Trento, Palazzo di Sociologia: “L’isola degli arrusi”. Mostra fotografica di Luana Rigolli

Trento, Palazzo di Sociologia, Cortile Centrale
“L’ISOLA DEGLI ARRUSI”
di Luana Rigolli
Organizzato da Centro Studi Interdisciplinari di Genere con Arcigay Centaurus Alto Adige Südtirol
Responsabile allestimento della mostra Alberto Battarelli
La piaga della pederastia in questo Capoluogo tende ad aggravarsi e generalizzarsi. Vari caffè, sale da ballo, ritrovi balneari e di montagna accolgono molti di tali ammalati.
Il 2 febbraio del 1938 prende servizio il nuovo questore di Catania, Alfonso Molina che, preso dall’affanno di risanare la zona, senza indugio darà inizio ad un’operazione di polizia volta a sradicare tale piaga. Il Manifesto della Razza voluto dal regime fascista nel medesimo anno avrà altresì un grande impatto su tutto ciò che che avrebbe potuto essere dannoso “per la sanità e il miglioramento della razza”. L’operazione Molina porterà nei primi mesi del 1939 al fermo e quindi al confino di 45 uomini fra i 18 e i 54 anni, accusati di “pederastia passiva”, in catanese detti arrusi o jarrusi, etichetta più sociale che sessuale. Non vengono fermati omosessuali “attivi” o che abbiano generato figli, in quanto ritenuti “maschi”.
Gli arrusi vengono condannati al confino a 700 km da Catania, nella piccola isola di San Domino, nelle Tremiti, assieme ad altri omosessuali di diversa provenienza. Luana Rigolli, fotografa viaggiatrice che ama le isole metaforiche e reali e i luoghi remoti, raccoglie in le immagini legate a quella vicenda in un libro “l’isola degli Arrusi” che dal 2020 diviene una mostra itinerante che viaggia da Catania a Roma, a Montreal a La Malbaie in Canada e giunge oggi a Trento, nella storica Facoltà di Sociologia. Ispirandosi alla ricerca “La città e l’isola” di Tommaso Giartrosio e Gianfranco Goretti sulla repressione fascista dell’omosessualità, Luana Rigolli ci immerge in un iconotesto storico e artistico al tempo stesso. I volti di quegli uomini nel bianco e nero delle foto segnaletiche d’epoca diventano ritratti vibranti. Il progetto si arricchisce di schede biografiche, disegni, verbali d’arresto con impronte digitali, tracce di ognuno di loro. E racconta una Catania notturna, quella dei luoghi d’incontro, l’angolo di un parco, il pulsare delle luci di un caffè, lo scorcio di una via, una finestra da cui filtra la luce di un salotto. Ma accanto vi sono anche le immagini di strumenti di indagine “sanitaria” simili a strumenti di tortura. E infine l’isola, San Domino, con qualche casa distrutta, le strade bianche, che già due anni dopo l’inizio del confino, all’alba della guerra, verrà destinata agli oppositori politici. La mostra, organizzata dal Centro Studi interdisciplinari di Genere con Arcigay affida la valorizzazione come spazio espositivo di un luogo di formazione e ricerca ad Alberto Battarelli, che sceglie un allestimento essenziale, con pochi grandi pannelli a modulare lo spazio, dove l’illuminazione è data dalla luce naturale che piove dal lucernario cruda e “vera” sui volti svelati eppure segreti di questi uomini, senza ombre portate e senza riflessi, per cui ogni dettaglio è leggibile ed evidente. Camminando tra i verbali di polizia e le lettere di confessione e supplica, viene da pensare a Marcel Foucault che vede nel sesso un dispositivo politico privilegiato ove si esercita il controllo sociale, in epoca fascista e non solo, e perciò analizzato in ogni suo aspetto per una scientia sexualis novecentesca ,” costruita a partire dall’ingiunzione plurisecolare a parlare del sesso, a svelarlo, a scoperchiarne i segreti”. Non il sesso “suggestivo e metaforico di cui parlano i poeti e i narratori”, ma più simile a quello di De Sade, secondo Barthes, “assertivo e combinatorio” costretto a svelare tutto, come in un perenne interrogatorio. In quest’epoca di assoluta mercificazione dei corpi, anche avvolti in bandiere arcobaleno, Luana Rigolli, con il suo prezioso lavoro documentario, opera uno svelamento storico ma al tempo stesso restituisce a quei volti, a quegli angoli di città, a quelle impronte di vita un erotismo “suggestivo e metaforico, come quello dei poeti” e li riconsegna non più all’oblio, ma all’ombra dell’emozione. Fino al 27 Maggio.