Roma, Teatro Argentina: “L’arte della commedia” con uno straordinario Fausto Russo Alesi

Roma, Teatro Argentina
L’ARTE DELLA COMMEDIA
di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi
personaggi e interpreti
Oreste Campese, attore capocomico FAUSTO RUSSO ALESI 
Veronesi, piantone DAVID MEDEN
Palmira, padrona d’osteria SEM BONVENTRE
Sua Eccellenza De Caro, prefetto ALEX CENDRON
Giacomo Franci, suo segretario PAOLO ZUCCARI
Quinto Bassetti FILIPPO LUNA
Padre Salvati GENNARO DE SIA
Lucia Petrella IMMA VILLA
Gerolamo Pica DEMIAN TROIANO HACKMAN
Un uomo DAVIDE FALBO
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe.
Roma, 07 Maggio 2024
“L’arte della Commedia” di Eduardo De Filippo, opera scritta nel 1964 ma concepita già negli anni ’50, rappresenta un vivido specchio della Commedia dell’Arte, con la quale tutto il lavoro di Eduardo mostra profonde connessioni. Quest’opera, che si immerge coraggiosamente in una riflessione metateatrale, si pone interrogativi cruciali sul teatro stesso, esplorando la sua funzione etica e politica nella società. Nonostante il suo chiaro valore artistico, l’opera ha trovato un’accoglienza tiepida sui palcoscenici, forse per la sua natura che oscilla tra il divertimento e una grave riflessione. In un periodo in cui i teatri stabili si diffondevano negli anni ’50 e ’60, tentando di democratizzare l’accesso allo spettacolo, Eduardo ha anticipato il dilemma del teatro: la protezione può facilmente trasformarsi in asservimento. La sua opera diventa così un campo di battaglia tra le passioni degli artisti e le aspettative dei burocrati che determinano il destino del teatro. La trama si svolge intorno a Oreste Campese, capocomico di una compagnia teatrale familiare, e il Prefetto, incaricato di una rinascita culturale. Il capannone di Campese, dove si svolgono gli spettacoli, viene distrutto da un incendio, spingendo il capocomico a confrontarsi con il Prefetto in un dialogo che ricorda le atmosfere pirandelliane, ma anche le satiriche venature della tradizione russa. Questo confronto si carica di un significato morale e culturale profondo, mettendo in luce la distanza tra la visione dell’artista e quella del funzionario. I personaggi di contorno partecipano a questa trama ambigua, presentandosi al Prefetto in vari travestimenti (medico, maestra, prete), creando un inganno che mantiene lo spettatore in una suspense continua: sono reali o attori? Questa ambiguità è la chiave di volta della drammaturgia di Eduardo, che, pur mantenendo un tono leggero e festoso, non trascura una riflessione profonda sul ruolo dell’attore nella società. L’allestimento diretto da Fausto Russo Alesi, con la scenografia di Marco Rossi, incarna perfettamente il bisogno dell’opera di un’interpretazione attenta e dettagliata. Marco Rossi propone infatti una struttura scenica che rompe decisamente con la tradizionale austerità edoardiana, trasformando il palco in un vero e proprio campo di battaglia tra potere e arte. La scena è concepita come una fortezza imponente e inquietante (di evidente matrice fascista), dove si consuma il duello tra il capocomico Oreste Campese e il Prefetto, personaggio simbolo dell’autorità. L’ingresso dei personaggi, reali o fittizi, nell’ufficio del Prefetto è reso ancora più drammatico dalle note di Charles Aznavour ( “Viens voir les comédiens, Voir les musiciens, Voir les magiciens, Qui arrivent” ) evocando l’illusione e la magia del teatro, mentre emergono e scompaiono misteriosamente dal fondo scena. Nell’allestimento , i monologhi appassionati dei personaggi, come quello del medico, che con brillantezza trasmette la persistente violenza della tragedia attraverso la sua voce e il linguaggio del corpo, rappresentano un elemento fondamentale dell’arte dell’attore e, per estensione, della finzione stessa. Questi monologhi prendono vita in uno spazio scenico che, pur definendosi come reale, è articolato in quadri visivi distinti (anche grazie alle belle luci di Max Mugnai), ciascuno delimitato dall’illuminazione e dallo sguardo di coloro che, posti ai margini, osservano attentamente. Questa scelta registica accentua la fluidità tra realtà e finzione, un tema centrale dell’opera che Russo Alesi amplifica attraverso una serie di scelte stilistiche audaci e con la complicità di Giovanni Vitaletti che costruisce ad hoc un efficace impianto musicale. L’utilizzo di didascalie, lette da un servo di scena visibilmente trasandato, aggiunge un ulteriore strato di meta-teatro, sottolineando la natura artificiosa e costruita della rappresentazione. Le caratterizzazioni grottesche e sovradeterminate dei personaggi sono un’altra scelta deliberata che esplora le varie sfaccettature del testo di Eduardo. Questa enfasi sulla caricatura non solo intensifica l’elemento comico dell’opera ma serve anche a esporre e criticare le dinamiche di potere intrinseche nella società e nella politica. La performance di Russo Alesi, nel ruolo del capocomico filosofo, e quella di Alex Cendron, come Prefetto, dimostrano una profonda comprensione dei loro personaggi, mescolando tecniche recitative diverse ma ugualmente efficaci. Fausto Russo Alesi, noto per la sua maestria nel campo teatrale, porta alla luce un approccio distintivo e sofisticato nella sua più recente produzione. Adottando una tecnica di decostruzione polifonica, Alesi manipola con maestria i ritmi teatrali e utilizza lo spazio scenico e gli oggetti in modo spartano ma efficace. La profondità della sua interpretazione emotiva si riflette sul suo volto enigmatico e oscuro, che diviene quasi un elemento scenografico a sé stante. Questo stile non solo rivitalizza il testo, ma impregna l’intera performance di una carica emotiva intensa, lasciando il pubblico immerso in un’atmosfera densa di grandi suggestioni. Alex Cendron emerge come un interprete di straordinaria efficacia, dotato di una versatilità che gli permette di attraversare con maestria ogni registro drammaturgico. La sua abilità nel modulare i diversi stati d’animo non è solo un’esibizione di tecnica, ma una profonda manifestazione di veridicità emotiva. Complementare è l’interpretazione di Paolo Zuccari, nel ruolo del segretario del Prefetto, che con la sua “viscida efficienza” offre un ritratto satirico della burocrazia. Il resto del cast non è da meno dimostrando una padronanza notevole e coinvolgente delle proprie parti. Gli attori hanno navigato con grande abilità attraverso la complessa trama e l’impianto drammaturgico, portando autenticità e profondità ai loro ruoli. Il pubblico del Teatro Argentina ha risposto con entusiasmo straordinario allo spettacolo, tributando agli attori lunghi e calorosi applausi. In scena sino al 19 Maggio. Photocredit@AnnaCamerlingo