Madrid, Teatro Real: “La Bayadère”

Madrid, Teatro Real, Temporada 2023-2024
“LA BAYADÈRE”
Balletto in due atti e sei quadri nella versione di Patrice Bart
Musica di Ludwig Minkus con adattamenti di Maria Babanina
Solor JINHAO ZHANG
Nikiya LAURETTA SUMMERSCALES
Gamzatti MARIA BARANOVA
Idolo d’oro SHALE WAGMAN
Gran Bramino NORBERT GRAF
Raja Dugmanta KRZYSZTOF ZAWADZKI
Nutrice ANNA BEKE
Primo spirito MARGARITA GRECHANAIA
Secondo spirito MARGARITA FERNANDES
Terzo spirito ELVINA IBRAIMOVA
Orquesta Titular del Teatro Real de Madrid
Corpo di ballo del Nationaltheater di Monaco

Direttore Kevin Rhodes
Coreografia Patrice Bart (ispirata a Marius Petipa)
Scene e costumi Tomio Mohri
Realizzazione del disegno scenico Kumiko Sakurai
Luci Maurizio Montobbio
Drammaturgia Wolfgang Oberender
Produzione del Nationaltheater di Monaco (1998)
Madrid, 2 giugno 2024
Nel 2008 il Teatro Real di Madrid ospitò La Bayadère nell’allestimento del Nationaltheater di Monaco, che risaliva a dieci anni prima. Ha ventisei anni, dunque, la versione di Patrice Bart (1945), che deve moltissimo all’originale di Marius Petipa. Per non cadere nel solito luogo comune di rilevare che “tanti anni di una produzione inevitabilmente si sentono”, che “lo spettacolo è bello ma un po’ datato”, che “il brillio e la sontuosità di scene e costumi appartengono forse a gusti di altri decenni”, e altre banalità del genere, converrà concentrarsi sugli aspetti che davvero importano. Prima di tutto, la musica di Minkus. Pochi balletti classici hanno subito tante interpolazioni e rimaneggiamenti come La Bayadère, sulla cui partitura intervennero Cesare Pugni, Ricardo Drigo e lo stesso Minkus, in varie occasioni; spesso, il risultato di queste revisioni è consistito nell’accentuare gli orientalismi, gli esotismi più o meno circensi, ma sempre alquanto discutibili, insomma gli “effetti” musicali più oleografici. A Madrid, per fortuna, non solo è giunta la versione ricostruita dalla musicologa russa Maria Babanina (che l’aveva preparata appunto per Monaco circa trent’anni fa), ma c’è anche un direttore esperto ed equilibrato come Kevin Rhodes. Grazie a lui, le sonorità e i volumi dell’Orquesta Titular del Teatro Real sono sempre perfettamente controllati, al servizio tanto della coreografia quanto della drammaturgia (nessuna concessione a facili orientalismi; piuttosto, qualche dose massiccia di martellanti percussioni). La bayadère di Rhodes insiste sui colori scuri e sulle sonorità degli ottoni, senza trascurare però le trame interne di una partitura tutt’altro che semplice (non solo fanfare e marcette, secondo certo cliché della vulgata esecutiva). Al termine della recita, infatti, il pubblico di Madrid tributa una calorosa acclamazione al direttore d’orchestra, oltre che ai tersicorei. Il versante coreografico, di livello molto apprezzabile, è meno entusiasmante di quello musicale, sia in termini generali sia per la qualità dei solisti. Prima di tutto, alcuni personaggi minori (ma importanti per lo sviluppo narrativo), come il Gran Bramino, il Maragià e la Nutrice, sono ingessati in uno stile pantomimico di cent’anni fa, al punto da risultare quasi comici; qui, il lavoro del coreografo avrebbe urgente bisogno di essere svecchiato. Quanto ai protagonisti, la prova migliore è senza dubbio quella di Maria Baranova (la crudele Gamzatti), che sostituisce un’altra interprete indisposta; pur con qualche piccolissimo cedimento dei piedi, dovuto alla stanchezza delle recite accumulate, questa artista dimostra una notevole professionalità, dando il massimo di sé nei fouettés e nei momenti più travolgenti. Corretta e precisa Laurretta Summerscales nella parte principale della baiadera Nikiya. Ugualmente diligente, ma un po’ distaccato dal personaggio, il Solor di Jinhao Zhang. Entusiasmano il pubblico le acrobazie di Shale Wagman (L’idolo d’oro) e i numeri virtuosistici delle apparizioni dei tre spiriti: Margarita Grechanaia, Margarita Fernandes ed Elvina Ibraimova. Il corpo di ballo di Monaco si presenta perfettamente preparato e disimpegna molto bene le scene corali. Impeccabile il celebre corteo di spiriti che apre il II atto: uno dei momenti più emblematici della storia del balletto romantico, che solo l’estetica di Petipa esprime nelle modalità più convincenti ed emozionanti.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid