Roma, Teatro Sistina
“JESUS CHRIST SUPERSTAR”
di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice
Versione di Massimo Romeo Piparo
con Lorenzo Licitra, Anggun, Frankie Hi-Nrg Mc, Feisal Bonciani
“Jesus Christ Superstar“, al suo debutto, emerse come un’opera profondamente divisiva, sfidando le convenzioni tradizionali su Gesù Cristo con la sua natura irriverente e rivoluzionaria. Conquistando Broadway e il mondo, il musical affrontò temi di politica, opinione pubblica e censura, rimanendo fedele alla sua visione originale sotto la direzione di Norman Jewison e la produzione di Robert Stigwood. Il contesto culturale dell’epoca, influenzato dalla cultura hippy e dalle proteste contro la guerra in Vietnam, trovò in “Jesus Christ Superstar” un alleato che metteva in discussione le visioni conservative della religione, promuovendo un messaggio di amore e condivisione. Il musical incorporava elementi moderni e quasi ucronici, con Ted Neeley interpretando un Gesù che simboleggiava le minoranze oppresse. La sua narrazione audace, che presentava un Giuda interpretato dall’afroamericano Carl Anderson come figura tragica e complessa, sfidò le convenzioni e provocò il conservatorismo, innescando dibattiti e polemiche. Sorprendentemente, il film ricevette il plauso di Papa Pio VI, che ne apprezzò il tentativo di rinnovare l’interpretazione del Vangelo. Fedele alla struttura originale dell’opera e del film di cui questa versione è tributo , Piparo ha saputo modernizzare gli elementi scenici, scartando gli stereotipi anni ’70 a favore di un’estetica più contemporanea: via il pulmino hippy e i figli dei fiori, per lasciare spazio a personaggi in jeans e canottiere dei Lakers, iconici della moda odierna, ammiccando anche agli anni ’80. Questa scelta non intacca tuttavia il messaggio profondo dell’opera, voluto da Tim Rice mezzo secolo fa: la vicenda di Gesù assume un significato universale e intramontabile, proponendo una figura messianica profondamente umana, esposta alle paure e debolezze, conscia del proprio destino fin dalla nascita. Piparo eleva l’opera con dinamiche sceniche innovative, come l’uso di immagini video impattanti che accompagnano i momenti di sofferenza di Gesù, collegandoli a eventi drammatici della storia recente, dalle Torri Gemelle al genocidio palestinese. La scelta di rappresentare questa sequenza di immagini durante la flagellazione di Cristo, in cui vengono mostrati vari martiri, può essere interpretata come un profondo tentativo di sensibilizzazione su tematiche che trascendono la mera narrazione religiosa per toccare sfere sociali e politiche molto attuali. Questa decisione artistica non è soltanto un richiamo alla sofferenza e al sacrificio, ma si trasforma in un potente strumento di riflessione sul concetto di martirio e sulle sue implicazioni nel contesto contemporaneo. L’entrata in scena di Giuda attraverso il tunnel principale del teatro, lo stesso percorso fatto dal pubblico, è una potente metafora della vicinanza tra il traditore e noi stessi, invitandoci a una riflessione profonda sulla natura umana e sulle sue contraddizioni. La performance beneficia dell’eccezionale contributo di un’orchestra dal vivo, guidata con abilità dal Maestro Friello. Egli ha mantenuto equilibrio e controllo, prevenendo che l’intensità dell’orchestra eclissasse le voci, anche nei frangenti di maggiore potenza sonora. Questa produzione si distingue per la sua impronta marcatamente internazionale, una scelta di stile che emerge chiaramente dalla decisione di eseguire l’intero repertorio in lingua inglese, evitando le consuete traduzioni in italiano che spesso caratterizzano le rappresentazioni nei teatri italiani. Questo approccio è ulteriormente valorizzato dall’uso di ampie citazioni del Vangelo, proiettate su un maxischermo durante i momenti più intensi e significativi dello spettacolo, creando un ponte tra la sacralità del testo e l’universalità del messaggio portato in scena. Feisal Bonciani, interpretando Giuda, dimostra coraggio nel confrontarsi con l’eredità di Carl Anderson, l’indimenticabile Giuda originale, onorandone la memoria senza incorrere in confronti azzardati. La sua performance vocale, sebbene a tratti non perfettamente controllata soprattutto nelle fasi iniziali dello spettacolo, evidenzia una crescita notevole. La sua incisiva presenza scenica, arricchita da un timbro profondamente soul, gli assicura l’approvazione unanime del pubblico. Il teatro si accende di magia con l’entrata di Lorenzo Licitra, che emerge sulle note dell’iconico riff di trombe di “Superstar“, scatenando un’ovazione tra gli spettatori. Il cantante siciliano dispone di un’eccezionale capacità vocale, con una notevole versatilità di modulazione: dalla tecnica del falsetto, attraverso i passaggi più complessi, fino agli acuti più estremi, mantiene una precisione impeccabile. Si immerge nel ruolo con grande passione, anche se a tratti non sembra completamente immedesimato, risultando parzialmente distaccato in alcune parti della performance. Anggun, nei panni di una Maria Maddalena sensuale e misurata (fin troppo), si unisce al cast con performances vocali di alto livello in “Everything’s Alright” e “I Don’t Know How to Love Him“, dimostrando un’eccellente padronanza vocale, giocando abilmente con i virtuosismi che l’hanno resa celebre. La sua presenza scenica è ulteriormente valorizzata da tratti somatici asiatici, i quali evocano un’affascinante reminiscenza di Yvonne Elliman, l’attrice che interpretò Maria Maddalena nel celebre film. La vitalità dello spettacolo è arricchita dalle performance di Giorgio Adamo, un Simon Zealotes combattivo e pieno di energia, e da Claudio Compagno, che nei panni di Ponzio Pilato, offre un ritratto pieno di autorità e tormento interiore. Francesco Mastroianni e Paride Acacia, interpretando i sacerdoti antagonisti Caifa e Annas, aggiungono una dimensione di ironia ben dosata che alleggerisce la narrazione senza sminuirne la profondità. Il cast si completa con la presenza scenica di acrobati, trampolieri, mangiafuoco e ballerini, coordinati dalle coreografie di Roberto Croce, che contribuiscono a creare transizioni sceniche dinamiche e visivamente accattivanti. Un momento di intensa emozione si verifica con l’esecuzione di “Gethsemane“, un punto di forza dello spettacolo che vede Lorenzo Licitra eccellere, regalando al pubblico momenti di pura estasi vocale culminati in un acuto straordinario che scatena l’entusiasmo della platea. Il segmento più esilarante dello spettacolo è senza dubbio quello che vede come protagonista Frankie Hi-Nrg Mc nei panni di un Re Erode reinterpretato in chiave kitsch e surreale. Vestito con i classici attributi di un rapper degli anni Ottanta, Frankie trasforma “King Herod’s Song” in un’esibizione strabiliante, giocando con il pubblico in un crescendo di risate e applausi convinti. Uno spettacolo che, attraverso gli anni, si è saputo rinnovare pur rimanendo fedele alla sua essenza, riscuotendo un successo trasversale e continuo presso il pubblico di tutte le generazioni. Photocredit@GianlucaSarago