Venezia, Teatro La Fenice: “Ariadne auf Naxos”

Venezia, teatro La Fenice, Lirica e Balletto, Stagione 2023-2024
ARIADNE AUF NAXOS”
Opera in un prologo e in un atto-prologo. Libretto di Hugo von Hofmannsthal.
Musica di Richard Strauss
Der Haushofmeister KARL-HEINZ MACEK
Ein Musiklehrer MARKUS WERBA
Der Komponist SOPHIE HARMSEN
Der Tenor (Bacchus) JOHN MATTHEW MYERS
Ein Offizier NICOLA PAMIO
Ein Tanzmeister BLAGOJ NACOSKI
Ein Perückenmacher FRANCESCO MILANESE
Ein Lakai MATTEO FERRARA
Zerbinetta ERIN MORLEY
Primadonna (Ariadne) SARA JAKUBIAK
Harlekin ÄNEAS HUMM
Scaramuccio MATHIAS FREY
Truffaldin SZYMON CHOJNACKi
Brighella ENRICO CASARI
Najade JASMIN DELFS
Dryade MARIE SEIDLER
Echo GIULIA BOLCATO
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore
Markus Stenz
Regia
Paul Curran
Scene e costumi
Gary McCann
Light design
Howard Hudson
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Venezia, 21 giugno 2024
Torna alla Fenice Ariadne auf Naxos, assente da più di vent’anni, in un allestimento firmato – come in occasione della precedente produzione veneziana – da Paul Curran. Considerata dagli autori quasi un lavoro marginale, il lavoro doveva essere, secondo il piano originario di Hofmannsthal, un atto unico, musicato da Strauss sul mito di Arianna, da rappresentare – teatro nel teatro – dopo Der Bürger als Edelmann, versione tradotta dallo stesso Hofmannsthal della commedia di Molière, con le musiche di scena di Strauss. Il progetto nasceva come omaggio a Max Reinhardt che, come assistente alla regia, aveva contribuito al successo del Rosenkavalier (gennaio 1911). La compresenza, nel libretto di Hofmannsthal, del piano mitologico e di quello comico, di personaggi eroici e di maschere offrirono a Strauss la possibilità di cimentarsi nella rivisitazione del linguaggio operistico sette-ottocentesco, per far emergere il lato mozartiano della propria personalità. La prima Ariadne auf Naxos andò in scena il 25 ottobre 1912 all’Hoftheater di Stoccarda, ma senza troppo successo. Così gli autori ne realizzarono una nuova versione, presentata all’Hofoper di Vienna il 4 ottobre 1916. Elementi nuovi: l’eliminazione del legame con la commedia di Molière; il Vorspiel in musica; il cambiamento di luogo dalla dimora rococò di Jourdain a quella di un parvenu viennese. Rimane l’idea di concepire l’Ariadne-Oper come teatro nel teatro, nonché di rivisitare l’opera barocca e settecentesca, riproponendone vari motivi ricorrenti: rivalità tra due compagnie teatrali; gelosie tra Primadonna e Tenore; altre situazioni tipiche dell’opera seicentesca, riproposte in chiave parodistica. Tra queste: la ‘scena del sonno’, durante il terzetto iniziale delle Ninfe, mentre Arianna giace assopita; il tópos del ‘lamento’ nel primo monologo di Arianna; le allegorie di vizio e virtù, impersonate dalla volubile Zerbinetta e dalla fedelissima Arianna. I due personaggi femminili hanno indoli diverse, sottolineate dalla musica. I recitativi di Arianna e di Zerbinetta sono contraddistinti rispettivamente dalla statica sonorità dell’harmonium e dall’articolazione dinamica del pianoforte. Il ‘lamento d’Arianna’, col suo canto in eco, si fonda su una vocalità franta, asimmetrica, modellata sulla parola secondo i procedimenti dell’arioso seicentesco. Il ‘Recitativ und Arie’ di Zerbinetta, invece, è modellato sulla vocalità sopranile del melodramma italiano otttocentesco, un esteso pezzo di bravura, dove la voce gareggia con il flauto e si lancia in