Beethoven e Berlioz interpretati da Emanuel Ax e Andrés Orozco-Estrada con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI

Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, di Torino,Stagione Sinfonica 2023-24.
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore 
Andrés Orozco-Estrada
Pianoforte Emanuel Ax
Ludwig van Beethoven: Concerto n.3 in do minore per pianoforte e orchestra op.37; Hector Berlioz:  “Symphonie Fantastique”.Episodio della vita di un artista, in cinque parti, op. 14
Torino, 10 maggio 2024
Gli impaginati dei concerti di Andrés Orozco-Estrada paiono ormai fissarsi su una prima parte dedicata ad autori della prima scuola di Vienna e una seconda su musiche che quella scuola la ritengono ormai superata. Se la maestria di conduzione e il dominio, anche empatico, della sempre formidabile Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, non vengono mai meno al direttore, la sensibilità esecutiva mostra qualche asperità nell’affrontare i testi più classici. Nel Beethoven del Concerto per pianoforte n.3, uno dei vertici della fase “eroica” dell’autore, il direttore sposa con convinzione il solo aspetto assertivo della composizione. Le sonorità, che trascurano lo sfumato, si centrano sul forte e i fraseggi, pur non metronomici, sono rigidi e poco inclini a lunghe arcate melodiche. In contrasto con questa visione rumorosamente spartana splende il tocco e la mobilità narrativa di Emanuel AX. Il pianista ucraino-polacco-canadese, ormai settantenne, che è tornato, dopo molti anni di assenza, a suonare in Italia. Pochi giorni prima a Milano per la Società del Quartetto e, nei prossimi giorni, la doppia esibizione a Bergamo e Brescia per l’annuale festival pianistico. Il suo è un gioco aulico, discreto e mobilissimo. Fraseggia, in contrasto con la rigidità di chi l’accompagna, in lunghe arcate di suoni legati, con instancabili screziature di colori. Il virtuosismo, mai esibito, è energico, brillante e vivace, capace di trasformare la rudezza eroica in ebrezza di vita. L’accordo, probabilmente non sempre facile, con la direzione di Orozco-Estrada è continuamente cercato e, all’ascolto, raggiunto con sguardi ed intese costanti. Accade raramente di assistere a tanti ripetuti scambi di accenni tra podio e tastiera e pur doveva già essere tutto rodato visto che si era, oltre alle sessioni di prove, all’ultima replica del concerto. Il pubblico, quasi da tutto esaurito, ha colto l’alto livello della prestazione di Ax e lo ha gratificato con un applauso tanto caloroso da meritarsi come bis una stratosferica esecuzione, forse oggi ineguagliabile, del “Notturno” in do diesis minore op.27 n.1 di Chopin. La sera precedente come bis aveva suonato la Serenata di Schubert-Liszt, altrettanto splendidamente eseguita, (ancora ascoltabile su RAIPLAY).
La seconda parte si apre con 
Andrés Orozco-Estrada si ripresenta sul palcoscenico e microfono alla mano, per illustrare il soggetto narrativo della “Sinfonia Fantastica” di Berlioz ed esemplificarne, col supporto di alcuni strumentisti dell’orchestra, i temi musicali caratterizzanti personaggi e situazioni. È questo un apprezzabilissimo impegno divulgativo che la direzione artistica dell’OSN RAI si è assunto nella stagione in corso e che Orozco-Estrada, grazie all’italiano perfetto e all’innata spigliatezza, realizza, non solo in Auditorio, sia col pubblico presente durante le prove che allungando i tempi dell’intervallo. Nella “sghemba” Sinfonia di Berlioz l’estro fantasioso del direttore ha maggior agio di liberarsi e di affascinare il pubblico. La coloratissima paletta timbrica del francese trova poi negli strumentisti RAI un convinto trasduttore. L’Orchestra, oltre alla formazione consueta conta, in proscenio, due arpe, sulla destra otto contrabbassi e, tra le percussioni, sei timpani serviti da quattro timpanisti, due grancasse due tamburini e cimbali. Fuori dalle porte, nel retropalco che verrà frequentato, per gli effetti di eco, dell’oboe, ci sono le campane che suoneranno a morto, intonando un cupo Dies irae. La “Fantastica” è datata 1830, sono passati solo tre anni dalla morte di Beethoven, ma il panorama musicale ne risulta completamente rivoluzionato. Le strutture della forma sonata che ancora resistevano, qui risultano irrimediabilmente compromesse, contestualmente viene promossa una grande accozzaglia, più o meno ordinata, di ritmi e di temi sorretta da una varietà di strumentazione che sicuramente, ai suoi tempi, sarà apparsa stravagante e innovativa. È il terreno ideale per far dispiegare le grandi risorse sia dell’Orchestra Sinfonica Nazionale e soprattutto di quelle stratosferiche delle sue prime parti che possono sfogare le grandi valenze virtuosistiche. Orozco-Estrada, poi, bene si realizza nella tensione di dar ordine al disordine e buon senso alle stravaganze. Il clamore del suono e le vibrazioni dei ritmi, fin dal valzer del secondo tempo e dalla Marcia al Supplizio, del quarto, galvanizza il pubblico a cui non resta che siglare un trionfo finale. Gli applausi suonano scroscianti per tutti: prime parti, orchestra in massa ed inesorabilmente si amplificano all’indirizzo di Andrés Orozco-Estrada.