Milano, Teatro alla Scala, Stagione 2023/2024
“LA RONDINE”
Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami.
Musica Giacomo Puccini
Magda MARIANGELA SICILIA
Lisette ROSALIA CID
Ruggero MATTEO LIPPI
Prunier GIOVANNI SALA
Rambaldo PIETRO SPAGNOLI
Périchaud WILLIAM ALLIONE*
Gobin PIERLUIGI D’ALOIA*
Crébillon WONJUN JO*
Yvette ALEKSANDRINA MIHAYLOVA
Bianca MARTINA RUSSOMANNO
Suzy ANDREA NIÑO
Adolfo RENIS HYKA**
Georgette CRISTINA INJEONG HWANG**
Gabriella SERENA PASQUINI**
Lolette SILVIA SPRUZZOLA**
Un giovine LUCA DI GIOIA**
Rabonnier GIORDANO ROSSINI**
Uno studente ANDREA SEMERARO**
Voce fuori scena MICHELE MAURO**
Un maggiordomo GIUSEPPE CAPOFERRI**
Tre ragazze SARAH PARK, ALESSANDRA FRATELLI, VITTORIA VIMERCATI**
*Allievi della Scuola di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala
**Artisti del Coro del Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Riccardo Chailly
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Regia Irina Brook
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Lighting designer Marco Filibeck
Coreografia Paul Pui Wo Lee
Nuova produzione Teatro alla Scala
Milano, 9 aprile 2024
Operetta, “mai”; opera comica (ma leggi opéra-comique), alla fine neanche; commedia lirica, semmai. Nipotina di Violetta, cugina di Mimì, cosa vuole questa eccentrica intrusa del catalogo pucciniano? Lo sanno Marinuzzi, De Sabata, Gavazzeni: Riccardo Chailly. Vuol essere un bizzarro e geniale Rosenkavalier italiano con ammiccamenti al musical di Broadway. È, in definitiva, “la più elegante, la più raffinata partitura di Puccini” (De Sabata) con una straordinaria “capacità di integrare un flusso ininterrotto” nello “scivolare di un particolare nell’altro, di un ritmo nell’altro” (Chailly).
In quest’occasione scaligera la si ascolta in un’inedita versione “ante-Montecarlo”: l’edizione critica curata da Ditlev Rindom (2023) si basa su un autografo recentemente scoperto, anteriore alla prima rappresentazione assoluta. Preziosissimo: essendo andato distrutto con gli Archivi Sonzogno quello che si riteneva esser l’unico esistente. Sfavillanti le varietà timbrica, cromatica e, si vorrebbe aggiungere, materica che Riccardo Chailly sa ottenere dall’orchestra scaligera, la sua. Il gesto, appassionato ed energico più dell’usato, cavalca innante baldanzoso e vibrante per onde lubrificate ma solide; e il capo, scosso, si risolleva ogni volta come a sorvegliarne l’effetto: ottenuto. Nell’elasticità fluente dei tempi, il suono vivo, schietto, ma fascinoso: decadente, anche, ma con un istinto indelebile di sana italianità. Flessibilità e trasparenza governano una concertazione esemplare, cui il Coro del Maestro Alberto Malazzi partecipa con la squisita duttilità che lo distingue. Più che mai in un’opera così affollata sono fondamentali le parti di fianco: ottime per dizione e sonorità Aleksandrina Mihaylova, Martina Russomanno e Andrea Niño (Yvette, Bianca e Suzy) e viva sempre la Maison Scala con gli Allievi dell’Accademia e gli Artisti del Coro. La Magda di Mariangela Sicilia è il trionfo dell’edonismo vocale: piena, tonda, morbidissima, è una voce di panna. Che neanche nei dolcissimi filati perde di consistenza. Fresca e luminosa, cinguettante ma corposa, bella, in più scioltissima negli arditi scherzi che il ritmo gioca alla dizione, la voce di Lisette è quella dell’ottima Rosalia Cid: scelta ideale da tutti i punti di vista, e di ascolto. Sonoro e dallo squillo facile, balenante, come lo chiama la scrittura fatta di subitanee infiammate vocali, ma anche di squarci declamati, e liricissimi languori: gioca le sue carte su questi diversi tavoli il Ruggero di Matteo Lippi. Giovanni Sala è un Prunier notevolissimo. Una certa qual brumosa granulosità ne rende inconfondibile il bel timbro vocale, ma, soprattutto, una straordinaria vitalità ne innerva il fraseggio vario, significativo, equivoco, stravagante, fantasioso: una delizia. Accompagnata poi ad un’attitudine scenica di rara, felice, ebbra nonchalance (non troppo valorizzata in tutte le sue possibilità, a dir il vero, dalla macchietta omosessuale data al personaggio). Forse lo stesso si può dire del mitico Pietro Spagnoli che nel ruolo di Rambaldo fa ricorso al suo tipico distacco sornione, nonché alle sue celebri doti di cantante-attore. Resta da dire dell’allestimento, che alla prima ha ricevuto qualche svogliata contestazione. La regia di Irina Brook sceglie la strada (piuttosto trafficata) del metateatro: nel primo atto Anna, una “giovane coreografa al suo debutto come regista d’opera” (Anna Olkhovaya) conduce una prova di regia della Rondine; il secondo è un incubo della regista in cui lo spettacolo va contro le sue intenzioni; e nel terzo gli attori-personaggi perseguono le proprie vicende davanti all’impotenza della regista, che non può intervenire a cambiarle. Se è vero che un piglio riflessivo pervade l’opera, in un certo senso avallando questa scelta della regista (quella vera), è anche vero che tale scelta può esser tacciata d’esser autoreferenziale e applicabile, potenzialmente, a qualunque titolo: e quindi gratuita. Lo spettacolo però è organizzato bene, laddove sa essere molto musicale: nei movimenti, di masse e di scena, e nei cambi luci. È centrata anche la lettura psicanalitica delle nevroticissime e infelici coppie: ma dobbiamo crederle coppie di interpretati o di interpreti? L’immaginario, scene e costumi di Patrick Kinmonth, è un tantino troppo volto al musical: mentre Chailly si preoccupa di restituire in tutta la sua complessità e in tutto il suo spessore l’apparente leggerezza della partitura, lo spettacolo sembra muoversi nella direzione opposta. Meno efficace resta il finale, con la trovata un po’ intellettuale di fare uscire la protagonista e il suo corteo femminile da una porta sul fondo che reca la scritta luminosa: “EXIT”. Repliche il 12,14 e 20 aprile. Foto Brescia & Amisano