Roma, Teatro Ambra Jovinelli
CHI E’ IO?
scritto e diretto da Angelo Longoni
con Francesco Pannofino, Emanuela Rossi, Eleonora Ivone, Andrea Pannofino
Roma, 03 Aprile 2024
“Chi è io?” si pone come un’opera comica di natura metafisica e, al contempo, come un fenomeno di intrattenimento televisivo che ha raccolto consensi critici e popolari. Questa produzione esplora l’anticonformismo attraverso una serie di interviste a personalità eterodosse, in un format che sovrappone le dinamiche dello spettacolo televisivo alle intricate realtà della vita. Sul palcoscenico, i presentatori, scintillanti in abiti di paillettes, fungono da mediatori di un’esperienza che oscilla tra rappresentazione e realtà. La pièce si configura come un’analisi psicologica a tutto tondo, sfiorando l’ambito psicosomatico e psichedelico, e agisce su più livelli di percezione, coinvolgendo non soltanto gli spettatori ma anche i personaggi, trasformandoli in pazienti di un ipotetico percorso terapeutico. Al centro della trama si trova Leo Mayer, il cui quesito esistenziale “Chi è io?” lo catapulta in una retrospezione onirica della sua vita, a contatto con figure significative del suo passato e presente. Lo spettatore assiste al suo conflitto interno, dove paure, fragilità e passioni si confrontano in un vortice emotivo che richiama il tema universale dell’amore contrapposto alla mortalità, con il sogno che si intreccia con la realtà per strappare i protagonisti dall’anticamera dell’illusorio. La commedia traccia poi l’itinerario esistenziale di Mayer attraverso trasformazioni di credibilità, con eventi che sembrano verosimili ma che restano nel regno della finzione scenica. L’intellettuale sarcastico e critico verso i paradossi della società moderna si ritrova nel vortice caotico e grottesco di uno show televisivo dove i confini tra alta cultura e intrattenimento di massa sono intenzionalmente sfumati. Il disorientamento che ne segue è insieme comico e perturbante, un gioco di specchi che riflette la complessità della ricerca dell’identità nell’era contemporanea. La drammaturgia di Angelo Longoni merita un riconoscimento per l’uso di una prosa fluida e ricercata, che pur scorrendo con facilità, non scade mai in terminologie triviali. Infatti, si arricchisce costantemente di allusioni e riferimenti alla letteratura psicoanalitica, impreziosendo il tessuto narrativo e intellettuale dell’opera. Nonostante la durata non esattamente concisa possa sembrare una sfida per lo spettatore, l’investimento di attenzione richiesto si rivela ampiamente ricompensato da un’esperienza teatrale di significativo impatto emotivo e cognitivo. Da sottolineare è anche la qualità della scenografia, che si integra e dialoga con le tematiche psicologiche del testo, contribuendo efficacemente alla stratificazione dei significati. A livello interpretativo, il cast si impone per l’eccezionale calibro delle performance, con un plauso specifico per Francesco Pannofino, il cui talento brilla nell’interpretazione di un ruolo complesso che sembra scritto su misura per le sue doti recitative. La prestazione offerta da Francesco Pannofino in “Chi è io?” esemplifica una maestria nell’ambito della commedia che trascende la pura esibizione attoriale, convergendo verso un dialogo sottile tra la realtà palpabile e l’astrazione teoretica. La narrativa, arricchita da una dimensione meta-pirandelliana e Kafkiana, si tuffa nelle profondità del grottesco, dell’assurdo e del paradossale, invitando lo spettatore a considerare l’ambivalenza delle situazioni presentate: ogni elemento può essere contemporaneamente vero e falso, ammesso e negato, in una continua oscillazione tra significati letterali e metaforici. Pannofino incarna il protagonista con tale destrezza da guidare il pubblico attraverso una narrazione fluida, invitandolo a un’immersione profonda in una realtà in cui i confini tra il sé e l’altro si confondono. È un percorso emotivo graduale che l’attore disegna con il suo Leo Mayer, servendosi del personaggio non come fine ultimo, ma come catalizzatore per un viaggio di scoperta interiore e di introspezione. Quest’opera teatrale si configura dunque come un analisi approfondita delle dinamiche psicoanalitiche, dove la complessità del contenuto si rivela gradualmente, stimolando una partecipazione emotiva e cognitiva. I personaggi, sia reali sia inventati, popolano un microcosmo che riflette la vasta gamma di potenzialità umane ancora inespresse, sottolineando l’aspetto tragico di un’esistenza che si limita a sopravvivere piuttosto che vivere pienamente. L’opera , così, diventa una meditazione sulle sfumature dell’esistenza umana, sollecitando lo spettatore a una riflessione sulla condizione personale in un mondo di contrasti e di continue rivelazioni. Photocredit@SalvatorePastore