sperticate colorature ‘alla Donizetti’. Passando all’allestimento feniceo, Paul Curran propone – con efficacia di mezzi, tra cui le scene e i costumi di Gary McCannuna lettura attualizzante dell’opera, in cui coglie un’analisi della condizione umana ancora valida nel nostro mondo digitalizzato, apparentemente perfetto, ma in realtà segnato dallo stesso contrasto tra aspirazioni ideali e realtà. Anche nel presente bisogna accettare i compromessi, come il Maestro di musica consiglia al suo allievo nell’opera; l’oltraggio subito da Ariadne abbandonata da Teseo continua a ripetersi; molti sono ancora i potenti che, come il facoltoso viennese, non rispettano gli artisti. Il Vorspiel ci immerge nell’attualità dello stravagante salone di una villa, dove fervono i preparativi di una festa, complicati dall’arrivo della troupe di Ariadne per l’opera barocca e di quella di Zerbinetta insieme agli altri comici: due gruppi assai diversi per postura e abbigliamento. Se il Vorspiel è molto moderno, l’Ariadne-Oper si svolge in un piccolo teatro barocco, situato all’interno della villa, mentre la parte di danza, è di nuovo moderna. Anche per il direttore, Markus Stenz, in Ariadne si rispecchia la complessità della vita con i suoi contrasti: soprattutto tra mondo reale – espresso da una musica piena di energia, che gravita nell’ambito tonale ed è semplificata anche armonicamente – e mondo mitologico, la cui rappresentazione musicale va oltre la ‘normale’ armonia. Ma determinante è anche la scelta delle voci – un soprano di coloratura per la vitale Zerbinetta, un soprano lirico per la meditativa Ariadne, oltre all’orchestrazione minimalista, finalizzata al gioco dei colori e a una tecnica puntillistica.
Di altissimo livello il Cast, a partire dalle due protagoniste femminili. Sara Jakubinak – voce importante, omogenea, potente – ha sfruttato le sue ragguardevoli doti vocali e la sua assidua frequentazione del repertorio tedesco per regalarci un’Ariadne ricca di pathos, brillando nel declamato drammatico. Le ha corrisposto pienamente Erin Morley nei panni di Zerbinetta – una soubrette nella voce e nel gesto –, che ha conquistato il pubblico nei pirotecnici virtuosismi del suo ‘Recitativo e aria’, meritandosi applausi a scena aperta. Intensamente espressivo il tenore John Matthew Myers come Bacco, che per fiato e potenza d’emissione non era inferiore a un Neil Shikoff, segnalatosi – insieme alla Jakubinak nell’apoteosi finale. Alquanto espressivo nella sua ingenua ritrosia anche il Komponist offerto da Sophie Harmsen. Irresistibili le maschere: Mathias Frey (Scaramuccio), Szymon Chojnacki (Truffaldin), Enrico Casari (Brighella) e, particolarmente, il baritono Äneas Humm (Arlecchino), che ha sfoggiato un canto e una gesto scenico carichi di brio. Analoghe le prestazioni di Markus Werba (Ein Musiklehrer) e di Blagoj Nacoski (Ein Tanzmeister), come quelle di Jasmin Delfs (Najade), Marie Seidler (Dryade) e Giulia Bolcato (Echo), sempre ben affiatate. Positivo il contributo delle parti minori: Nicola Pamio (Ein Offizier), Francesco Milanese (Ein Perückenmache), Matteo Ferrara (Ein Lakai), il recitante Karl-Heinz Macek (Der Haushofmeister). Pieno sostegno al cast ha fornito l’Orchestra – ridotta – della Fenice, sapientemente guidata dal maestro Stenz, che ha garantito un proficuo rapporto tra buca e palcoscenico e ha saputo valorizzare la ricerca timbrica di Strauss, pur senza indulgere in climi troppo estenuati. Caloroso successo per tutti.