Torino, Teatro Regio, stagione d’opera e balletto 2023/24
“LE VILLI”
Opera-ballo in due atti su libretto di Ferdinando Fontana
Musica di Giacomo Puccini
Anna LAURA GIORDANO
Roberto AZER ZADA
Guglielmo Wulf GËZIM MYSHKETA
Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Riccardo Frizza
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Guillermo Nova
Costumi Luca Dell’Alpi
Coreografie Michele Cosentino
Luci Bruno Ciulli
Torino, 24 aprile 2024
Una delle proposte più interessanti del lungo omaggio a Puccini del Teatro Regio questo nuovo allestimento de “Le villi”, primo lavoro operistico del compositore lucchese ancora nell’orbita di Ponchielli e Faccio, convince solo parzialmente per colpa di un cast non privo di problematicità mentre direzione d’orchestra e regia non danno adito a riserve.
Molto bello lo spettacolo di Pier Francesco Maestrini. Lo spostamento d’ambientazione dal generico medioevo del libretto agli anni della composizione non stride ma anzi permette un raffinato gioco di richiami letterari. Il primo atto si svolge in un padiglione vittoriano dove le proporzioni rovesciate sembrano richiamare certe pagine di Lewis Carroll. Il secondo atto – il più riuscito sia musicalmente sia nella resa scenica – è un omaggio a tutto l’immaginario gotico ottocentesco dalle atmosfere romantiche di Friedrich al romanzo nero di fine secolo – il pensiero corre subito a Stoker ma anche a Gautier per certe venature erotiche – in cui ben s’inserisce anche il violento ma intenso finale con Roberto letteralmente fatto a pezzi dalle Villi come Penteo dalle baccanti mentre Anna addenta il cuore dell’amante traditore facendolo definitivamente suo. Le proiezioni per una volta non sono meri accessori ma contribuiscono alla creazione di un’atmosfera decisamente suggestiva così come le luci di Bruno Ciulli. Magnifici i costumi di Luca Dall’Alpi sia quelli belle-époque del primo atto sia quelli delle Villi decisamente virati in chiave fantasy-horror. Una splendida produzione con cui il Teatro Regio dimostra di aver riacquisito la capacità di produrre grandi allestimenti dopo un periodo molto difficile.
L’altro elemento di forza dello spettacolo è la direzione di Riccardo Frizza. La scrittura orchestrale è il punto di maggior qualità dell’opera, quello in cui la doti di Puccini già emergono con maggior chiarezza. Frizza esalta al massimo la qualità della scrittura orchestrale. Il gesto pulito e la preferenza per colori tersi e ben definiti del direttore bresciano si adatta a meraviglia per questa partitura. Frizza però non si limita a far suonare benissimo l’orchestra – in cui affiancata dal sempre impeccabile coro del teatro torinese – ma coglie i tratti espressivi più intimi del lavoro. Si ascoltino la morbidezza cangiante e setosa del preludio e soprattutto i colori di un lirismo venato di rimpianto e malinconia del secondo per apprezzare lo scavo espressivo della direzione.
Il corpo di ballo di ballo – assai impegnato – si disimpegna con maestria nelle coreografie eleganti e teatralmente efficaci di Michele Cosentino.
La compagnia di canto è alterna, soprattutto nella componente maschile. Laura Giordano (Anna) appare penalizzata dagli ampi spazi del Regio e dall’acustica particolare. Canta però con gusto e musicalità trovando accenti di commovente lirismo. La voce è omogenea in tutti i registri e di bel colore. Scenicamente è attrice convincente nel rendere la doppia natura di Anna, fanciulla innamorata e spettro vendicatore. Non manca di prestanza vocale Azer Zada alle prese con l’ostico e ingrato ruolo di Roberto ma quello che latita è una quadratura musicale più rifinita così che la parte tende a metterlo a mal partito. Conscio dei suoi limiti cerca di liricizzare il più possibile la parte evitando inutili e pericolose forzature e riuscendo spesso a salvarsi con intelligenza. Certo quando la scrittura spinge – specie in acuto – le difficoltà di emissione e quadratura si fanno palesi.
Forse non in serata Gëzim Myshketa. La voce anche se un po’ chiara per il ruolo sarebbe apprezzabile manca di autorevolezza nei recitativi e la bell’aria del II atto soffre di un canto che appare forzato, specie nel registro acuto. Ottima presenza di pubblico – tanto più per una pomeridiana infrasettimanale – e nel complesso successo convinto. Foto Daniel Ratt