Roma, OFF/OFF Theatre
A LETTO CON MARLENE
Con Santino Fiorillo, Angelo Sugamosto
a cura di Pino Strabioli
Roma, 22 Maggio 2024
Amore. “Prima di amare, impara a camminare sulla neve senza lasciare impronte.” È un proverbio turco. Come è chiara questa immagine, e come si capisce facilmente! Il 6 maggio 1992, una delle più grandi icone cinematografiche del Novecento, Marlene Dietrich, si spense a Parigi. Nata il 27 dicembre 1901 a Schöneberg, in Germania, spesso affermava di essere nata nel 1904. Profondamente legata alla sua identità tedesca, si trasferì negli Stati Uniti, dove divenne una fiera oppositrice del regime nazista. La sua opposizione si manifestò attraverso esibizioni che sollevarono il morale dei soldati alleati dal 1942 al 1945 su vari fronti di guerra. La canzone “Lili Marlene” divenne il suo emblema. Goebbels tentò di proibirla, ma dovette ritirare il divieto a causa delle proteste dei militari. Cantava per i soldati tedeschi e americani, unendo i cuori con la sua voce inconfondibile. Hitler desiderava averla come amante, mentre Goebbels la corteggiava con offerte e minacce affinché tornasse in Germania come simbolo del nazismo. Rifiutò sempre queste proposte. Alcune biografie raccontano che avrebbe accettato di girare un film in Germania solo per poter affrontare Hitler e ucciderlo. Nel 1939 prese la cittadinanza statunitense e rinunciò a quella tedesca. Negli anni ’30 organizzò aiuti economici per far fuggire ebrei e dissidenti dalla Germania. Nel 1947 fu la prima donna a ricevere la Medal of Freedom negli Stati Uniti e nel 1950 venne insignita della Legion d’onore dal governo francese. Tornò nella sua terra natale solo negli anni ’60 per un tour teatrale, ma l’accoglienza fu controversa. Un giornalista tedesco, il giorno dei suoi funerali, ricordò come fosse stata contestata al suo ritorno a Berlino, ma Brandt l’accolse personalmente, elogiando la star che aveva cantato per i soldati delle democrazie occidentali. Il Tagesspiegel sottolineò come le sue foto al fronte con i soldati americani avessero lasciato profonde ferite nelle vecchie generazioni tedesche. Nel 1997, Berlino le dedicò la centrale Marlene-Dietrich-Platz. Dichiaratamente atea e bisessuale, ebbe molti amanti famosi, tra cui Hemingway, che descrisse la sua voce come “roca e inquietante, capace di spezzare il cuore”. Fu una pioniera, una figura di trasgressione e coerenza, fedele a se stessa. Al Teatro Off/Off di Roma, un palcoscenico illuminato da luci soffuse e avvolto da un’atmosfera di nostalgica eleganza ha accolto Santino Fiorillo in una trasfigurazione della diva tedesca Marlene Dietrich. Fiorillo, autore, scrittore e attore, nel ruolo en travesti, trasmette con eleganza le emozioni che Marlene incarnava, catturando il pubblico con una grazia assolutamente ipnotica. La sua interpretazione non è solo una dimostrazione di bravura teatrale, ma una vera e propria trasfusione d’anima, un viaggio nell’essenza di una diva che ha segnato un’epoca. Fiorillo riesce a rendere omaggio all’originale con freschezza e vitalità, infondendo un tocco contemporaneo alla sua performance, grazie anche alla regia di Pino Strabioli, che ha curato lo spettacolo con attenzione e dedizione. L’attore lascia che il suo androgino corpo venga rapito dai flussi di un’incontrastabile presenza scenica, con arrendevolezza e un piacere legato al tributo, pur rimanendo sempre autentico e donando molto di sé stesso. Non esiste battuta, sia essa intrisa di tragedia o permeata di leggerezza, che non venga consegnata con una piacevolezza rara. Angelo Sugamosto si rivela un’ottima spalla nel corso della piece, dimostrandosi un interprete di straordinaria abilità nel tessere un’intensa complicità con il protagonista. Solo due recite per questo spettacolo così intimo e fortunato, che ha chiuso la stagione del teatro, ma che ha lasciato un segno profondo nel cuore del pubblico.