Roma, Teatro Argentina: “Adelaide Ristori e il Suo Teatro: il Valle”

Roma, Teatro Argentina
ADELAIDE RISTORI: LA REGINA DEL VALLE
Esposizione di una riproduzione del costume per la Medea di Ernest Legouvé (1856)
reinterpretato da Francesca D’Angelo e Maria Bruni, alle allieve dello IED Istituto Europeo di Design
a cura di Ufficio attività culturali del Teatro di Roma
ideazione Sandro Piccioni
progetto grafico Alfredo Favi
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Roma, 30 Maggio 2024
Adelaide Ristori, anche a più di duecento anni dalla sua nascita, continua a essere una figura eccezionale. Fu un’attrice di grandissima popolarità, ma anche una pioniera nella direzione e gestione imprenditoriale dei suoi spettacoli. In questa piccola mostra allestita al Teatro Argentina è possibile ammirare su grandi pannelli luminosi dei ritratti fotografici e scatti di alcuni oggetti che ricordano la grande attrice. Ristori fu la prima nella storia del teatro a comprendere l’impatto della comunicazione e dell’immagine personale. Ogni sua azione aveva un’eco immediata e vasta, frutto di una strategia ben pianificata nei minimi dettagli, inclusa la vendita di souvenir e gadget al termine delle rappresentazioni. Particolare rilevanza avevano i suoi abiti di scena, creati dal più grande sarto dell’epoca, Charles Frederick Worth, noto per vestire regine e donne di spicco in tutta Europa. Ogni sua apparizione in scena suscitava ammirazione tra le signore presenti in sala, pronte a imitare i dettagli, i colori e le forme delle sue toilettes. Adelaide Ristori nacque nella piccola e imperiale Cividale, proveniente da una povera famiglia d’arte. Celebratissima artista del pieno Ottocento, la sua vita e il suo matrimonio tumultuoso furono definiti da George Sand “degni di un romanzo”. In quegli anni, gli attori erano considerati socialmente poco rilevanti e si spostavano in gruppi familiari da una compagnia teatrale all’altra attraverso un’Italia ancora divisa in molti piccoli Stati. Tuttavia, il teatro contava, e alcuni regnanti avevano creato compagnie stabili. Nella più famosa di queste, la Compagnia Reale Sarda di Torino, Adelaide entrò a quindici anni. La primattrice, Carlotta Marchionni, la prese sotto la sua ala, riservandole sempre un’ammirazione incondizionata. Adelaide Ristori lasciò la Reale Sarda nel 1841 per farvi ritorno nel 1853 come prima attrice assoluta con un contratto favoloso. A quell’epoca era diventata moglie del Marchese Giuliano Capranica del Grillo, un incontro determinante anche per la sua carriera artistica. Il marito le portò non solo un blasone ma anche uno spirito imprenditoriale estraneo alla conduzione familiare del teatro dell’epoca: aveva capito che il vero tesoro di famiglia era il talento della moglie ed era così diventato l’organizzatore occulto, ma non troppo, della sua carriera. Nacque così la trionfante tournée a Parigi nel 1855 durante l’Esposizione Internazionale. Poco prima, il governo piemontese aveva inviato truppe in Crimea, preludio all’ammissione del Regno Sardo al tavolo delle grandi potenze europee per i negoziati di pace. A Parigi, la Ristori debuttò con “Francesca da Rimini” di Silvio Pellico e trionfò con “Mirra” di Vittorio Alfieri. Critica e pubblico la preferirono alla loro gloria nazionale, Rachel, e la capitale francese la acclamò come una grande tragica. Lì conobbe e frequentò personalità illustri come Alexandre Dumas, Alphonse de Lamartine, George Sand, l’accademico Ernest Legouvé e i potenti fratelli Pereire. I suoi ammiratori includevano teste coronate d’Europa e una società che a teatro faceva sfoggio d’eleganza. Nel marzo 1856, Adelaide Ristori tornò a Parigi, dove il Congresso stava chiudendo la guerra di Crimea. L’8 aprile, Camillo Cavour riuscì a richiamare l’attenzione sul problema italiano. Quella sera, Adelaide Ristori portò al successo “Medea” di Legouvé, tradotta da Giuseppe Montanelli. Subito dopo, in tournée a Londra, la Regina Vittoria trovò la Ristori “una cosa sublime”, accogliendola con un calore inconsueto per un’artista. A Liverpool e Manchester, il pubblico la salutò gridando “viva l’Italia” e sventolando nastri tricolore. Scene analoghe si verificarono anche altrove in quel periodo. Un’attrice che da umili origini era riuscita non solo a elevarsi socialmente ma a diventare famosa presso le Corti europee divenne un simbolo per coloro che sognavano la redenzione della Patria. Daniele Manin e Giuseppe Mazzini capirono l’importanza della sua notorietà per la causa nazionale, e Camillo Cavour le affidò, nel 1860, una missione diplomatica presso la corte dello Zar durante la sua prima tournée a San Pietroburgo. Adelaide Ristori affrontò per la prima volta l’Oceano per calcare le scene degli Stati Uniti nel 1866, al termine della guerra di secessione americana. Gli incassi furono enormi, e disse che Parigi l’aveva resa famosa in tutto il mondo, ma New York le aveva ridonato la vita. Incontrò molte personalità eminenti, tra cui il generale Ulysses Grant, il presidente Andrew Johnson, il generale William Sherman e il presidente argentino Domingo Faustino Sarmiento. Coltivò una lunga amicizia con Pedro II, imperatore del Brasile. Ristori affrontò viaggi lunghissimi e spesso pericolosi per mare e terra, come il Giro del Mondo iniziato il 9 maggio 1874. Ritornò a Roma il 13 gennaio 1876. Non recitò solo in italiano. Nel 1861 rappresentò “Beatrix” all’Odéon di Parigi in francese, e nel 1868 all’Avana interpretò l’”Addio di Giovanna d’Arco” in spagnolo. Nel 1882 a Londra iniziò una serie di rappresentazioni in inglese con “Macbeth” di Shakespeare, recitando al fianco del celebre attore americano Edwin Booth. Nel 1885, dopo aver viaggiato e recitato in continuazione, lasciò definitivamente le scene. Aveva recitato in 334 città, 33 stati, 5 continenti, con 3546 apparizioni. Ristori era anche una persona dal carattere forte e determinato. Amava profondamente il marito e i figli, rispettava i genitori e aiutava i fratelli e sorelle. Pur non dando confidenza ai propri scritturati, mantenne sempre il ruolo di capocomica. Ammirava Camillo Cavour al punto che, alla sua morte, voleva sospendere uno spettacolo in segno di lutto, un gesto proibito dal Ministro Walewski. Nel 1902, quando compì 80 anni, ricevette la visita di Vittorio Emanuele III e onori dal governo francese e da altre personalità internazionali. Morì serenamente a Roma nel 1906, lasciando due figli e tre nipoti. La sua presenza scenica e la sua voce furono ammirate anche da Verdi, e molti la paragonarono a una statua greca vivente. La sua eredità è quella di un’artista che, partendo da umili origini, seppe elevare il teatro italiano a livelli internazionali, diventando un simbolo di riscatto e gloria nazionale.