Roma, Terme di Caracalla:”Inaugurato lo Specchio di Hannes Peer”

Roma, Terme di Caracalla
LO SPECCHIO di HANNES PEER
La rinascita delle Terme di Caracalla si manifesta attraverso un intervento che trascende la mera architettura, diventando un’epopea sociale e culturale: l’introduzione dello “Specchio d’acqua” segna un ritorno alle origini per questo storico complesso, riportando l’elemento acquatico dopo un millennio e ottocento anni dalla sua fondazione.
Questo progetto, concepito sotto la visionaria guida della Soprintendenza Speciale di Roma, capitanata da Daniela Porro, e ispirato dall’ingegno di Mirella Serlorenzi, rappresenta non solo un rinnovo fisico, ma anche un rinvigorimento dell’essenza termale del sito. L’opera di Hannes Peer, in sinergia con Paolo Bornello, riflette un dialogo tra il presente e l’antichità, dove l’acqua a sfioro su tre lati della struttura evoca la grandiosità della Natatio originale, pur inserendosi con rispetto e armonia nel tessuto storico. Il legame intrinseco del sito con l’acqua, evidente già prima della sua urbanizzazione, viene ora rievocato e amplificato. Le Terme, un tempo cuore pulsante di attività balneari con le sue vasche e saune, vengono ora trasfigurate in un palcoscenico idrico multivalente. Questo spazio, minimalista nella sua elevazione di appena 10 centimetri dal suolo e ricco di getti d’acqua e riflettori sott’acqua, diventa teatro di espressioni artistiche, dove l’arte della danza, la musica e il teatro si fondono con l’elemento acquatico in una sinergia senza tempo. L’inaugurazione dello “Specchio d’acqua” con la coreografia di “Rhapsody in Blue” di Aterballetto nel centenario della composizione di George Gershwin suggella la nuova vocazione del sito come crocevia di cultura e spettacolo. Questa trasformazione è solo l’inizio di un ambizioso piano di rinnovamento che, sostenuto da fondi nazionali e locali, mira a riscrivere l’interazione tra il monumento e il suo contesto urbano e naturale, rendendolo un avamposto di cultura accessibile e sostenibile. Ridefinendo l’ingresso al sito, reintroducendo la flora e ripensando gli spazi per il pubblico, il progetto non solo rende omaggio all’eredità delle Terme di Caracalla ma anche li proietta nel futuro, creando un ponte tra il passato glorioso di Roma e la sua evoluzione come capitale culturale. La “Rivoluzione Caracalla” non è soltanto una testimonianza della grandezza romana, ma diventa un manifesto di come l’antico possa ispirare e riformare il moderno, dimostrando che l’arte, l’architettura e la storia sono tessere di un mosaico infinito di umanità e innovazione. L’epopea delle Terme di Caracalla inizia nel 216 d.C., sotto l’egida di Marco Aurelio Antonino Bassiano, meglio conosciuto come Caracalla, erede di Settimio Severo. La costruzione di questo colossale edificio termale richiese l’impegno quotidiano di 9.000 lavoratori per cinque anni, culminando nella sua probabile completazione nel 235 d.C. sotto l’auspicio di Eliogabalo e Severo Alessandro, che arricchirono il complesso con porticati e dettagli decorativi. Un’ulteriore modifica fu apportata da Costantino, che implementò un’abside nel caldarium, come testimonia un’iscrizione conservata nei labirinti sotterranei del sito. Queste terme, estendendosi su una superficie di circa 337 x 328 metri distribuiti su cinque livelli, rappresentavano un vero e proprio microcosmo urbano, alimentato dall’acqua Nova Antoniniana, una derivazione dell’acqua Marcia commissionata da Caracalla nel 212 d.C. Il sistema idrico, supportato da 18 cisterne, garantiva il funzionamento di vasche, fontane e i 50 forni necessari per il riscaldamento e la panificazione, consumando giornalmente 10 tonnellate di legname. La grandezza del complesso era sottolineata da 252 colonne, di cui 16 superavano i 12 metri di altezza, e 156 nicchie destinate ad ospitare statue, rendendo le terme un punto di riferimento per 6.000-8.000 visitatori quotidiani. Con l’assedio di Vitige nel 537 d.C., l’abbandono delle Terme fu segnato dal taglio degli acquedotti. Da quel momento, il complesso divenne una cava di materiali per l’edificazione di chiese e palazzi, fino alla spoliazione delle sculture sotto Papa Paolo III Farnese tra il 1545 e il 1547, tra cui spicca il Toro Farnese, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Col tempo, l’area venne adibita a vigne e orti. Gli scavi sistematici iniziarono nel 1824 e si protrassero per oltre un secolo, culminando con l’indagine dei sotterranei e del perimetro esterno. L’ultimo appuntamento lirico estivo all’interno del caldarium risale al 1993, con una tradizione che riprese nel 2001. Nel 1996 fu scoperta l’ultima statua acefala di Artemide. Dal 2012, le Terme di Caracalla hanno abbracciato l’arte contemporanea, iniziando con il dono del Terzo paradiso di Michelangelo Pistoletto, e proseguendo con varie iniziative artistiche che hanno reso il sito un palcoscenico vivace per l’espressione moderna. La mela reintegrata di Pistoletto nel 2016, le mostre dedicate a Antonio Biasiucci e Mauro Staccioli, insieme alle installazioni sonore di Alvin Curran e i progetti di Fabrizio Plessi e Giuseppe Penone, hanno segnato una nuova era di dialogo tra antico e contemporaneo. La ripresa delle visite guidate immersive in 3D, la riscoperta di una domus di età adrianea e le mostre fotografiche come quella di Letizia Battaglia, testimoniano l’impegno costante nella valorizzazione di questo storico complesso attraverso l’integrazione della cultura contemporanea. Photocredit:@FabioCaricchia @LeandroLentini