo De Ana
Coreografia Leda Lojodice
Verona, 12 luglio 2024
Terzo titolo in cartellone al 101° Arena di Verona Opera Festival, il Barbiere rossiniano torna nell’allestimento tenuto a battesimo nel 2007 da Hugo De Hana e riproposto più volte nella vastità dell’anfiteatro romano mantenendo inalterata la sua freschezza e vitalità. Sorvolando sull’impianto visivo, che il regista argentino firma per regìa, scene, costumi e luci, già da noi recensito lo scorso anno, passiamo alla componente musicale dove, ahinoi, dobbiamo rilevare un fastidioso problema di amplificazione che penalizza pesantemente l’orchestra. Dalla nostra postazione occorre tendere l’orecchio alla ricerca dei colori strumentali che il pur volenteroso ed appassionato George Petrou cerca costantemente durante l’esecuzione ma che non passano oltre la metà della platea. Le cose si complicano soprattutto nei recitativi (sostenuti dallo stesso Petrou con il primo violoncello della Fondazione, Sara Airoldi) il cui suono evapora disperdendosi nel giro di qualche metro. Miglior sorte è toccata alla compagnia di canto segno che il problema riguarda il golfo mistico; è auspicabile porre rimedio perché in una partitura narrante e timbricamente speziata come quella di Rossini è un vero peccato perdere le sfumature di un simile affresco vocale e strumentale. Dicevamo delle voci: come già sottolineato lo scorso anno, dopo recite segnate dall’egemonia sopranile salutiamo con piacere il ritorno ad una Rosina più allineata al pensiero originale rossiniano e  che trova in Vasilisa Berzhanskaya un’interprete combattiva pronta a tutto per garantirsi un futuro felice. Il mezzosoprano siberiano conferma un bel colore vocale, sonoro nel registro grave e sorretto da grazia ed intelligenza musicale; un po’ in difetto nell’interazione scenica, che nel contesto dell’azione creata da De Hana, risulta spesso statica. Nel ruolo dell’innamoratissimo Almaviva Dmitry Korchak si muove tra il tenero afflato e la controllata irruenza, risultando sognatore ma anche passionale: nell’alternanza Conte/Lindoro ci dona voce sicura, di bella emissione e colore, grazie anche ad un uso intelligente e calibrato delle mezze voci. Da parte sua Nicola Alaimo presenta il suo Figaro, spavaldo scenicamente quanto di adeguata vocalità nel canto ma altrettanto efficace nei recitativi e nei concertati. Non meno bravo il baritono georgiano Misha Kiria nel panni del petulante e noioso medico tutore che alla fine, suo malgrado, resterà infinocchiato; forse non a suo completo agio nelle agilità acute dell’aria di Bartolo A un dottor della mia sorte ma fornendo comunque una grande prova, soprattutto scenica. Alexander Vinogradov ci rende un Basilio coerente nel personaggio anche se non di grande peso vocale; anche se distende la sua linea di canto alla ricerca di una grottesca solennità dettata dal ruolo, il suo fraseggio risulta a tratti incolore ma nel complesso conduce in porto una prova soddisfacente. Nel ruolo vocalmente ibrido di Berta, scritto frettolosamente e in modo discontinuo da Rossini, Marianna Mappa riesce con grande maestria a districarsi tra le asperità di una tessitura oscillante del brano. Ne risulta una prova convincente sul piano tanto musicale quanto nel movimento scenico. Completavano il cast Nicolò Ceriani nel duplice ruolo di Fiorello ed Ambrogio, condotti con professionalità e sicurezza teatrale, e l’ufficiale di Domenico Apollonio. Il coro, preparato da Roberto Gabbiani, ha fornito una prova corretta ma senza brillare particolarmente. Pubblico abbastanza numeroso, che ha distribuito consensi a tutti i cantanti in modo discreto; dopo taluni eccessi, degli anni passati, talvolta sfocianti in maleducazione, si è tornati alla consapevolezza rispettosa di una certa liturgia teatrale. Repliche il 24 e il 31 agosto e il 6 settembre. Foto Ennevi per Fondazione Arena